Tutti i colori delle mimose

Aspettando l’8 marzo
di Giovanna Guzzetti

Ma quest’anno, anno Domini 2021, quale colore attribuiamo alle donne per l’8 marzo? Giallo mimosa? Piuttosto banale.  E chissà se le temperature rigide di quest’inverno non piegheranno anche questa pianta venuta da lontano (Australia). Oppure rosa? Poco originale e accusato di rappresentare uno stereotipo…
In questo primo scorcio del 2021 diciamo che va di moda l’afro. E non si tratta di una capigliatura bensì di origini, di genealogia.

Kamala Harris

Sul podio vanno quindi Kamala Harris, con il suo colore viola (avete presente il film “Il colore viola” con Whoopi Goldberg?  Un capolavoro di Spielberg dove una donna di colore, del sud, lotta per ritrovare la sua identità) per l’insediamento alla Casa Bianca come numero 2 del neo presidente Joe Biden ; la giovane Amanda Gorman, fresca poetessa nata il 7 marzo 1998, arrivata sul pianeta giusto in tempo per festeggiare da neonata il Women’s Day con la mamma single, laureata ad Harvard, vera rivelazione del giuramento del 20 gennaio scorso in quel di Washington dove, ha fatto sapere mostrando idee chiarissime e determinazione, vuole tornarci nientemeno che da presidente nel 2036. E infine, con l’appoggio del nuovo Potus (President of the United States), è arrivata ai vertici della WTO, l’Organizzazione mondiale per il commercio, la nigeriana Ngozi Okonjo-Iweala. Un cursus honorum da paura quello della economista africana: laureata al Massachusetts Institute of Technology e ad Harvard, è stata direttore generale della Banca Mondiale mentre nel suo paese d’origine è stata il primo ministro degli esteri donna.

Donne queste, di età diverse, pronte a mettersi in gioco, a scontrarsi con i luoghi comuni e anche con le parziali aperture di genere che, spiace dirlo, al colore della pelle ancora guardano. E, spesso, con malcelato pregiudizio. Donne che non hanno piegato la testa né hanno rinunciato a dire la loro, a far sentire la voce. Eh già, donne che parlano…Perfino troppo a sentire Yoshiro Mori, il presidente del Comitato organizzatore delle Olimpiadi di Tokyo 2020, slittate a quest’anno, colpevole di commenti sessisti in un incontro on line. Nessun accenno a specificità fisiche femminili, non sia mai nel pudico Giappone! Mori aveva (solo) espresso contrarietà alla proposta del Comitato di includere più donne nella sua amministrazione, passando dall’attuale 20 per cento al 40 per cento. Per carità! Fuori dal tempo le ragioni addotte dall’83enne Mori per contenere la presenza femminile: durante le riunioni le donne parlano troppo e a causa del loro «forte senso di rivalità, se una alza la mano per parlare poi anche tutte le altre vorranno parlare». Chiosando da galantuomo: «se si aumenta il numero di donne, poi bisognerà limitare in qualche modo il tempo in cui possono parlare, altrimenti non si fermeranno mai, il che è un problema». Sconcerto collettivo che ha costretto Mori, dopo pochi giorni, alle dimissioni. Per essere sostituito (sarà la legge del contrappasso?) dalla ministra dello Sport, Seiko Hashimoto.

Insomma, anche l’Impero del Sol Levante, non viene meno ad un proverbio  (veneto? trentino?) che a proposito di una donna, per sottolinearne la virtù (o la sottomissione, malevolmente intesa come qualità) dice “che la piasa, che la tasa e che la staga in casa”. Insomma, un angelo del focolare che da quello non si allontani, (com)piacendo il più possibile il marito, meglio se in rispettoso silenzio.

E a questo ideale di donna sembrano ispirarsi, ancora nello stesso anno Domini 2021, i Regolieri di Cortina d’Ampezzo, la perla delle nostre Dolomiti, luogo cool e fashion dove però, evocando l’ossequio della tradizione, l’Assemblea della Comunanza delle Regole ampezzane ha respinto più volte l’ipotesi che mogli, sorelle e figlie possano entrare a far parte dell’antica istituzione.
Stiamo parlando della stessa Cortina d’Ampezzo dove, in occasione dei recenti Mondiali di Sci, a portare la bandiera italiana è stata Wendy Siorpaes, 37 anni, mamma di tre figli, oggi poliziotta al commissariato di Cortina dove è nata, dopo aver riposto gli sci undici anni fa, ultima gara il Super G di Saint Moritz. Contraddizioni sempre presenti, spesso stridenti, quando si affrontano i temi di “genere”. Con un vento, quello del cambiamento, che però continua a soffiare, anche se non in modo omogeneo e continuo, e riesce a superare confini fino a poco fa inimmaginabili. Stiamo parlando di Oltretevere dove Papa Francesco non finisce di stupirci: il Sinodo dei Vescovi si arricchisce della presenza di una donna, suor Nathalie Becquart, francese, classe 1969, nominata sottosegretario, con diritto di voto, di questo organismo. Da suor Becquart (guarda caso) ci si attende una strategia riparativa (della Chiesa) alla luce dei diversi casi di abusi sessuali su minori commessi da preti. Con lo spirito di servizio, l’ascolto e l’empatia, tratti tipicamente femminili che possono risultare risolutivi di fronte ad una crisi di valori e per curare, evangelicamente, le ferite dell’anima delle vittime.

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