Il Leone d’Oro 2023 al freak show di Lanthimos

di Dario Furlani, inviato del Corriere dell’Italianità all’80ª edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica 

L’odore di vittoria si sentiva già, e le aspettative non sono state tradite.

A Venezia trionfa Poor Things di Yorgos Lanthimos (La Favorita, The Lobster), che con il suo universo a metà tra i romanzi gotici ottocenteschi e i fumetti steampunk ha conquistato la giuria presieduta da Damien Chazelle (La La Land, Babylon).

La forza del film, con protagonista Emma Stone, sta appunto nel parlare di temi profondamente contemporanei come l’emancipazione femminile in un’ambientazione che di reale ha ben poco.

Emma Stone in una scena di Poor Things

Ma non è l’unica opera in gara con al centro un forte messaggio politico.

Matteo Garrone (Dogman) si aggiudica il Leone d’Argento raccontando l’odissea umana di Io Capitano e accompagnando dei profughi senegalesi attraverso l’inferno dei flussi migratori. Kouassi Pli Adama Mamadou, attivista sociale a cui il film è ispirato, dedica il Leone a coloro che non ce la fanno: “Il film racconta una realtà vera. Io sono riuscito ad arrivare in Italia, ma vorrei che dedicassimo questo premio a tutte le persone che non sono potute arrivare a Lampedusa”.

Assolutamente da menzionare il film onorato con il Premio speciale della giuria: Green Border della regista polacca Agnieszka Holland immerge lo spettatore nel folle teatro del confine tra Polonia e Bielorussia, i cui boschi nascondono agli occhi della stampa le devastanti tragedie umane vissute giornalmente dai migranti.

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