Vi racconto Lucio Dalla, il giallo, la libertà e la profezia

Intervista a Gino Castaldo, critico musicale

Nove anni senza Lucio Dalla. Il cantautore, scomparso il 1° marzo 2012 a Montreux, in Svizzera, rivive oggi tra le pagine della biografia Lucio Dalla (Mondadori), scritta da a quattro mani da Ernesto Assante e Gino Castaldo, due autorità del giornalismo musicale. In questi giorni ricorre anche il cinquantesimo anniversario della canzone 4 marzo 1943 -che venne presentata per la prima volta sul palcoscenico del Festival di Sanremo il 26 febbraio del 1971-, diventata un grande successo- tra i tanti- che ci ha lasciato Dalla. Affascinante, imprevedibile, libero, geniale: questo è il ritratto del cantautore bolognese che viene fuori dal libro di Assante e Castaldo. Un racconto dettagliato della vita artistica e personale di questo indimenticabile artista che, come ci dice il giornalista, critico musicale e conduttore radiofonico Gino Castaldo, che Dalla lo conosceva molto bene, “ha lasciato un incolmabile vuoto, anzi una voragine”.

359 pagine sono tante. Ma sono abbastanza per raccontare Lucio Dalla? Riescono a contenere tutto il suo universo?
“In effetti Assante e io abbiamo fatto fatica, perché la vita di Lucio Dalla è molto ricca. Però, anche per rendere il libro più scorrevole e piacevole da leggere, ho tagliato molto. Ma non è stato un lavoro facile. C’erano ancora tante cose interessanti da raccontare”.

Nelle prime pagine si parla già di un giallo legato alla vita di Dalla.  
Sì, tutti noi conosciamo e amiamo le sue canzoni- spesso non sappiamo nemmeno perché-, ma davvero pochi conoscono le varie pieghe della sua esistenza, l’uomo che poi è alla base dell’artista”.

Pare che si stia valutando addirittura di realizzare un film nel 2022 per ricordarlo a 10 anni dalla sua scomparsa. Sono solo voci?
“In realtà ci sono mille idee. Se venisse realizzato un film partendo da questo libro per me sarebbe meraviglioso, non lo nascondo. Vediamo. Adesso è troppo presto. Comunque, non si tratta di un’impresa facile. Sarebbe una grande sfida e molto appassionante. Così come è stato scrivere la sua biografia”.

Da dove nasce l’idea del libro?
“Dalla consapevolezza che la gente in questo momento storico sente il desiderio di sentire storie raccontate, soprattutto vere. Nel caso di Dalla, capire da dove nascono le sue canzoni”.

Tu che lo conoscevi bene, raccontaci: Lucio era un uomo davvero libero? E la libertà l’ha pagata a caro prezzo?
“La sua libertà ha origini molto antiche. Già da bambino Lucio era diverso. Ha avuto una grande madre – il padre è scomparso prestissimo- che ha capito perfettamente che il figlio era un piccolo genio, completamente diverso dagli altri anche fisicamente. Diciamolo: Dalla era bruttino, peloso, ma aveva una diversità che era tutta sua, che aveva un significato. Lei lo ha incoraggiato a esprimerla. È stato educato sin da piccolo a essere libero, a essere sé stesso, a vivere la sua originalità in modo pieno e creativo. Già da bambino si esibiva, faceva spettacoli. Il suo essere così libero lo rende così affascinante. Tra tutti i grandi artisti, Lucio è forse quello che ho conosciuto meglio e quindi posso dirvi che seguiva sempre i suoi istinti e desideri”.

Perché secondo te tanti amano Lucio Dalla?  
“Lui aveva una dote straordinaria che è l’empatia. Era capace di empatizzare con le persone e con le situazioni, che vuol dire anche saper ascoltare, saper cogliere quello che c’è intorno. Questo è sicuramente il motivo del suo successo. Quando parlava del suo percorso creativo Lucio diceva: ‘io scrivo perché sento che questa cosa può essere condivisa dagli altri’. E così succedeva e succede ancora adesso. Nonostante lui fosse molto particolare e le sue canzoni abbiano uno stile molto originale, chiunque riusciva e riesce a sentirle proprie. Questa è l’arte”.

Qual è la cosa che ti piace più di lui?
“Dalla rifiutava qualsiasi tipo di pressione e non si è mai voluto chiudere in una torre d’avorio. Molti artisti, quando raggiungono il successo, tendono un po’ a chiudersi in una cerchia ristretta di persone. Lui no, andava in giro come prima e parlava con tutti. Aveva un bellissimo rapporto con la gente. Se qualcuno si avvicinava e diceva ‘ho scritto una canzone’, lui ascoltava, dava sempre un’opportunità”.

Ha anche sempre sostenuto i giovani
“Non dimentichiamo che ha lanciato due talenti come Luca Carboni e Samuele Bersani”

C’è qualcosa che gli rimproveri?
“Lucio Dalla si faceva guidare molto dalla passione, ma ha aveva anche un grande cervello. La sua mente produceva ragionamenti raffinatissimi. Lucio aveva un grande cuore, forse a volte ha dato troppa fiducia alle persone. Ma chi è che non sbaglia mai?”.

Cosa lo rende indimenticabile?
“Da quando se n’è andato 9 anni fa, ha lasciato un vuoto assordante. Vorrei tanto voluto sapere che cosa avrebbe scritto in questo momento così difficile per tutti noi di questa pandemia. Sono sicuro che sarebbe stata una canzone fantastica. Però ci ha lasciato “L’anno che verrà”, una canzone che sembra una profezia ed è più attuale che mai. La strofa ‘Io mi sto preparando, è questa la novità’ poi è anche un invito a non restare inermi, a fare delle cose per essere pronti a quando le cose cambieranno. È quasi una promessa, nel senso che noi possiamo prepararci per fare la differenza, magari per rendere il mondo migliore. Fa venire i brividi”.

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