Pronti per la ripresa

Elezioni comunali a Milano: Beppe Sala è di nuovo sindaco (con una vittoria netta). Il suo motto: “Ce la farò”

di Giovanna Guzzetti

Negli anni del boom, i favolosi anni Sessanta, non era infrequente sentir dire “se la Lombardia fosse uno stato a sé sarebbe una piccola Svizzera”. E di questo (piccolo) stato virtuale, che da solo vale però ben il 22 per cento dell’intero Pil italiano, la capitale sarebbe stata Milano. Quel gran Milan che domenica 3 ottobre 2021 è andata alle urne per rinnovare il suo governo: sindaco e consiglio comunale. E che, ancora una volta, ha dato grande prova di sé, decidendo al primo turno a chi affidare il quinquennio della ripresa post pandemia, riconfermando il sindaco in carica, Beppe Sala, mostrando una sorta di “sicumera decisionista” vis à vis il traccheggiare della vera capitale, Roma, dove le abbondanti (eccessive?) liste per il sindaco (ben 22) difficilmente, come in effetti è avvenuto, avrebbero potuto evitare il ballottaggio.

A Palazzo Marino, dove opera il sindaco di Milano, si è già attivamente al lavoro per costituire la nuova giunta. Sala, un passato da manager di successo nel privato, prestato poi al pubblico come Direttore Generale del Comune di Milano, con Letizia Moratti, e commissario EXPO, sa che deve fare presto e non perdersi nei bizantinismi della politica romana, o di un anacronistico Manuale Cencelli, per dare un governo alla sua città.

Il suo motto, semplice ma emblematico, è “Ce la farò”. Lo ha mostrato superando un male, di quelli definiti incurabili, dopo il quale ha ritrovato una nuova verve professionale. Ed eccolo qui, ora, al suo secondo mandato, conquistato con oltre il 57 per cento dei consensi, un record storico (sindaco di centrosinistra eletto al primo turno, peccato solo la scarsa affluenza alle urne…) ad affrontare cinque anni che, lo ha detto subito, saranno tra i più difficili. E non per accampare scuse a priori, ma perché l’agenda è davvero fitta e complessa. Milano deve:
1) tornare, come minimo, ai livelli pre Covid – solo nel 2020 il Pil cittadino è sceso dell’11 per cento – puntando ad una nuova crescita;
2) utilizzare o avviare i processi virtuosi per l’utilizzo dei fondi che l’Europa ha messo a disposizione e con i quali l’Italia ha disegnato il cacofonico PNRR;
3) centrare l’obiettivo delle Olimpiadi Milano – Cortina del 2026, dove lo sport è sicuramente la vetrina di richiamo ma la manifestazione, nel suo complesso, richiede interventi a 360 gradi in tema di infrastrutture, viabilità, ricettività.

Insomma, ne ha di cose da fare Beppe Sala con la coalizione che lo sostiene, dove, assente il M5S, ha goduto dell’appoggio dei Riformisti per Milano (Renzi, Calenda, gente che con la Politica ha dimestichezza…).Un centrosinistra davvero milanese, democratico, progressista e liberale, lontano anni luce dalla protesta con falce e martello ma che, da quella stagione, ha tratto l’impegno, ridisegnato in un nuovo ordine politico sovrannazionale, per la “riduzione delle diseguaglianze”, con quello spirito che Norberto Bobbio aveva inossidabilmente tratteggiato negli anni Novanta nel suo Destra e Sinistra.  E che nella città della Madonnina, delle guglie del Duomo e della Unicredit Tower, in una fusion di passato e presente tutti all’avanguardia, potrebbe dar vita a un nuovo modello di governo. Quello della capitale economica e morale d’Italia da esportare, perché no, anche sulle rive del Tevere.

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