L’arte che fa riflettere. Il Teatro alla Scala e la tutela degli italiani in Svizzera. L’intervista al console generale di Zurigo Gabriele Altana

“Servirebbe uno sforzo comune, nostro e di tutte le organizzazioni della collettività, per intercettarli presto e informarli subito”, ci spiega il ministro. Ecco perché

di Franco Narducci

Foto: Il console generale di Zurigo Gabriele Altana alla conferenza stampa di presentazione della stagione 23/24 del Teatro alla Scala di Milano a Zurigo

Martedì 14 settembre 2023 si è tenuta la conferenza stampa del Teatro alla Scala di Milano a Zurigo. Il tabellone del celeberrimo Teatro contempla oltre 250 esibizioni tra opere, balletti, concerti e programmi per bambini e famiglie. La stagione musicale debutterà il 7 dicembre 2023 con il Don Carlo di Giuseppe Verdi.

Alla presentazione abbiamo intervistato il Ministro Gabriele Altana, uno degli attori principali della conferenza stampa assieme al Direttore artistico della Scala Dominique Meyer.
Una chiacchierata che è diventata occasione per parlare di cultura, ma anche della situazione degli emigrati italiani in Svizzera

Immagino che abbia vissuto l’avvicinamento a questa presentazione con grande entusiasmo…

“Si, come negli ultimi due anni abbiamo collaborato strettamente con il Teatro alla Scala, perché ci sembra una grande opportunità ribadire la natura europea di una istituzione culturale come la Scala, natura europea che è evidente nel settore della cultura. Insomma, se a Milano la Scala è diretta dal signor Meyer, che è un francese e presenta a Zurigo il suo programma in tedesco, basti pensare che a Zurigo il direttore musicale della Opernhaus è italiano e il Direttore della Kunsthalle è tedesco. A noi piace continuare su questa strada che ci sembra molto fruttuosa”.

La Svizzera è un Paese molto vicino all’Italia e Zurigo è una città molto vicina a Milano. Come ha vissuto finora questo connubio nell’esercizio del suo mandato diplomatico?

“Io e i miei collaboratori l’abbiamo vissuto su base quotidiana. C’é un flusso continuo di persone che dall’Italia, soprattutto dalle regioni del Nord, vengono regolarmente per motivi di lavoro a Zurigo e si aggiungono a quelli che ci vengono per rimanerci. Noi negli ultimi tre anni abbiamo registrato in media un saldo positivo di circa 5000 residenti, più o meno, ogni anno. E tantissimi, molto più di quanto s’immagini, sono gli svizzeri che fanno il viaggio nella direzione opposta”.

Un dato estremamente interessante. Ci tolga una curiosità per i lettori del Corriere: come è nata la sua passione per la diplomazia?

“È nata dall’interesse per la storia. Mi sono iscritto alla facoltà di Scienze Politiche e rapidamente ho scelto l’indirizzo politico internazionale, e da lì ho studiato, al di là delle materie obbligatorie, anche quelle più vicine al programma del concorso. Ho sostenuto il concorso, mi è andata bene e dal 1991 faccio questa professione”.

Noi le auguriamo naturalmente ulteriore successo. In poche parole, quali passi, secondo lei, occorre ancora fare a tutela dei cittadini italiani oltre confine, e anche a tutela dei nuovi migranti che arrivano in Svizzera?

“In poche parole, direi che servirebbe uno sforzo comune, nostro e di tutte le organizzazioni della collettività, per intercettarli presto e informarli subito. A noi capita quasi ogni giorno di ricevere persone che hanno bisogno urgente di qualche prestazione e si sorprendono perché sono a noi sconosciuti. Ci dicono ‘ah ma io sono da sette anni in Svizzera!’.
Ecco: se arrivi in Svizzera, ottieni il permesso di soggiorno con il tuo documento e ora vieni da me solo perché ti sta scadendo il passaporto, come si fa se io non so chi sei, se non sei registrato nella mia anagrafe? Consiglio di fare soprattutto attenzione a quello che riguarda le norme per l’esercizio delle professioni e le norme assicurative previdenziali per tutti i lavoratori. Ho riscontrato che in alcuni casi le persone che ne erano all’oscuro, forse erano state tenute all’oscuro: questo mi sembra pericoloso”.

Si, soprattutto in Ticino questo è un tema attuale con le assunzioni delle partite IVA

“Del Ticino non mi occupo, nei miei 14 Cantoni ogni tanto capitano persone che ignorano varie cose sul piano previdenziale…”

Vogliamo concludere con una frivolezza che però non è tale: qual è il luogo dell’Italia che più le sta a cuore?

“Una scelta difficile! Le dirò Cesena, ci sono nato, ci è nata mia moglie, c’é nato il mio primo figlio, ci torniamo quando è possibile. Insomma, siamo andati a scuola lì”.

E il luogo della Svizzera a cui è più affezionato?

“Le direi un lago qualunque, perché, quando vedo l’acqua, mi tranquillizzo”.

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