La guerra in Ucraina: ecco come questo conflitto sta cambiando il mondo

Lo racconta il libro “Il mondo sospeso – La guerra e l’egemonia americana in Europa” di Giuseppe Sarcina

di Amedeo Gasparini

Ne Il mondo sospeso (Solferino 2023) Giuseppe Sarcina ripercorre il primo anno di guerra in Ucraina dalla prospettiva americana. Esordisce con il vertice di Bali, quando Joe Biden ricevette una telefonata in codice rosso che lo avvertiva che un missile non indentificato aveva colpito il territorio polacco.

Momento di altissima tensione in Occidente. Fortunatamente, non si trattava di un missile russo, ma ugualmente nessuno poteva garantire che se il missile fosse venuto da Mosca, si sarebbe attivato l’articolo 5 della NATO.

Sin dal febbraio 2022, l’Occidente si rivela prudente di fronte all’aggressione russa in Ucraina. Biden ha identificato Vladimir Putin come la minaccia principale per l’ordine liberaldemocratico. Il quale immaginava, scrive Sarcina, che Biden si sarebbe voltato dall’altra parte e non avrebbe aiutato Kiev. Un errore che il Cremlino sta pagando a duro prezzo. Ma anche in Occidente si hanno fatto male i conti.

Non si credeva che Putin potesse mettere a repentaglio anni di legami economici e riportare l’Europa orientale indietro di un secolo. Così il vecchio Continente ha imparato la lezione che non volle imparare con l’appeasement del 2014 nei confronti della Crimea. Nel 2022 l’intelligence americana aveva avvertito che i russi stavano ammassando migliaia di uomini al confine. Pochi ci credevano.

La guerra in Ucraina, da prospettiva americana, è un’occasione per rinsaldare la dottrina Biden: dobbiamo salvare l’anima dell’America, dice sempre il presidente. La dottrina prevede, ricorda Giuseppe Sarcina, inclusione sociale e fede nel progresso. Sono valori su cui dovrebbe poggiare l’intero Occidente, che per anni si è fatto incantare dall’autoritarismo orientale.

L’atteggiamento bellicistico di Putin non è nuovo. Già nel 2007 alla conferenza di Monaco sulla Sicurezza accusò gli Stati Uniti di minacciare la Russia.

Da qui le preoccupazioni per la rivolta di Maidan e il supporto per i filorussi nel Donbass. Giuseppe Sarcina ricorda come tra il 2015 e il 2021 la questione ucraina non abbia avuto alcun peso nella mappa geopolitica degli Stati Uniti. Barack Obama si era chiamato fuori dagli accordi di Minsk.

Mentre si disimpegnava in Medioriente, l’America rifiutava di essere il gendarme del mondo e affidò all’Europa il compito di affrontare la crisi. Donald Trump vendette qualche Javelin all’Ucraina, a condizione che rimanessero lontani dal fronte e che fossero un deterrente strategico.

Ma il tycoon era interessato all’Ucraina per altre questioni: ricattare Volodymyr Zelenskyj offrendo armi in cambio di indagini su Hunter Biden. Nel febbraio 2022, il capo di Stato maggiore Mark Milley era sicuro dell’attacco russo in Ucraina. E tutto l’Occidente fu così trascinato in una guerra che nessuno in Europa voleva.

Ai primi di febbraio, annota Sarcina, «cambiò, forse per sempre, anche l’immagine dell’Ucraina: gli americani e il mondo scoprirono che non era solo il Paese degli oligarchi, della corruzione e delle mafie. Il suo esercito, il suo popolo, i suoi giovani erano pronti a morire per la patria». La Russia aveva calcolato male: gli ucraini hanno resistito all’aggressione.

Biden poi definì Putin un macellaio e un assassino, mentre il Presidente francese Emmanuel Macron invitava tutti ad evitare certe espressioni, ma poi appoggiò l’obiettivo NATO del due per cento del PIL a favore della difesa – un’antica battaglia che Washington porta avanti in seno all’Alleanza Atlantica. I massacri di Bucha scoperti nell’aprile 2022 hanno convinto sia i democratici che i repubblicani negli Stati Uniti che bisognava supportare a tutti i costi Kiev.

Graduale e prudente, l’Alleanza Atlantica ha piano piano fornito armi che un tempo erano precluse all’Ucraina. Al contempo, Biden voleva evitare di essere il protagonista della guerra, come richiesto da Zelenskij. Ma il caso in Libia, Siria e Georgia continua a rivelare quanto sia difficile per l’Europa gestire la difesa e la politica estera comune.

Di certo non aiutano prese di posizione come quelle del Cancelliere tedesco Olaf Scholz, che per dare il contentino all’Ucraina ha mandato a Kiev cinquantamila elmetti per non irritare Putin. Il che ha dato molto fastidio alla Casa Bianca, ricorda infine Giuseppe Sarcina.

Quanto all’Italia, Roma ha dato appena 150 milioni di euro per aiutare l’Ucraina: non è chiaro cosa farà in futuro, ma la posizione atlantista del governo Meloni è apprezzata a Washington.

L’AUTORE: Giuseppe Sarcina, nato a Milano il 7 febbraio 1962, lavora al «Corriere della Sera» dal 1995. Corrispondente da Bruxelles dal 2003 al 2007; responsabile «Corriere Economia» dal 2007 al 2009; inviato speciale dal 2009 al 2015. Corrispondente dagli Stati Uniti (prima New York, poi Washington) dal 2015 al 2022.

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