Il ruolo sociale dei musei

Una conversazione con Luigi Maria Di Corato, Direttore della Divisione Attività culturali della Città di Lugano.

Nato, nel Settecento, con il compito cruciale di diventare luogo in cui la cittadinanza poteva formarsi e al contempo stabilire criteri di selezione che non dipendessero più dal gusto personale (ad esempio, il gusto di un amatore), negli anni il museo ha assunto importanti funzioni educative e di ricerca, in virtù della sua definizione quale istituzione permanente “che effettua ricerche sulle testimonianze materiali ed immateriali dell’uomo e del suo ambiente, le acquisisce, le conserva, e le comunica e specificatamente le espone per scopi di studio, educazione e diletto”.

Eppure ora che le fonti sono potenzialmente infinite e ciascuno ha accesso (più o meno) diretto e libero ad una moltitudine di informazioni, torna impellente la domanda sul ruolo dei musei. E se il racconto (didattico) promosso da questi istituti di cultura non possa essere messo in discussione. Tutto ciò ci porta a chiederci quale sia la funzione dei musei, oggi.

Il tema è stato affrontato recentemente all’interno del Consiglio internazionale dei musei (Icom), scosso dalla proposta della curatrice danese Jette Sandahl: “i musei sono spazi democratizzanti, inclusivi e polifonici per un dialogo critico sul futuro. Riconoscendo e affrontando i conflitti e le sfide del presente, conservano oggetti per conto della società, salvaguardano diverse memorie per future generazioni, e garantiscono eguali diritti e eguale accesso alle tradizioni per tutti i popoli”. S’insiste sulla necessità di un’arte che abbia natura “democratica” e “interculturale”, quale prezioso strumento per ampliare l’immaginario dei popoli e delle persone, aumentando la comprensione del mondo, facilitando l’incontro con l’alterità e riducendo così i pregiudizi verso lo straniero e il diverso.

Dunque, i musei: da luoghi responsabili dell’educazione intesa come la trasmissione di conoscenze attraverso il racconto, a spazi di formazione, che offrono gli strumenti per decodificare e interpretare le realtà rappresentate?

Secondo Luigi Maria Di Corato, direttore della Divisione Attività culturali della Città di Lugano, “la funzione del museo deve essere prima di tutto sociale, per quanto rimanga saldo il suo ruolo culturale e istituzionale. Se fino a poco tempo fa era possibile attribuire alla cultura un presupposto identitario (anche con forti connotazioni politiche), oggi viviamo in un mondo in cui l’identità è sempre più liquida. In questo contesto, la cultura e il museo rivestono un servizio sociale, un servizio al cittadino. Il museo non può che essere concepito come uno spazio di per sé pluralistico, che deve cercare di parlare a tutti i cittadini. È evidente che lo scopo del museo si stia ridefinendo per accogliere al suo centro oltre ai finanziatori e i proprietari di collezioni, anche la comunità dei cittadini, il pubblico – non da ultimo perché la cultura – e parlo naturalmente di quella pubblica – è finanziata dai cittadini tramite il prelievo fiscale ed è rivolta ai cittadini, che sono anche i principali portatori d’interessi del museo pubblico ed è pertanto giusto che essi sentano che ‘la cultura’ possa migliorare la loro vita quotidiana. Oggi, soprattutto nei paesi anglosassoni, il pubblico, da semplice destinatario delle mostre ed esposizioni permanenti, è sempre più concepito anche come potenziale co-curatore di contenuti stessi.”

Ecco però che si pone la domanda di come far in modo che il nostro patrimonio culturale possa essere concepito quale bene comune. Detto diversamente, come fare a costruire un pubblico e con quali scopi?

“Le strategie attraverso le quali il museo può esplicare il proprio ruolo sociale sono numerose. Oggi – spiega Di Corato – il public engagement, ovvero l’interazione con il pubblico, non avviene più attraverso canali tradizionali e didattici, quanto piuttosto mediante strumenti relazionali “interattivi” che rendono il museo un luogo di formazione continua (life-long learning), certamente senza voler sostituirsi agli istituti preposti alla didattica tradizionalmente intesa. Chi visita un museo oggi ha la possibilità di partecipare anche ad altre attività e di collaborare nella creazione dei contenuti: non solo incontri, conferenze, attività ludiche e ricreative, ma anche la possibilità di generare contenuti con proposte che possono essere a loro volta di interagire con il museo in maniera differente. Sempre più spesso le attività proposte dai musei, non sono dirette al solo intrattenimento. I musei prendono posizioni, sono impegnati anche sulle maggiori questioni di attualità. Pensiamo al rapporto tra cultura e salute o cultura e ambiente. Il museo è un attore di primo piano, non neutrale, che chiama alla responsabilità, sollecita il senso critico e organizza la propria offerta per supportare la costruzione di una società consapevole e non strumentalizzabile.”

 


Luigi Maria Di Corato, classe 1971, laurea in Lettere all’Università di Siena, con un master in Business Administration, già professore di Museum Management alla Facoltà di Economia dell’Università Cattolica di Milano e una lunga esperienza sul campo nella gestione di grandi progetti culturali internazionali. Da gennaio 2019 è Direttore della Divisione Attività culturali della Città di Lugano.

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