Un altro modo di percepire l’arte

Museo Tattile Statale Omero e Museo Tattile Anteros: due proposte culturali a favore dell’integrazione sociale.

Museums for Diversity and Inclusion è il tema 2020 della Giornata Internazionale dei Musei che si svolgerà il 18 maggio e l’Icom Italia ha costituito da tempo una Commissione Tematica “Accessibilità museale” che lavora a progetti di inclusione e di integrazione sociale.

Questo significa tener conto delle situazioni di disabilità come ad esempio il deficit visivo. Se consideriamo che il processo di fruizione artistica passa attraverso un’esperienza sensoriale che ne genera una emotiva attivando la componente intellettiva, come può un ipovedente o un non vedente dare una valutazione estetica su sculture, opere architettoniche o pittoriche?

In una condizione di minorazione visiva, la modalità di percezione è qualitativamente diversa per cui entrano in gioco “altre” risorse sensoriali e tra queste il canale tattile è uno strumento altamente percettivo; non a caso lo storico dell’arte e psicologo tedesco Rudolf Arnheim lo considerava, in quanto “percezione dinamica, l’autentica base dell’esperienza estetica”.

Il tatto richiede uno sforzo intellettivo maggiore rispetto alla vista anche se quest’ultima è più rapida e intuitiva e capace di cogliere la struttura integra dell’immagine.

Lo scultore non vedente Felice Tagliaferri, che ha fatto della componente tattile il fulcro della sua ricerca artistica, afferma che “l’esplorazione tattile di ogni mia opera rivela dettagli non percepibili con il solo uso della vista”. Ma se il tatto quindi può compensare la visione, il divieto di “non toccare” è una regola universale che vige in tutti i musei (a parte rarissimi casi con finalità progettuali); infatti contrariamente le opere potrebbero, a lungo termine, deteriorarsi e inoltre proprio il tatto, il senso istintivo e primario della conoscenza, col tempo è stato inibito per ragioni culturali.

La maggior parte dei musei propone audioguide, pochi didascalie in Braille mentre alcuni hanno pensato interessanti percorsi tattili (di cui parleremo prossimamente) con copie di originali soprattutto di sculture, dove è possibile, per via delle reali dimensioni e di alcune opere architettoniche riprodotte in scala.

Pochi musei invece hanno fatto del deficit visivo un punto di forza che li caratterizza. Il Museo Tattile Statale Omero ad Ancona, ideato dal professor non vedente Aldo Grassini che ne è anche il presidente, è nato nel 1993 per “promuovere la conoscenza della realtà e l’integrazione culturale dei minorati della vista”; è divenuto poi nel 1999 un Museo Statale ed è attualmente ospitato nella Mole Vanvitelliana. Propone una collezione d’arte di 200 opere con copie di famose sculture classiche dalla Grecia al Rinascimento e sculture originali di arte contemporanea accompagnate da descrizioni in Braille, in nero a caratteri grandi; il museo dispone inoltre di un centro di documentazione con ausili tiflodidattici.

L’utente, sia questo vedente o non, è invitato a conoscere le opere toccandole anche con una benda sugli occhi. Come si genera l’immagine tattile? Ci sono qualità che si possono percepire solo attraverso il tatto come il peso, la temperatura, la resistenza, la consistenza e sempre con le mani si può distinguere la diversità delle superfici. L’esplorazione di un’opera avviene attraverso determinati passaggi e va educata ovvero condotta: gli organi recettori del tatto, collegati alla complessa sensibilità muscolare, colgono dettagli che la vista non può percepire. Si parte da un’esplorazione sommaria per ottenere l’immagine generica dell’insieme; in un secondo tempo, ci si sofferma sui dettagli e poi su una parte che ritrova la sua collocazione nello schema generale; in questo modo l’immagine si ricompone per frammenti. Il percorso sensoriale dipende dalle potenzialità percettive dell’utente e si interfaccia ovviamente con il suo pregresso culturale (ricordi, esperienze passate, nozioni e concetti già acquisiti). Sempre al Museo Tattile Statale Omero è in corso fino all’8 marzo la mostra Toccare la bellezza incentrata sull’educazione polisensoriale e dedicata a Maria Montessori (ricorrono quest’anno 150 anni dalla nascita) e a Bruno Munari che realizzò tavole tattili su supporto ligneo, ispirate a quelle del poeta e pittore futurista Filippo Tommaso Marinetti, autore del “Manifesto sul tattilismo”, di cui Munari rievoca il gioco di sinestesie.

Nel caso dei dipinti, come sarebbe possibile conoscerli attraverso il tatto se le tele sono superfici bidimensionali? Il Museo Tattile di Pittura antica e moderna Anteros dell’Istituto dei Ciechi Francesco Cavazza, nato a Bologna nel 1999, propone una reinterpretazione di circa 40 capolavori pittorici classici e contemporanei, con particolare attenzione alla pittura rinascimentale, su supporti tridimensionali in bassorilievo prospettico, accompagnati da schede descrittive in alfabeto Braille o stampate con caratteri ingranditi. Il museo si avvale di un’equipe di esperti con diverse competenze nel campo della psicologia della percezione, della tiflologia, della teoria dell’arte e della pedagogia speciale e suggerisce agli utenti tecniche di esplorazione aptica, in base al grado di disabilità visiva, per la lettura tattile delle opere. Nel bassorilievo prospettico, attraverso il principio di gerarchizzazione dei soggetti si può narrare un’opera in quanto il nostro cervello scompone in piani.

Ma come è possibile rendere il colore e la sua brillantezza, il gioco chiaroscurale e i cambi cromatici? Ci sono oggi esempi di processi di texturizzazione attraverso cui poter cogliere la differenza cromatica, trattando le superfici in modo diversificato in relazione al colore. Parliamo sempre di opere naturalistiche, per la decodificazione di opere astratte, infatti, si dovrebbe ricorrere a simboli per esprimere concetti e idee: una provocazione non solo in termini di accessibilità ma anche estetici. Trovare nuove strade per potenziare le facoltà immaginative e conoscitive nella disabilità visiva significa anche rafforzare nei normodotati la comprensione di un’opera d’arte e l’organizzazione delle modalità percettive in un’unica concertazione polisensoriale; è come entrare in un universo condiviso. Questo accade quando l’arte promuove l’integrazione sociale e un museo diventa accessibile.

 

 

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