Il Caffè Greco resiste. La chiusura? Un grave pericolo per tutti i locali storici italiani

Una delle attività storiche più antiche del mondo rischia di abbassare le serrande per sempre. Ma c’è chi continua a lottare perché non succeda: “un luogo d’incontro, ininterrottamente presente da secoli, con tutto il suo portato immateriale, culturale, umano, non può scomparire. Soprattutto nell’era dei social…”, sottolinea il presidente del CdA Pellegrini

Carlo Pellegrini, Presidente del CdA dell’ Antico Caffè Greco srl, ha rilasciato una nuova dichiarazione dopo l’ennesimo rifiuto da parte del proprietario delle mura del locale di Via Condotti ad una mediazione presso il Ministero della Cultura il 5 luglio scorso.

Il caso del Caffè Greco

“Il tentativo di chiudere l’Antico Caffè Greco è una illogica ingiustizia nei confronti nostri, di tutti i cittadini romani e di tutti i visitatori che da ogni parte del Mondo amano e difendono la cultura. In più, cosa più grave, pensare che in Via Condotti 86 non ci sia più il Caffè Greco, è un pericoloso precedente che può portare alla chiusura di tanti altri locali storici italiani.

Dopo tante peripezie nella sua storia, oggi il Caffè Greco, una delle attività storiche più antiche del mondo, si ritrova a combattere contro uno sfratto assurdo, dopo più di 260 anni di ininterrotta attività. Il proprietario delle mura, Ospedale Israelitico, improvvisamente dopo circa 120 anni di rinnovi di affitto, decide di non voler rinnovare il contratto. Questo contraddicendo i vincoli ministeriali e l’Avvocatura dello Stato. Così, senza un motivo e senza giustificazioni”.

Dopo aver ricordato tutti i motivi documentati e controllabili per cui il Caffé Greco non può cambiare sede (di cui abbiamo parlato qui) e sottolineato come “le nostre offerte per un rinnovo del contratto siano assolutamente in linea con le cifre che pagano gli immobili vicini di Via Condotti”, Pellegrini prosegue così:
“Nonostante la Corte d’Appello abbia energicamente invitato le parti a trovare un accordo, e nonostante la costruttiva mediazione del Sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi, i proprietari delle mura sono un vero e proprio ‘muro di gomma’. Da anni stiamo portando avanti, insieme alla mia famiglia, una battaglia di civiltà per salvaguardare un angolo magico di Roma, una nicchia che profuma di libri, di caffè e di carrozze dal 1760. Parlo del più antico caffè culturale della Capitale, fondato da un certo Nicola della Maddalena, levantino, probabilmente della costa anatolica, storicamente legata alla civiltà greca. È da qui che prende il nome di Caffè Greco. Non vogliamo che nessuno sia insensibile al richiamo che un Convivio Culturale come il nostro riveste, soprattutto oggi nell’era dei social che tendono a cancellarne la memoria.

Resistere oggi è una missione civica. Il Caffè Greco svolge da quasi tre secoli esattamente la stessa funzione culturale, consolidatasi nel periodo Romantico. Arricchito nei secoli con arredi, opere d’arte e cimeli storici, gli stessi arredi, gli stessi quadri, gli stessi cimeli che oggi stupiscono i visitatori da tutto il mondo.
Tutto vincolato. Anche e soprattutto l’attività ivi svolta, come chiaramente enunciato dal contenuto dei due Decreti Ministeriali, del 1953 e 1954, e come ribadito dalle sentenze recenti, e soprattutto dal Ministero per tramite dell’Avvocatura dello Stato. Questi ambienti hanno avuto il privilegio di assistere agli incontri ed ai dibattiti di scrittori e artisti di tutto il mondo che hanno fatto la storia.

E le testimonianze della loro presenza si arricchiscono fino ai nostri giorni. È degli ultimi anni, infatti, la testimonianza della presenza al Caffè Greco della scrittrice e filosofa Spagnola Maria Zambrano, e del premio Nobel per la letteratura Polacco, Czeslaw Milosz. Si aggiungono quindi, anche oggi, nuovi compagni di viaggio, insieme ai Gogol, Goethe, Andersen, Shelley, Keats, Mascagni ed al lunghissimo elenco, dove spicca il gettonatissimo Buffalo Bill.

Non possiamo distruggere con un colpo di spugna questa testimonianza dal valore inestimabile. La nostra attività, dunque, non è quella dei semplici proprietari/gestori di un pubblico esercizio, ma è anche e soprattutto quella di provare a trasmettere l’amore per la discussione, la socialità, quella di tramandare un modo di essere, di incontrare, di pensare, quella di promuovere cultura. Siamo sì i proprietari di questa meravigliosa azienda, ma ne siamo prima ancora i custodi.

Custodi di un patrimonio che, moralmente, appartiene ad ogni cittadino, ogni visitatore che, gratuitamente, può ammirare le oltre trecento opere d’arte e, soprattutto, respirare un’atmosfera che si perpetua da secoli, e che si arricchisce nel tempo di nuove esperienze, di nuova linfa vitale, come la recente adesione del Caffè Greco alla Giornata Mondiale della Poesia, o la ormai decennale presenza del convivio del Gruppo dei Romanisti, che conta nelle proprie fila eminenti rappresentanti della cultura che ama Roma.

Tale consolidata e secolare notorietà, che trae origine dal Grand Tour, si è oggi evoluta nell’interminabile flusso di turisti, che vengono a visitare il Caffè Greco, potendo godere dell’aura iconica degli arredi, delle testimonianze e delle opere d’arte, delle consuetudini, di un luogo d’incontro, ininterrottamente presente da secoli, con tutto il suo portato immateriale, culturale, umano.

Potranno anche gustare prodotti tradizionali della pasticceria italiana, portando con sé un souvenir – la famosa tazzina decorata in arancione, nero ed oro, conosciuta in tutto il mondo”.

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