Potere è gentilezza

Nuove ed efficaci forme di leadership

di Cristina Penco

in foto Daniel Lumera, ph. M. Turrini

Guardare oltre sé stessi, oltre i confini e i muri, oltre le nostre culture. Al di là delle esigenze individuali, ma perseguendo obiettivi comuni. Insegnando agli altri e imparando dagli altri, in uno scambio reciproco di dare e ricevere. Solo ponendo il giusto focus su attenzione e cura di chi sta accanto a noi possiamo convivere in modo pacifico e sereno. E pure proficuo, nel caso della sfera professionale. Perché la “rivoluzione della gentilezza”, come l’hanno definita alcuni, si fa sempre più strada anche nel mondo aziendale.

La pandemia e il lockdown hanno imposto nuove modalità lavorative ibride, dove la tecnologia la fa da padrona, ma non basta, da sola, a far conseguire i risultati. A fare la differenza sono soprattutto la forza e la fiducia dei gruppi, compatti e coesi attorno agli stessi valori. Di questo e altri temi inerenti si è parlato nell’incontro “La Leadership Gentile. Un nuovo tempo tutto al femminile”, organizzato da My Life Design Onlus e My Life Design Academy e con la media partnership di iO donna, il settimanale femminile del Corriere della Sera. All’evento sono intervenuti Daniel Lumera, riferimento internazionale nelle scienze del benessere e nella pratica della meditazione, Immaculata De Vivo, scienziata e docente di Medicina alla Harvard Medical School, Giada Caudullo, Vicepresidente e Direttrice didattico-scientifica Iniziative Culturali Solgar Italia Multinutrient S.p.A. sui benefici della gentilezza negli ambienti di lavoro (che ha inviato un videomessaggio), Guido Stratta, Direttore People and Organization di Enel Group e Michela Bellomo, Brand creator & Color Designer, ideatrice del modello Business Gentile e coordinatrice delle reti locali dell’Associazione nazionale Rete al femminile. Ha moderato l’incontro Michaela Bellisario, giornalista di iO Donna.

Rosa Tea considerato il fiore della gentilezza

UN’ONDA VIRTUOSA

“Italia Gentile” è un movimento collettivo nazionale, apartitico e apolitico. È promosso dall’Associazione di volontariato My Life Design Onlus e dal suo fondatore e presidente onorario Daniel Lumera. È nato nel 2020 durante il primo lockdown da Covid-19 proponendosi di unire l’Italia in una rete di atti gentili e progetti a beneficio della collettività. Un’onda virale positivamente contagiosa che cerca di diffondere il valore della Gentilezza e trasformarlo in progetti concreti ad alto impatto sociale. E che oggi conta oltre un centinaio di enti profit e non profit, più di 30 comuni aderenti e il primo Stato Gentile al mondo, la Repubblica di San Marino. Non stiamo parlando di una nuova ideologia, né di un riferimento strettamente filosofico, ma di un mix integrato di valori e scienza.

RISULTATI MIGLIORI SE SI È GENTILI

Daniel Lumera e Immaculata De Vivo partono da basi scientifiche. La ricerca ha dimostrato che valori come gentilezza, ottimismo, perdono, gratitudine e felicità producono un alto impatto biologico, vitale, emotivo, mentale, sociale e spirituale, andando a incidere direttamente sul nostro Dna e sui telomeri, “sentinelle della longevità”, strutture di Dna poste alle estremità dei cromosomi, per proteggerli, in grado di definire la nostra età biologica. Ma c’è altro. Empatia e gentilezza consentono di produrre maggiori risultati anche nei gruppi di lavoro. Al contrario, sempre la ricerca scientifica ha rivelato che continuare a produrre discriminazioni di ogni tipo, dal razzismo all’omofobia, provoca gravi patologie croniche o tumori in chi le subisce. Certo, il cambiamento di per sé è difficile, paradossalmente anche e soprattutto se si prova sofferenza, perché la sofferenza, a suo modo, rappresenta una certezza. Siamo esseri in perenne movimento, in continua evoluzione, anche se ci siamo disabituati a questa idea. Abbiamo disimparato ad ascoltarci, per vivere in un tipo di realtà familiare, ma anche professionale e sociale nel suo complesso fondata sulla previsione, sul controllo, sulla programmazione dettagliata degli eventi, sui risultati, finendo per perdere di vista altri elementi fondamentali che costituiscono, allo stesso modo, l’orizzonte di riferimento. Un primo passaggio imprescindibile, innanzitutto, è quello che dall’io al noi, nella consapevolezza di fare parte di un tutto. Quello successivo è sperimentare il benessere che si prova con la gentilezza. Lumera suggerisce di compiere tre atti di gentilezza al giorno: verso una persona, un animale e una pianta. Come ha ricordato nel corso dell’incontro l’esperto, alcuni studi scientifici hanno evidenziato in chi ha atteggiamenti di altruismo “un tasso di mortalità ridotto del 60% e un’aspettativa di vita maggiore dal 22 al 44%”.

VINCE NON IL PIÙ FORTE, MA IL PIÙ ADATTABILE

Come si coniuga tutto questo con il mondo professionale? Imprenditori e manager sono chiamati a rivedere vecchi modelli di leadership che non funzionano più con realtà profondamente mutate in seguito alla pandemia. Il Covid, del resto, ha sostanzialmente accelerato una trasformazione che era già in atto e ha fatto capire che il momento di fare il “salto quantico” di qualità, intesa non solo come prestazioni e produttività, ma anche come benessere dei dipendenti e dei collaboratori, non può essere più rimandato.  La gentilezza, dunque, diventa anche un assist strategico: è ormai una delle principali abilità chiave predittive del successo del singolo individuo e dell’intera organizzazione. Quando si parla di “leadership gentile” si pensa a un concetto contraddittorio in prima battuta, dato che siamo ancorati a una visione per cui chi è a capo di un’organizzazione deve mostrarsi col pugno di ferro e intransigente per risultare credibile e autorevole. Ma a suo tempo la teoria dell’evoluzione di Charles Darwin, da cui discende questa visione, è stata male interpretata, come ha sottolineato anche la studiosa De Vivo: secondo lo scienziato, in realtà, colui che è destinato a sopravvivere sul pianeta non è tanto il più forte, quanto il più adattabile. La leadership improntata alla gentilezza, dunque, significa dare direzione, gestire le emozioni, coinvolgere, saper ascoltare, praticare empatia, capacità determinanti quando si ha a che fare con una squadra da remoto. E in questo modo si supera anche una concezione antiquata e binaria per cui la gentilezza è una prerogativa solo femminile, quando invece ha a che fare con la persona, al di là del suo genere di appartenenza.

I GESTI GENTILI IN AZIENDA

Lo ha spiegato bene, durante l’incontro milanese sull’argomento, Guido Stratta, Direttore People and Organization di Enel Group: “Mi presentai alla mia nomina di direttore del personale con un’affermazione che all’inizio fece sorridere: ‘Sono la funzione materna dell’azienda’. Dopo una breve pausa proseguii: ‘Il codice materno è coltivato dalle donne con grande maestria, ma chiunque può farlo suo, di base è applicabile da ciascuno di noi. Ed è quello che permette di far sentire il proprio figlio unico. Non parlo solo di maternità biologica: per una donna che non ha figli il discorso può essere riferito a un libro, a un’adozione, a un’amicizia. Ecco un altro salto inclusivo”. Ha proseguito Stratta: “Chi si occupa di persone deve far sentire tutti figli unici. Cosa significa? Deve superare la patologia della matricola, del numero. Deve guardare i volti dei propri interlocutori, sottrarli dall’anonimato, portarli in uno spazio libero in cui possano esprimere il proprio talento, mostrando la migliore versione di sé, e non la versione che l’azienda vuole che esprimano. È un tema molto circolare: se le persone possono esprimere la migliore versione che vogliono dare all’azienda, l’azienda fiorisce”. E ancora: “Immaginate che il talento delle persone sia un fiore. Ci sono stelle alpine, gigli di sabbia… Ebbene, la stella alpina appassisce su una spiaggia. I gigli di sabbia in montagna ghiacciano. Quindi, oltre a prestare attenzione al talento, bisogna considerare in quale ambiente portare il talento stesso per farlo fiorire. Ricordiamoci, infine, che le differenze individuali consentono di creare team che si compensano nei punti di debolezza così come in quelli di forza. Io valgo per quello che sono, ma ho bisogno di te perché hai un punto di forza che io non ho”. Stratta ha anche parlato di gesti gentili da introdurre in azienda: “Sono quelli che abilitano un rispetto che fa generare energia. Pensate com’è gentile dire che non si possono inviare mail alle sei di sera, se possono essere mandate la mattina dopo. Senza essere multicanale, ma utilizzando solo una modalità per comunicare con le persone. Com’è gentile non mettere riunioni durante il pranzo, o consentire a genitori lavoratori di interrompere un incontro, quando possibile, per andare a prendere i propri figli a scuola o vedere una recita o una manifestazione sportiva. Se non c’è un meccanismo gentile, le persone entrano in mondi frenetici. Il gesto gentile, invece, permette alle persone di scegliere, non essere obbligati a seguire un protocollo o qualcosa di disumanizzante”.

LA GENTILEZZA DEI COLORI

Michela Bellomo, Brand creator & Color Designer, è ideatrice del modello Business Gentile e coordinatrice delle reti locali dell’Associazione nazionale Rete al femminile. “Guido mi ha dato l’assist parlando di fioritura dei talenti. Ecco, io penso di essere fiorita sotto l’albero di ciliegio dei miei nonni. Lì sotto ho capito qual era la mia la mia unicità: ho compreso che la mia passione per i colori poteva indicarmi la strada. I colori sono una meravigliosa spinta gentile, sono luce, sono vibrazione, sono qualcosa che ci permette di trovare armonia tra corpo e anima”. È così che Bellomo ha dato vita a Sognosoloacolori, una community innovativa, dedicata alle donne, suddivisa in diverse aree tematiche, ma con un punto in comune, il colore, appunto, energia della vita, per diffondere una nuova cultura di benessere e consapevolezza. “Quando nel 2019 sono diventata leader di Rete al Femminile Milano, da una mia intuizione è nato il Business Gentile che caratterizza l’approccio innovativo del gruppo, un modello di business flessibile, inclusivo e innovativo e che dona valore alla professionalità e alle qualità umane”. Ha proseguito Bellomo: “Ora sono diventata coordinatrice di tutte le reti dell’associazione nazionale Rete al femminile, che sostiene donne, professionisti, imprenditrici nello sviluppo del loro business. Nel mio ruolo la prima cosa che ho voluto fare è stata mettermi in ascolto, creare dialogo e sinergie trasversali, che non hanno confini. E da qui ho sentito fortissimo il desiderio di portare il business gentile “oltre”, verso un’apertura completa, tra maschile e femminile, dove non c’è una leadership di genere. È un progetto in grande evoluzione. Parla di passione e condivisione. Si rivolge agli imprenditori, ai professionisti, alle aziende che credono in un valore davvero profondo, che va al di là dei rapporti umani e della professionalità. Per tutti coloro che vogliono crescere insieme e guardare al futuro insieme”.

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