Un robot in redazione: minaccia o opportunità?

di Giorgia Reclari Giampà

Foto: un momento del dibattito organizzato dalla SSR.CORSI a Bellinzona, il 26 marzo 2024

Fascino, attrazione, ma anche ansia e angoscia. Le rivoluzioni tecnologiche suscitano da sempre sentimenti contrastanti, soprattutto al loro esordio. Il loro impatto può essere devastante per alcuni settori, per altri un’opportunità. E per il giornalismo e l’informazione, qual è l’impatto dell’intelligenza artificiale?

Noi, distratti lettori di notizie online magari non ce ne siamo accorti, ma le macchine sono già entrate in molte redazioni. Con quali conseguenze? Il tema era al centro del dibattito “L’intelligenza artificiale rappresenta una minaccia per i media e per il servizio pubblico radiotelevisivo?” organizzato dalla SSR.CORSI a Bellinzona, lo scorso 26 marzo, che ha visto confrontarsi esperti di tecnologie informatiche e dei media.

Secondo Paolo Attivissimo, giornalista informatico e noto cacciatore di bufale, l’IA è una minaccia, non solo per il giornalismo. “Come giornalista ne sono profondamente attratto, la uso per traduzioni e trascrizioni. Come informatico sono invece atterrito dall’innamoramento febbrile, dalla cotta tecnologica che hanno le testate giornalistiche e le aziende. Perché la vedono come un modo per ridurre i costi e per tagliare il personale, non come un’opportunità per offrire un servizio migliore agli utenti”.

In alcuni ambiti ci sono applicazioni positive, per esempio in ambito medico o amministrativo, ma quando parliamo di informazione la questione è estremamente delicata gli ha fatto eco Pierfranco Longo, presidente della Conferenza cantonale dei genitori (Ticino), che si dice altrettanto preoccupato. “I media esistono da oltre un secolo proprio per poter rendere comprensibile la complessità della realtà che ci circonda. E pensare che ci sono degli operatori che investono per avere infinite possibilità di manipolare le informazioni, è fonte di grande preoccupazione”.

LEGGI E REGOLAMENTI: UNA NOVITÀ

“Nel giornalismo chi ha paura ha già perso” ha replicato Reto Ceschi, responsabile del Dipartimento informazione della RSI (Radiotelevisione svizzera di lingua italiana). Secondo Ceschi, l’IA non va considerata una minaccia “a condizione che noi giornalisti continuiamo a lavorare sulla nostra intelligenza, che va messa alla prova e allenata ogni giorno. Dobbiamo avere le antenne sempre alzate, allenare lo spirito critico, lavorare a un approccio approfondito dei temi”. E uscire dalle redazioni: “il giornalismo deve essere sempre meno seduto e sempre più sul campo, per fare davvero la differenza”.

La parola chiave è responsabilità nell’utilizzo di questi strumenti. La SSR ha elaborato una Carta che regolamenta l’uso dell’IA nel servizio pubblico radiotelevisivo. “È comunque centrale un’attenzione continua, preparazione e aggiornamento costante. – ha aggiunto Ceschi – Chiamarsi fuori completamente da questo tema significherebbe decretare la fine del nostro lavoro”.

Ci sono le regolamentazioni interne, come quella della SSR, ma anche nuove regole internazionali, come la Legge sull’intelligenza artificiale approvata dal Parlamento europeo nel marzo 2024, ha ricordato Alessandro Trivilini, docente e ricercatore in ingegneria del software, informatica forense e sicurezza informatica alla SUPSI.

“Per la prima volta sono state approvate delle regole internazionali sull’uso dell’IA. Non era mai successo prima e con i social media non è stato fatto, con le conseguenze che conosciamo”. Anche secondo Trivilini è fondamentale la responsabilità degli esseri umani. “Non c’è competizione negativa tra umano e algoritmo. Il giornalista deve conoscere questi strumenti, essere in grado di sfruttarli a suo vantaggio. È comodo e utile farsi aiutare nella ricerca di informazioni dall’intelligenza artificiale, ma poi l’umano deve rielaborare le informazioni per creare il prodotto finale. Quello che conta è la qualità”.

INFLUENCER E AVATAR

Va bene la responsabilità, ma mentre il servizio pubblico si dota di regolamenti e strutture per garantire la qualità dell’informazione, fuori ci sono i social, ci sono gli influencer, che vengono considerati come fonte di informazione e notizie da moltissimi utenti del web, ha rilevato Attivissimo. E non parliamo di umani. “Gli influencer oggi sono ormai in mano all’intelligenza artificiale. Io sono in contatto con alcuni influencer virtuali che stanno lavorando per sostituire tutto il settore dei testimonial. Avremo voci che sommergono completamente il giornalismo, grazie all’IA si possono generare migliaia di versioni di un articolo, con informazioni vere o false. Sulla base di un algoritmo (quello di Tik Tok) qualcuno decide che cosa la gente deve pensare, leggere e giudicare”.

Bisogna distinguere tra intelligenza artificiale e intelligenza artificiale generativa, tra media di servizio pubblico e tutti gli altri – ha aggiunto Longo. L’IA generativa può essere un utile strumento per chi non ha un mandato di servizio pubblico, ma persegue altri interessi.


“In Corea del Sud si clonano i conduttori televisivi. Negli USA il Wall Street Journal usa l’IA a scopo di marketing (per decidere quando far pagare un articolo). Gli utenti dei media sono già profilati con gli algoritmi, il problema è quando diventano un target di interessi geopolitici ed economici. E l’informazione su misura elimina la pluralità delle voci e dei punti di vista. I media devono rappresentare la complessità della società, non semplificarla eccessivamente”.

Anche se la maggior parte degli svizzeri e delle svizzere sembra ancora refrattaria alla fruizione di notizie elaborate dalla macchina (cfr. Annuario dei media 2023), tutti gli esperti concordano su un punto: non bisogna restare passivi e farsi sopraffare, ma occorre mantenere salde le redini dell’informazione. Per Trivilini è fondamentale che i giornalisti vengano formati sul funzionamento degli algoritmi, in modo che sappiano gestirli attivamente e comprenderne le dinamiche. 

Secondo Ceschi, in conclusione, non è pensabile in RSI un notiziario creato solo dalla macchina. La conoscenza del territorio e delle persone non potrà mai essere sostituita.
“Io in redazione voglio teste pensanti, giornaliste e giornalisti dotati di spirito critico. Voglio rompiscatole, non voglio robot che si accendono e si spengono”.

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