Svizzera e Italia puntano sull’energia pulita delle biomasse

Quella che si ricava da legno e derivati e da rifiuti organici è una fonte rinnovabile, versatile, conveniente e sostenibile, sempre più richiesta

Legno, pellet e cippato, ma anche bucce di arance e letame. Che cos’hanno in comune? Scarti di segheria e rifiuti organici – dopo essere stati cibo, foraggio o materiale da costruzione – possono rappresentare una preziosa fonte di energia, per la precisione energia da biomassa, amica dell’essere umano e dell’ambiente: è infatti considerata rinnovabile, a impatto neutro sull’anidride carbonica, ecologica e versatile (da essa si possono ricavare elettricità, calore e combustibile).

L’energia prodotta da biomasse è uno dei pilastri su cui si fonda la decarbonizzazione, ossia il processo di abbandono del carbone per la produzione di energia elettrica, uno degli obiettivi di sviluppo sostenibile che dovranno essere realizzati entro il 2030 a livello globale da tutti i Paesi membri dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, incluse, dunque, Svizzera e Italia.

Relativamente alla Confederazione elvetica, secondo quanto diffuso dall’Ufficio federale dell’energia, già nel 2018 il 23% del consumo finale di energia a livello nazionale è stato coperto dalle fonti rinnovabili. In questo novero, la biomassa (per l’85% ricavata dal legno) incideva per un quarto e rappresentava la seconda fonte di energia rinnovabile più utilizzata dopo l’energia idroelettrica.

Per quanto riguarda l’Italia, alcuni dati aggiornati sono stati resi noti di recente in occasione di Progetto Fuoco, il principale evento mondiale con cadenza biennale, dedicato al riscaldamento e alla produzione di energia attraverso, appunto, la biomassa e svoltosi a Verona dal 28 febbraio al 2 marzo.

Stufe, caminetti, caldaie, barbecue, cucine a legna e pellet: le biomasse impiegate nel riscaldamento residenziale costituiscono attualmente la principale fonte energetica rinnovabile usata da oltre un quarto delle famiglie tricolori.

Nella Penisola la filiera legno-energia – “dal bosco al camino”, come viene definita – conta nel suo complesso oltre 14mila imprese e più di 72mila addetti, per un giro di affari che supera i 4 miliardi di euro.

Le moderne tecnologie del comparto raggiungono oggi fattori di emissione di poche decine di grammi per unità di energia termica prodotta, contro gli oltre 500 grammi emessi da un apparecchio classico.

Tra tecnologie innovative, sistemi automatici più efficienti e calo dei consumi, si calcola che tra il 2010 e il 2022, in Italia, le emissioni di Pm10 generate dai dispositivi a legna e pellet siano diminuite del 40%, a fronte di una sostanziale stabilità del parco complessivo installato. È quanto emerge dal Rapporto Statistico 2023 intitolato “Il legno nel riscaldamento residenziale e domestico” e curato da AIEL – Associazione italiana energie agroforestali.

“Il rafforzamento della filiera bosco-legna-energia può contribuire a valorizzare le potenzialità che il patrimonio forestale del nostro Paese è in grado di garantire in termini di sviluppo, occupazione e salvaguardia ambientale delle nostre aree interne”, ha dichiarato il presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, intervenendo durante la manifestazione.

Il ruolo delle imprese boschive è pertanto cruciale. Attualmente, come ha evidenziato l’organizzazione, il tasso medio globale di prelievo di legname dai boschi italiani è uno dei più bassi d’Europa. Per Cia, dunque, occorre favorire accordi interprofessionali pluriennali su scala territoriale e sostenere la creazione di reti d’impresa tra produttori, consumatori e trasformatori del legno.

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