Il granchio blu nel mare italiano: un nemico che diventa una risorsa

A causa del cambiamento climatico, il crostaceo originario dell’Oceano Atlantico ha invaso le coste tricolori causando diversi danni, ma potrebbe diventare anche un nuovo ingrediente in cucina

Tra le conseguenze del cambiamento climatico riscontrate quest’estate, oltre alle temperature record e a fenomeni anomali come lunghi periodi di siccità seguiti da piogge torrenziali improvvise, c’è anche il riscaldamento delle acque. Connessa a ciò, inoltre, si sta verificando la presenza sempre più massiccia, nei nostri mari, di alcune specie non autoctone.

Una è quella del granchio blu (‘Callinectes sapidus’), originario delle coste atlantiche del Nord America (dov’è una razza protetta) e diffusosi negli ultimi decenni soprattutto nell’Adriatico e nel Tirreno, in particolare nei pressi di lagune ed estuari.

Nelle ultime settimane, comunque, gli avvistamenti che lo riguardano sono arrivati un po’ da ogni parte lungo tutta la Penisola, dalla Puglia all’Abruzzo, dalla Liguria al Lazio, fino alla Sicilia.

Forte, veloce e vorace, questo crostaceo è anche conosciuto come il ‘killer dei mari’, un soprannome che la dice lunga sui danni che esso sta provocando alle produzioni di vongole, cozze e ostriche del Mediterraneo, un comparto tricolore che vale cento milioni di euro. A essere insidiati sono anche i piccoli (i cosiddetti ‘avannotti’) di orate e spigole.

Oltre a distruggere la biodiversità e l’ecosistema, il granchio blu, con le sue chele taglienti, provoca molti danni anche le attrezzature di pesca, costituendo dunque una minaccia per la sopravvivenza di numerose imprese familiari. Solo nel delta del Po si parla di 3.000 aziende a rischio.

Istituzioni ed enti stanno cercando di correre ai ripari. Con il decreto legge ‘Omnibus’, per esempio, il governo tricolore ha sbloccato 2,9 milioni di euro a favore dei consorzi e delle realtà attive nell’acquacoltura che provvedono alla cattura e allo smaltimento della specie. I costi per queste operazioni, secondo le stime di Fedagripesca-Confcooperative, raggiungono i 100mila euro al giorno.

Accanto a simili operazioni, come ha reso noto il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare italiano, Francesco Lollobrigida, il governo prevede “altri interventi per mettere la filiera a riparo, nei prossimi anni, in termini strategici da un’evoluzione ancora più rischiosa di questo animale”.

Di recente lo stesso Lollobrigida ha pubblicato sui social una foto in cui la premier italiana Giorgia Meloni tiene in mano un vassoio di crostacei pronti per essere mangiati dai due e dalle rispettive famiglie, tutti in vacanza in una masseria a Ceglie Messapica (Brindisi), in Puglia.

Il granchio blu rappresenta un ingrediente potenzialmente pregiato per la cucina, dal momento che è ricco di vitamina B12 e ha un sapore delicato e gustoso, come ha sottolineato anche Coldiretti, la maggiore associazione di rappresentanza e assistenza dell’agricoltura dello Stivale.

Con l’aiuto di pescatori e contadini, Coldiretti Venezia ha ideato alcuni piatti dalle qualità nutrizionali importanti, da una versione aromatizzata al rosmarino all’insalatina alla veneziana rivisitata fino agli spaghettoni all’aglio saltati, tutte portate caratterizzate dalla presenza del granchio blu. I prezzi per chi vuole acquistarlo si aggirano intorno ai dieci euro al chilo.

Parallelamente si sta provando a puntare anche sull’export agroalimentare made in Italy. Con il primo container di 15 tonnellate di questi crostacei sottoposti a una semi-lavorazione, partito da poco per la Florida, è cominciata la commercializzazione negli Stati Uniti dei granchi non autoctoni pescati in Emilia-Romagna.

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