Religione e costruttivismo del Comunismo. Spunti di riflessione

Karl Marx chiamava le religioni oppio dei popoli, ma, nelle sue applicazioni, anche il Comunismo si è dimostrato tale. Il pensiero di alcuni filosofi, politologi, storici ed economisti

di Amedeo Gasparini

Presupponendo che una figura centrale, lo Stato o il Partito, conosca tutte le informazioni riguardanti gli individui, le loro preferenze e necessità, in maniera autoritaria e verticale, il Comunismo ha i crismi di una religione. Che prevede la suddivisione arbitraria in classi ed impone un costruttivismo sociale che mira ad una purificazione entro le modalità stabilite dall’ideologia stessa. L’ideologia comunista s’incarna nel braccio armato di un Partito che si fa Stato o Stato nello Stato. Contempla l’azione di un agente che plasma e controlla gli adepti, ma che al contempo inventa e condanna gli eretici. Prevede il culto della personalità e del leader. Istituisce organi addetti alla repressione del dissenso, ma anche alle ridistribuzioni arbitrarie basate su criteri politici. Infine, assume due dimensioni. Da una parte, si fa religione del popolo. Dall’altra, è un agente costruttivista della società che tende a fare tutti gli individui uguali.

Punto primo. Comunismo inteso come una religione del popolo. Raymond Aron (L’opium des intellectuelles) ha scritto che «il marxismo è una filosofia di intellettuali che ha sedotto settori del proletariato e il Comunismo utilizza questa pseudoscienza per raggiungere il proprio fine, la presa del potere». Karl Marx chiamava le religioni oppio dei popoli, ma anche il Comunismo, nelle sue applicazioni, si è dimostrato un oppio letale. Il Marxismo, come la religione, «insegna alle masse l’obbedienza e conferma l’autorità dei governanti […]. L’oppio cristiano rende il popolo passivo, quello comunista lo incita alla rivolta» (ibid.). Al pari della religione, il Comunismo fa sì che venga selezionata una classe dirigente di intellettuali, una casta che guida il popolo verso nuovi stadi di emancipazione. Il leader è il profeta. La cerchia di intellettuali controlla le fiere manipolate. Il tratto distributivo è tipico delle religioni.

Nel caso del Comunismo si tratta di una ridistribuzione, una sottrazione ad alcuni per favorire clientelarmente altri. Il Comunismo, nelle versioni più miti e più dure, s’incarna in un «partito politico-economico che pretende di essere una dottrina alla maniera delle religioni», per dirla con Ludwig von Mises (Stato, nazione ed economia). Vilfredo Pareto aveva osservato che la potenza del Marxismo assomigliava a quella di una religione che offre un orizzonte della salvezza. Che emancipa la massa e punisce presunti oppressori. Una dei più resistenti esempi del Comunismo applicato a sistema religioso è lo juche nordcoreano. Come ricorda Yuval Noah Harari (21 lezioni per il XXI secolo), questo sinistro connubio è «un mix di marxismo e leninismo, un pizzico di antiche tradizioni coreane, un credo razzista nella purezza unica della razza coreana». Le ideologie politiche estreme sono compatibili con gli elementi ed effetti degenerativi delle religioni.

Punto secondo. Comunismo visto come agente costruttivista nella società. Come ricordato da Mario Vargas Llosa (Il richiamo della tribù), secondo Friedrich von Hayek «il grande avversario della civiltà è […] il costruttivismo […]: la pretesa di elaborare intellettualmente un modello economico e politico e di volerlo impiantare nella realtà, cosa possibile soltanto tramite la forza […] e che ha fallito in tutti i casi in cui è stata tentata. Gli intellettuali sono sempre stati, per Hayek, costruttivisti […]. Non credono nel mercato, sistema […] che concentra le iniziative individuali all’interno di un ordine e produce impiego, ricchezza, opportunità e […] progresso umano. Siccome il mercato è il risultato della libertà, spesso gli intellettuali sono grandi nemici della libertà. L’intellettuale è convinto che, una volta elaborato […] un modello […] di società, questo si possa imporre alla realtà. Da qui il successo del marxismo in ambito intellettuale».

Il Comunismo si basa sul piano e sull’elaborazione di soluzioni schematiche basate su criteri scelti dai dominanti nella piramide del Partito-Stato. Propone il piano, ovvero la programmazione stolta di gusti e preferenze degli individui. Oggi il letale miscuglio dei due punti, religione del popolo e collettivismo costruttivista, ha trovato incarnazione non tanto nel Comunismo come modello, quanto nella ricerca dell’uguaglianza. L’uguaglianza promossa da eredi e nostalgici delle idee comuniste non è solo il desiderio di alcuni di voler impostare i punti di partenza uguali per tutti. Ma è anche il desidero di predisporre punti di arrivo comuni a tutti. Facendo tutti uguali si tratta tutti in maniera non equa. Lo diceva Hayek, «c’è un’enorme differenza fra il trattare le persone allo stesso modo e il tentare di renderle uguali. Mentre la prima è la condizione di una società libera, la seconda sta a indicare una nuova forma di servitù».

www.amedeogasparini.com

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