I giovani non amano Manzoni? Un libro prova a fargli cambiare idea

Eleonora Mazzoni avvicina il romanziere alle nuove generazioni

di Amedeo Gasparini

Eleonora Mazzoni è l’autrice di Il cuore è un guazzabuglio (Einaudi 2023) e nel volume si prefigge il compito di raccontare vita e capolavoro di Alessandro Manzoni. La copertina dice già qualcosa rispetto al contenuto: tutta rosa, con elementi pop e a colori. Dà l’idea di un libricino che vuole essere moderno, aggiornato ai nostri tempi, vicino ai giovani, che il Manzoni o non lo sopportano o non lo conoscono.

Parte proprio da loro, Eleonora Mazzoni. Da adolescenti svogliati, tutti hanno “subito” I promessi sposi sui banchi di scuola come una medicina amara da ingerire perché “fa bene”. Ma l’autrice contesta l’immagine che intere generazioni si sono fatte sul romanziere lombardo.

Il libro esce nell’anno del centocinquantenario dalla scomparsa del Manzoni, conversatore ironico e affabile. Ribelle e libertino, all’avanguardia e inquieto.

È apprezzabile il tentativo di Eleonora Mazzoni di rendere lo scrittore più accessibile al pubblico odierno. Tuttavia, l’autrice si concentra prevalentemente sulla prima parte della vita di Manzoni. Poco o nulla dalla morte di Enrichetta Blondel, la prima moglie, in poi. Il libro è composto da un miscuglio di storia ed invenzione.

L’autrice immagina i personaggi, i dialoghi e i pensieri. Ha cercato di rappresentarli con il maggior grado di verosimiglianza possibile. E il pregio del libro è proprio il fatto di avvicinare la figura austera del Manzoni al lettore del XXI secolo. L’immagine che molti giovani si portano in età adulta del Manzoni è quello di un signore in perenne mezza età; quasi un anziano, come si vede nel famoso dipinto di Francesco Hayez.

L’autrice parte dalla Villa di dia Visconti di Modrone 16 a Milano. Qui nacque lo scrittore: si crede dal conte Pietro Manzoni, possidente di campagna conservatore e clericale; e da Giulia Beccaria – che in realtà si crede abbia avuto Alessandro da Giovanni Verri. Vecchio e triste, don Pietro era noioso per la Beccaria, che dopo la nascita del bambino si recò a Parigi, da Carlo Imbonati.

La madre sembrò dimenticarsi del giovane Alessandro. Il quale in tarda età studentesca avrebbe attinto alla sua esperienza personale per narrare le vicende di Renzo, un orfano; e di Lucia, che ha solo la mamma, non il papà. Per non parlare della Monaca di Monza, costretta ai voti dai genitori – una denuncia del Manzoni rispetto a genitori assenti e imponenti. Eppure, il giovane Alessandro non crebbe male a Milano, dove faceva la bella vita – una sera alla Scala vide anche il signore dell’Europa del tempo.

Quel Napoleone Bonaparte che ha sempre esercitato un gran fascino sul Nostro. Scomparso l’Imbonati, Manzoni salì a Parigi. Continuava il rapporto epistolare con gli amici Claude Fauriel ed Ermes Visconti. Sempre a Parigi si convertì al cattolicesimo nella Chiesa San Rocco.

Lo seguì anche Enrichetta; la sua musa ispiratrice, la prima lettrice dei suoi lavori. La coppia ebbe diversi figli, che moriranno uno dopo l’altro. Morì anche Enrichetta: che dolore per Manzoni, che sempre di più si rifugiò nella cosiddetta Provvidenza. Quella Provvidenza che compare spesso ne I promessi sposi. Tra cattolicesimo e Illuminismo, tra crolli di nervi e depressione, Manzoni è consacrato, sia in vita che dopo, come il padre del romanzo storico italiano.

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