RE-IMMAGINARE L’AFRICA

di Mamphela Ramphele

In foto: I bambini di una scuola primaria in Africa ricevono le uniformi scolastiche

Il mondo è frastornato dalle molteplici emergenze globali che vi si abbattono. Queste emergenze vengono aggravate dalla mancanza di leadership, fortemente diffusa tanto nel settore pubblico quanto in quello privato.

Le conoscenze scientifiche si rivelano inadeguate quando si tratta di fare in modo che l’umanità reinventi nuovi modi di essere umana. Re-immaginare richiede di andare molto in profondità dentro di sé. Una tale re-immaginazione esige da noi una prontezza a disimparare il sistema di valori estrattivi, cioè di sfruttamento, e a riapprendere dalla natura che facciamo parte di una rete di vita interconnessa e interdipendente. Come ci insegnano le culture indigene di tutto il mondo – dobbiamo tornare ad essere indigeni e funzionare al ritmo della saggezza naturale. Tornare ad essere indigena permetterebbe all’umanità di uscire da queste emergenze con una nuova civiltà umana che sia in armonia con la natura.

Lentamente ma indiscutibilmente, la gioventù mondiale raccoglie la sfida della leadership di fronte agli errori dei propri genitori e delle proprie classi dirigenti. I movimenti mondiali come Fridays for Future, Extinction Rebellion, Rainbow Warriors e Avaaz si sono fatti carico di modellare il futuro che desiderano disperatamente veder emergere.

In Africa, i giovani colgono inoltre le opportunità di abbracciare la saggezza dei loro antenati. La saggezza dell’Africa parte dall’idea di una nazione di ricchezza – ce n’è abbastanza per tutti se si divide equamente. Il sistema di valori Ubuntu permette a tutti di condividere la prosperità generata da un lavoro di collaborazione. Non c’è opportunismo in Ubuntu.

Una parte considerevole degli oltre 600 milioni di Africani tra i 15 e i 49 anni trova delle soluzioni innovative di fronte alla moltitudine di sfide che deve affrontare in svariati contesti. Trasforma la penuria delle vecchie tecnologie di telecomunicazione e dei servizi finanziari in opportunità per creare ricchezza. I telefoni cellulari e i servizi finanziari online stanno sfruttando i flussi annuali di trasferimento di fondi (stimati a 44 miliardi di dollari statunitensi) in modo da stabilire una connettività più economica e affidabile tra la diaspora e il Paese d’origine.

Lentamente, l’Africa sta decostruendo i modelli educativi coloniali che hanno tenuto la sua giovane popolazione prigioniera di sistemi educativi che li allontanano dal loro ricco patrimonio culturale. I modelli educativi coloniali hanno mentalmente sottomesso gli Africani per generazioni, al punto che molti continuano a credere in una supremazia bianca e in un’inferiorità nera. È questa schiavitù mentale che continua a minare la capacità dell’Africa a sfruttare la propria ricchezza in modo da poter generare una prosperità condivisa.

Siamo testimoni della creazione di nuovi modelli educativi come le scuole Leap Math e Science Schools, con diciassette anni di presenza in Africa del Sud, che aiutano i giovani a liberarsi da questa schiavitù mentale per abbracciare la saggezza di Ubuntu. L’impatto salutare dell’interconnessione e dell’interdipendenza genera fiducia in sé stessi e ha ristabilito dignità e amor proprio. I risultati sono spettacolari nelle bidonville più povere dell’Africa del Sud, da dove vengono questi modelli. I diplomati del Leap diventano dei leader all’interno delle loro comunità distrutte in qualità di professori, ingegneri, società civile, politici e di molti altri professionisti. Questi risultati contraddicono l’idea di povertà che il mondo associa all’Africa. I giovani vedono la ricchezza dell’Africa, e sono loro stessi la sua ricchezza.

L’Africa è il continente più grande (massa continentale corrispondente a quella dell’Europa, della Cina e degli Stati Uniti combinati) nonché il più ricco in risorse (60% di terre coltivabili ; 90% di giacimenti minerari, sole e piogge in abbondanza; e ha la popolazione più giovane del pianeta – i giovani sono 1,4 miliardi in Africa). L’Africa ha bisogno di trovare un modello di sviluppo. Un tale modello deve adattarsi alla filosofia Ubuntu per sfruttare questa ricca base di risorse, tramite un’azione collettiva che liberi i talenti e la creatività della sua giovane popolazione.

Il mondo non può che trarre profitto da un’Africa che persegue un modello di sviluppo socio-economico più sostenibile e rigenerativo. Un’Africa così sarebbe in grado di condividere la sua ricchezza in modo più equo. La giovane popolazione africana, una volta liberata dalla schiavitù mentale e affermatasi come composta da cittadini innovativi ed energici, fornirebbe le competenze critiche e la creatività di cui avrebbe bisogno la comunità mondiale che invecchia. Il mondo ha bisogno di co-investire con l’Africa in uno sviluppo socio-economico rigenerativo e accelerato che condivida la massa continentale dell’Africa per assicurare l’approvvigionamento alimentare. Appoggiandosi alle conoscenze indigene dell’Africa in materia di agricoltura biologica e sui suoi ricchi sistemi alimentari marini, si potrebbe garantire un’alimentazione sana e sicura per tutti.

I minerali africani che alimentano l’economia mondiale, comprese le terre rare recentemente scoperte e indispensabili all’elettronica, devono essere sfruttati in modo sostenibile. Le pratiche minerarie estrattive non solo danneggiano i paesaggi africani, ma compromettono anche il benessere del suo popolo. Per garantire la sostenibilità del flusso di benefici della ricchezza mineraria per l’insieme della comunità mondiale, è necessaria una trasformazione radicale degli approcci estrattivi in approcci rigenerativi.

Il mondo deve cogliere le crisi esistenziali della pandemia di COVID e del cambiamento climatico come delle opportunità di riapprendere a cooperare come comunità mondiale. Ciò permetterebbe di passare da degli approcci degenerativi a degli approcci rigenerativi che favoriscono un benessere sostenibile per tutti. Si tratta di cambiare i modi di consumo eccessivi per fare delle scelte più giudiziose che ci permettano di restare entro i limiti del pianeta. Ciò implica anche l’adozione della saggezza della natura, secondo la quale non ci può essere un Io senza un Noi. L’umanità è inestricabilmente legata e interdipendente.

L’Africa che immagino tra 50 anni è un continente che si è riappropriato della sua eredità, in quanto culla dell’umanità e della prima civilizzazione umana, modellando l’intelligenza della natura affinché ognuno contribuisca al meglio delle proprie capacità al benessere di tutti nell’intero ecosistema. L’Africa offrirebbe allora al mondo un modello per reimparare a diventare pienamente umani.

Mamphela Ramphele, Co-presidente del Club di Roma e co-fondatrice di ReimagineSA

Traduzione : Maria Mandarano

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