di Dario Furlani, inviato del Corriere dell’Italianità all’80ª edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica
Foto: THE KILLER, Michael Fassbender. Credits_Netflix
Con la quinta giornata siamo ormai arrivati a metà del Festival del Cinema di Venezia e non ci sono dubbi su chi sia l’ospite più atteso di oggi: David Fincher torna a far parlare di sé con The Killer. A tre anni dal successo di Mank (che gli aveva fruttato la terza nomination all’Oscar come Miglior regista), il regista di Fight Club e Seven segue le sanguinarie tracce di un assassino professionista, interpretato da un glaciale Michael Fassbender.
Fincher ha presentato il suo lavoro con parole che non lasciano dubbi sull’intensità del film: ‘un noir brutale, elegante e sanguinario che segue un assassino professionista in un mondo che ha perso la bussola morale. L’esempio di un uomo solo, armato fino ai denti e che lentamente discende nella follia’.
Nonostante il clamore, quello di Fincher potrebbe non essere il film più interessante della giornata. Si sta infatti sentendo molto parlare di La Bête di Bertrand Bonello, regista francese famoso nella Grande Nation ma non conosciutissimo fuori dai confini nazionali.
Come interprete principale troviamo la bravissima Léa Seydoux (La vita di Adele, The French Dispatch) che – in un futuro distopico dove le emozioni vengono viste come superflue e dannose – si sottopone a una ‘pulizia’ del DNA. In questo modo si confronterà con sé stessa in una sorta di dialogo metafisico. Sembra criptico (e un po’ lo è) ma l’eclettico autore di Nizza ha sempre dimostrato di sapersi raccapezzare con tematiche complicate.
Al Lido c’è anche spazio per la Svizzera, rappresentata da Die Theorie von Allem di Timm Kröger. La trama evoca le atmosfere da giallo alpino alla Dürrenmatt, con in aggiunta un tocco di fantascienza: nel 1962, a un convegno di fisica nei Grigioni, un eminente scienziato muore misteriosamente. Incomincia subito un’indagine per omicidio, ma un giovane fisico sospetta che le cose possano essere molto più complesse.
Il direttore della Mostra Alberto Barbera l’ha definito ‘la grande sorpresa’ di questa edizione del festival e, data l’ambientazione tutta elvetica, non c’è che da esserne un po’ orgogliosi.