Cosmesi e sostenibilità. Trucchi e creme ci rendono più belli, ma anche il pianeta vuole la sua parte

Unendo assieme tanti fattori, come per comporre un puzzle, è possibile ridurre l’impatto dell’industria cosmetica sull’ambiente. I consumatori e la Terra ringraziano

di Ivan Santi

La sostenibilità non è una moda o una tendenza, ma un valore. Da perseguire a tutti i costi. I cambiamenti climatici in corso – con tutte le loro conseguenze- sottolineano la necessità di ridurre l’impatto ambientale delle attività umane per preservare il pianeta che ci ospita.


Dal 2015 le Nazioni Unite hanno lanciato la campagna degli obiettivi di sviluppo sostenibile, alcuni dei quali “scadono” nel 2030. Il 2050, infine, è il termine ultimo per il raggiungimento della neutralità climatica nel continente europeo. Come tutte le altre attività economiche, anche l’industria cosmetica si impegna per la sostenibilità, pure in virtù della crescente sensibilità da parte dei consumatori.


Come scrive Forbes l’industria cosmetica genera fino a 120 miliardi di imballaggi in plastica all’anno, che significa perdere 18 milioni di acri di foresta. Secondo il rapporto “Make Up The Future” redatto dalla società specializzata Quantis, i principali fattori che determinano l’impatto dei prodotti di bellezza sull’equilibrio ambientale sono l’estrazione di materie prime e i processi di lavorazione (che incidono per il 10% sulle emissioni totali del settore), l’uso eccessivo di plastica per gli imballaggi (20%), il trasporto (10%) e la fase di utilizzo del prodotto (40%).

Bisogna, dunque correre ai ripari. Che fare?

NUOVE SOLUZIONI

Durante l’edizione 2023 di Cosmoprof Worldwide Bologna è emerso come il settore sia già alla ricerca di soluzioni efficaci, che vadano oltre la denominazione “di origine naturale”. Si devono cercare soluzioni per preservare la biodiversità, con un basso consumo energetico e con una migliore gestione dei rifiuti (che comprende anche il loro riutilizzo).

Le biotecnologie ci danno una mano. Ecco perché

A Cosmoprof nella tavola rotonda “The Blue Biotech Wave: innovare per la conservazione degli oceani” con Melissa Hago, Vicepresidente di bellezza e benessere presso l’agenzia Fashion Snoops, si è parlato di bitecnologie.
Come affermato da Robert Evans, co-fondatore e Chief Strategy & Business Office di Purissima, estrarre materie prime da fonti vegetali non è più sostenibile per l’equilibrio del pianeta. “La maggior parte delle piante che conosciamo oggi stanno scomparendo”, ha detto.

Una risorsa interessante può essere rappresentata dagli oceani. Come spiegato da Giovanni Scapagnini, Docente di Nutrizione Clinica del Dipartimento di Medicina e Scienze della Salute dell’Università del Molise, “conosciamo solo il 5% delle risorse degli oceani e una piccola parte di queste è rappresentata da alghe.



Se lavorare con ingredienti naturali mette sotto pressione il pianeta, allevare microalghe ha invece un impatto opposto: esse puliscono le acque circostanti e, una volta raccolte ed essiccate, la polvere che ne deriva può essere utilizzata come mangime animali, per l’alimentazione umana, per ricavare cosmetici e plastiche.

Per quanto riguarda in particolare il settore beauty, le alghe, non dimentichiamolo, difendono la pelle dall’invecchiamento e attivano la microcircolazione. Dalle microalghe è possibile estrarre antiossidanti, agenti antinfiammatori, polisaccaridi e carotenoidi, che trovano larga applicazione nell’industria cosmetica.

Purtroppo, poiché i concetti di “bellezza pulita” e “cosmesi naturale” si sono rafforzati negli ultimi anni, l’uso di ingredienti sintetici nei cosmetici è stato visto con sospetto e i consumatori spesso collegano le biotecnologie con la manipolazione genetica. Ma è una notizia falsa.

Come ha sottolineato a Bologan David Hjalmarsson, CEO e fondatore di Tiny Associati: “Dobbiamo far capire alla gente che non si tratta di manipolazione genetica, ma solo di fermentazione, che è un processo semplice e tradizionale e può portare solo benefici“.

Anche perché, come dichiarato Dania Blin, Sustainability Director di Biotherm, “le biotecnologie possono essere usate anche per il packaging, creando materiali riciclati di migliore qualità”. Il packaging dei cosmetici è uno degli elementi a maggior impatto ambientale ed è per questo che c’è sempre una maggiore diffusione di contenitori ricaricabili, invece di quelli monouso.

Insomma, ricerca e corretta informazione ci aiutano a essere belli senza conseguenze dannose sul clima e sul nostro pianeta, già duramente provato dall’azione umana.

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