La Società Cooperativa di Winterthur

La Società Cooperativa di Winterthur fu fondata il 13 agosto 1906 con un’Assemblea convocata da un gruppo di lavoratori italiani, rifugiati politici, socialisti e organizzati sindacalmente. Abbiamo chiesto a Luigi Fucentese, Presidente della Società Cooperativa, una testimonianza sulla storia e gli obiettivi.

Presidente Luigi Fucentese, quali sono gli obiettivi della Società Cooperativa di Winterthur?

La nostra Società era nata come Società di Mutuo Soccorso e garantiva ai nostri connazionali, provenienti da una dura realtà lasciata in patria, un pasto caldo al giorno e un letto per dormire, almeno per i primi mesi di permanenza in Svizzera. Allora gli italiani che emigrarono, passando il Gottardo a piedi, furono numerosi. In quegli anni furono soprattutto gli italiani che contribuirono in modo considerevole, alla costruzione delle grandi opere pubbliche svizzere come gallerie, ponti, strade, dighe ed edifici, lavorando e vivendo in condizioni molto precarie.

Fin dall’inizio l’italianità è stato sempre un baluardo per la Società Cooperativa. Ancora oggi l’art. 1 recita “Cura e promuove la lingua e cultura italiana”. Nel 1950 l’apertura del Ristorante Cooperativo “Salmen”, nel centro città, diventato negli anni cinquanta il punto d’incontro dei lavoratori socialisti italiani e svizzeri, contribuì a realizzare così un primo contesto d’integrazione tra italiani e autoctoni. Poi con l’apertura a Winterthur del primo negozio di generi alimentari, con specialità italiane, come pasta olio salame e vino, seguito poi da altre decine di filiali nella Svizzera orientale, si era portato a conoscenza della popolazione locale la gastronomia italiana. Queste due iniziative furono una vetrina per far conoscere la cultura culinaria mediterranea.

Negli anni ’70 con l’apertura dei grandi negozi, Coop e Migros avvenne la chiusura del negozio di alimentari, seguito poi nel 1976 con la chiusura del ristorante Salmen.  Nella continuità gastronomica, attualmente funziona il ristorante “Focacceria Buon Gusto” alla Museumstrasse 74 a Winterthur, che ci garantisce l’italianità.

Gli obiettivi previsti sono la promozione della cultura italiana con l’organizzazione di conferenze ed eventi teatrali anche assieme all’associazione UNITRE e la Società Dante Alighieri.

Attraverso il Fondo di sostegno della Società Cooperativa creato nel 1922, per sostenere a suo tempo, soci bisognosi e il personale della Coopi, negli ultimi anni si sostiene anche l’attività dell’associazione Shalom.

Presidente, come è cambiata l’Organizzazione nel tempo?

Lo spirito cooperativistico di aiuto e collaborazione sociale è sempre presente. Vorrei ricordare che in passato, durante il periodo fascista, la Coopi ha sostenuto finanziariamente il Partito Socialista Italiano costretto a operare clandestinamente in Francia, come pure la stampa socialista che doveva raggiungere l’Italia. Nel 1938 contribuì con 12.000 franchi alla realizzazione della Casa del Popolo (Volkshaus) di Winterthur. Inoltre la Coopi sostenne nel 1944 la Croce Rossa Internazionale, con un importante contributo, per l’assistenza alle vittime della guerra. Queste fanno parte delle pietre miliari nella vita della Coopi.

La diffusione della lingua italiana ha sempre la priorità nelle attività della Cooperativa, anche nel favorire organizzazioni che promuovono l’Italianità.

Inoltre continuiamo a sostenere tutte quelle organizzazioni umanitarie e sociali che sono impegnate in Svizzera e all’estero, quali Medici senza frontiere, Unicef, Soccorso operaio svizzero, ProSenectute, solo per citarne alcune. Interveniamo anche puntualmente con donazioni alle popolazioni colpite da catastrofi naturali. Direi quindi che lo spirito iniziale della Cooperativa non è cambiato nel tempo.

Come state vivendo questo difficile periodo? Sono stati istituiti dei gruppi di sostegno per persone in difficoltà, o altri modi in cui mantenete i contatti?

In tutti questi mesi abbiamo cercato di tenere vivi i contatti con i nostri soci, tramite internet per coloro che avevano la possibilità di accesso e per gli altri abbiamo usato altri mezzi. La rete sociale ha funzionato e con piacere abbiamo constatato che i nostri soci sono stati sostenuti anche dai propri congiunti. L’età media dei nostri soci supera i 70 anni. Quindi, per la maggioranza, siamo nella fascia d’età a rischio, per cui il 90 % ha vissuto rispettando le disposizioni delle Autorità competenti, restando in quarantena. Naturalmente tutte le attività previste come la gita e il convivio annuale, compresa l’assemblea generale, sono state rinviate in autunno.

Su cosa state puntando per il rilancio della vita associativa?

Continueremo, Covid-19 permettendo, di organizzare in autunno, eventi culturali e informazioni sociali da soli e anche con altre Associazioni, cercando così di continuare a promuovere la cultura italiana.

Un grande impegno nel futuro sarà quello di inserire soci giovani nella nostra organizzazione per garantirne la continuità.

 

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