Moda e Mode. L’Italia non si ferma

di Maria-Vittoria Alfonsi

In foto: Amanda Seyfried, credit Kwaku Alston Fourelevenagency

“In questo secolo, chi per esempio è venuto al mondo fra il 1920 e il 30 ha conosciuto un vertiginoso ritmo di quegli eventi che radicalmente cambiano e anzi stravolgono le condizioni del vivere come anche del pensare. Ha visto nascere l’antibiotico, l’antipolio, il nylon, il radar, il supersonico, il televisore, il computer, dal transistor al microprocessore, la fibra ottica, l’astronave, l’agrigenetica (scienza che studia le possibilità di modificazione del sistema agricolo tradizionale mediante manipolazioni genetiche, n.d.r.), la mappa del genoma umano e così avanti…”: lo ha scritto Alberto Ronchey nel suo “Atlante Italiano”, nel 1997. E io all’elenco aggiungerei il fax, il cellulare, i “social”. Ma anche i jet che hanno sostituito i viaggi su nave, i super treni (abbandonati quelli a vapore e a carbone) e – perché no? – l’aspirapolvere, il frigorifero, la lavatrice, la lavastoviglie: elettrodomestici che tanto hanno aiutato e aiutano le donne (oggi, anche molti uomini…) nelle “faccende domestiche”. 

Purtroppo, oltre agli eventi positivi -dopo varie epidemie, dall’aviaria all’AIDS, alla mucca pazza, Sars, Ebola – si sta assistendo ora all’arrivo -impensato, inatteso, esecrato- del coronavirus o covid-19, che sta colpendo ogni continente.

Un’epidemia che influisce negativamente com’è risaputo, anche su una parte del mondo moda, come viene espresso con forza dalle sorelle Zampini di Es’ Givien, forti del successo ottenuto internazionalmente grazie all’abilità nel lavoro manuale e allo spirito imprenditoriale ereditati dalla famiglia, a cui si è aggiunta la preziosa collaborazione di piccole realtà artigianali locali. “Dopo anni di delocalizzazione di produzioni targate made in Italy, si parla molto di sostenibilità di filati, tessuti e processi produttivi, ma non del sistema produttivo manifatturiero, di chi la moda la realizza. E non ci si preoccupa di salvaguardare quell’artigianato che tutto il mondo ci invidia, costituito da chi tinge, taglia, cuce, ricama, crea modelli. Sono realtà imprenditoriali minori, spesso a conduzione familiare, che rischiano la chiusura”, dicono le Zampini. Un appello che, poi, si chiude con un paradosso che fa riflettere: “parliamo di sostenibilità della moda, o di moda della sostenibilità?”. Come per altre imprese la risposta potrebbe essere: entrambe. Augurandoci che l’una e l’altra possano avere il più rapidamente possibili riscontri positivi. 

In un clima generalizzato caratterizzato da tante preoccupazioni, incertezze e timori, uno spiraglio di sereno viene da Firenze: con soddisfazione generale e un rinnovato ottimismo verso il futuro, ci confermano ulteriormente dati e successo della partecipazione -in questi primi mesi del 2021- di Ente Moda Italia ai Saloni di Mosca, Seoul e Tokio che abbiamo ricordato nelle giornate dell’apertura. Nonostante le più che difficili premesse, dettate dall’emergenza sanitaria, le aziende italiane sono riuscite a presentare le loro collezioni e a mantenere vivo il contatto con il retail locale -in vista di un atteso ritorno alla partecipazione in presenza diretta- ai saloni fisici del CPM Moscow. Il più importante salone moda della Russia e dell’Europa dell’Est ha visto la presenza di ben 10.700 buyers provenienti anche dall’Estremo Oriente e dal Sud della Russia, tra i quali grandi showroom, rappresentanti ufficiali e agenti commerciali, attratti da un contesto nel quale le aziende italiane -con 45 marchi- hanno rappresentato la partecipazione internazionale più numerosa, dimostrando una grande capacità di lavorare con esperti e gruppi locali. 

Ventisei, invece, i marchi presenti all’Italian Fashion Days in South Corea, dove Mr. Jay Lim di Potex Inc. -partner di EMI per la Corea del Sud- ha dichiarato: “Anche i buyers che solitamente partecipavano alle Fiere in Europa, questa volta sono stati molto presenti alla nostra manifestazione perché non possono viaggiare: è stata quindi un’opportunità ancora più grande per i marchi italiani di incontrare nuovi buyers coreani”. Analoga, poi, la soddisfazione a Project Tokio, mentre si pensa ai prossimi appuntamenti internazionali di EMI, a cominciare da maggio: a Kiev, per proseguire a Miami e raggiungere poi la Corea del Sud, il Giappone e la Cina al Centrestage di Hong Kong!

E sempre da Firenze arriva un’altra ventata di ottimismo. Dopo la conferenza stampa del Presidente Draghi, ecco le dichiarazioni di Antonella Mansi, presidente del Centro di Firenze della moda italiana: “La riapertura delle Fiere internazionali a partire dal prossimo luglio è una grande notizia, e il mio primo pensiero  e la nostra gratitudine vanno al Sindaco di Firenze, Dario Nardella, che si è personalmente impegnato presso il Governo affinché la questione fieristica diventasse materia di attenzione  e prioritaria mobilitazione delle decisioni sulle attività economiche, perorando la causa dei Saloni di Pitti Immagine come emblema e caso concreto della necessità di far ripartire un comparto fondamentale per l’export dell’industria italiana e per l’economia della città”. E Claudio Marenzi, presidente di Pitti Immagine ha aggiunto: “Mi unisco ai ringraziamenti della Presidente Mansi perché intorno alle Fiere della moda abbiamo sentito una forte e consapevole mobilitazione. Abbiamo adesso una forte responsabilità sulle spalle, ma confidiamo in una risposta positiva da parte delle aziende e dei compratori italiani ed esteri. Da oggi a Pitti immagine intensificheremo ancor più il lavoro per realizzare la migliore edizione possibile dei nostri saloni. A breve comunicheremo le nuove date”.      

Intanto Giorgio Armani si gode gli ennesimi successi al “British Academy Film Awards” vestendo divi e divini da “supersera” sempre diversi, tutti al vertice, come è accaduto alla gran serata del premio “Oscar” che si è svolto lo scorso 25 aprile a Los Angeles. Inoltre, re Giorgio veste la squadra italiana alle Olimpiadi e Paralimpiadi.  Partendo da Tokio per continuare con le Olimpiadi Invernali di Pechino nel 2022 -occasioni nelle quali E/A Emporio Armani vestirà ufficialmente l’Italia Team, in collaborazione con CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano) e con il CIP (Comitato Italiano Paralimpico). In vista dei prossimi giochi di Tokio, Armani sostiene “Obiettivo 3”, la società sportiva fondata da Alex Zanardi -questo atleta unico, straordinario, dotato di un talento e forza di volontà e animo che, da sole, meriterebbero il massimo del podio e delle medaglie- offrendo agli atleti con disabilità la possibilità di avvicinarsi sempre più allo sport sviluppando le proprie potenzialità al di là di ogni barriera e di ogni infondato pregiudizio. Inoltre, Giorgio Armani annuncia che Simone Barlaam, primatista mondiale nei 50 e 100 stile libero, nei 50 e 100 dorso e nei 50 delfino classe 59, si aggiunge agli atleti testimonial della linea EA7 Emporio Armani, e indosserà divise sportive appositamente create per lui. Il giovane nuotatore italiano -sette volte campione del mondo e quattro volte campione europeo- grande esempio di passione e determinazione, si affianca alle altre eccellenze italiane nelle rispettive discipline. Giorgio Armani ha dichiarato, tra le varie cose: “… È un onore e un privilegio vestire le nostre squadre olimpiche e paralimpiche in questo momento particolare. Il periodo che stiamo attraversando ci chiama a un grande obbligo: per uscire dall’attuale situazione dobbiamo riscoprirci leali, impegnati, che è quanto gli atleti fanno ogni giorno dandoci un meraviglioso esempio”.  Le tute e gli accessori creati per gli atleti saranno anche disponibili nei negozi Armani e, all’interno dei capi, si troveranno i versi dell’Inno Nazionale, nell’intento di riaffermare energia, senso di unità e di appartenenza. E non finisce qui perché il Gruppo Armani è ora Fondatore Sostenitore della Fondazione Teatro alla Scala!

Intanto ha destato attenzione e in buona parte stupore l’ingresso nel mondo moda della famiglia Agnelli. Con la sua holding “EXOR”, società di cui fanno parte la Ferrari e la Juventus, oltre al Gruppo Editoriale GEDI, ha infatti acquisito il 24% della Christian Louboutin (si dice per 541 milioni d’euro), marchio francese di calzature di lusso, famose per la loro suola rossa, a cui si aggiungono vari articoli di pelletteria e accessori.

Indubbiamente colpiscono e preoccupano i problemi di alcune aziende, di piccoli negozi e boutique, mentre, di contro, ecco che Fendi apre a Sidney, in Australia, una splendida boutique di abbigliamento (prêt-à-porter uomo e donna), accessori e pelletteria all’interno dell’esclusivo “Queen’s Club”. Eleventy, poi, ha inaugurato la prima boutique monomarca a Ginevra e due Pop-Up in Giappone, confermando le strategie di sviluppo all’estero. Restando in Italia, invece, troviamo a Milano il nuovissimo “Versace Home” in via Durini; la collezione Emilio Pucci al “Temporary Store” alla Rinascente; inoltre, nella Galleria Vittorio Emanuele (“la Galleria”, tout court) ecco arrivare una boutique Dior. Chanel, invece, ha aperto a Capri una “seasonal boutique” (dal 19 aprile al 31 ottobre).

La moda italiana e il fascino dell’Italia sono inarrestabili.

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