RSI e italofoni in Svizzera, come va?

Visioni a confronto sull’offerta della Radiotelevisione svizzera di lingua italiana in un evento pubblico a Zurigo

di Giorgia Reclari Giampà

All’inizio c’era “Un’ora per voi”, il programma dell’allora TSI (Televisione della Svizzera italiana), andato in onda per la prima volta il 23 maggio del 1964, nato da una collaborazione sperimentale tra la televisione svizzera e quella italiana. Erano gli anni di una significativa crescita della popolazione straniera in Svizzera, soprattutto di origine italiana (e delle conseguenti reazioni di chiusura e intolleranza). Il programma è stato ideato e costruito appositamente per il pubblico degli emigrati italiani in Svizzera, con la doppia funzione di mantenere un legame con la terra d’origine e di avviare un processo d’integrazione nella patria d’adozione. In questo contesto di profonde trasformazioni sociali, la TV ai suoi esordi ha saputo svolgere un ruolo di protagonista nell’avvicinamento culturale tra gli svizzeri e gli immigrati. Ora sono trascorsi quasi 60 anni da quel giorno, la società svizzera è cambiata, la fruizione dei media pure e anche la popolazione italofona residente nella Svizzera non italiana non è più (solo) la stessa. Non si tratta più di un gruppo omogeneo e compatto dal punto di vista sociale e culturale, quanto piuttosto di una realtà molto frammentata. I “nuovi” italofoni sono quindi più difficili da etichettare e ricondurre a “categorie” ben definite.

Impatto della SSR: si può migliorare
Una cosa però è certa, ci sono più italofoni nella Svizzera non italiana che in quella italiana. Lo evidenzia anche lo studio “La posizione dell’italiano in Svizzera – Uno sguardo sul periodo 2012 – 2020 attraverso alcuni indicatori”, commissionato dal Forum per l’italiano in Svizzera all’Osservatorio linguistico della Svizzera italiana e al Dipartimento formazione e apprendimento della SUPSI nel 2021. Dallo studio emerge anche che, nonostante la maggioranza degli italofoni ascolti la radio e guardi video nella propria lingua madre, non fa riferimento al servizio pubblico, che ha quindi pochissimo mercato al di fuori del suo territorio di riferimento. “Questo – scrivono i ricercatori – vale in particolar modo per le emittenti italofone: poiché la televisione (RSI LA1) non ha nessun impatto rilevabile fuori del territorio italofono e la radio RSI Rete Uno mostra una presenza minima, si può concludere che non è la radiotelevisione pubblica svizzera italofona a fornire i contenuti radiotelevisivi di cui fruiscono principalmente le persone italofone e non fuori del territorio”.

Discutiamone con i rappresentanti RSI
Quindi come deve rivolgersi oggi il servizio pubblico radiotelevisivo a questo (potenziale) pubblico? Quale tipo di offerta, con quali obiettivi e per quali tipologie di utenti? La CORSI ha organizzato un evento per dibattere su questi punti, che si terrà martedì 15 novembre alle 18.30 al Liceo artistico di Zurigo.
Ne discuteranno: Matteo Pelli, responsabile Programmi e Immagine RSI, Lidia De Bernardi, corrispondente RSI da Berna, Alessandro Bosco, presidente della Società Dante Alighieri di Zurigo e Marianna Sica, coordinatrice di GIR – giovani in rete. Modera Giangi Cretti, giornalista. La serata si svolge nell’ambito della rassegna “Zurigo in italiano”.
L’entrata è libera, ma per motivi organizzativi è richiesta l’iscrizione sul sito www.corsi-rsi.ch oppure inviando un’email a info@corsi-rsi (indicare nome, cognome e numero di partecipanti).
Sarà un’occasione di scambio fra diverse comunità italofone (presenti sul palco ma anche tra il pubblico) – che potranno portare considerazioni, suggerimenti e osservazioni – e rappresentanti della RSI, che presenteranno le nuove tipologie di offerta e gli obiettivi dell’emittente.

Cronache plurilingui di eventi sportivi?
Anche gli autori dello studio sulla posizione dell’italiano in Svizzera traggono alcune conclusioni e formulano dei suggerimenti all’indirizzo della SSR: “Per incentivare e aumentare a livello svizzero la fruizione dei media in lingue diverse dalla propria lingua principale, e in particolare in italiano da parte di parlanti come lingua secondaria, ma anche principale, ci sembrano decisive le scelte editoriali e aziendali delle singole emittenti svizzere. Una via che ci sembra interessante e promettente è quella già intrapresa per esempio con la piattaforma online della SSR Play Suisse, dove sono messi a disposizione del pubblico svariati contenuti (culturali, di intrattenimento e informazione) fruibili nella loro versione linguistica originale oppure nella versione doppiata o sottotitolata in altre lingue, tra cui l’italiano. Seguendo questa linea, si potrebbero favorire e potenziare collaborazioni e scambi tra le emittenti delle regioni linguistiche, per esempio attraverso la realizzazione di programmi comuni plurilingui. Perché non immaginare, sempre per esempio, cronache bi-plurilingui di eventi sportivi, ma anche trasmissioni di approfondimento in altri ambiti, come la politica federale? Anche in questo caso analogamente a quanto già si fa con la trasmissione Pavillon Suisse122, collocata nell’ambito dell’emittente RTS Espace 2, in cui settimanalmente l’antenna è condivisa con le consorelle RSI Rete Due e SRF 2 Kultur per trasmettere (e commentare in tre lingue) concerti di musica classica”.

Programmi didattici e Play Suisse
Se chi è madrelingua fa capo principalmente a media italofoni, il discorso si complica per chi ha l’italiano come lingua secondaria. La fruizione cala drasticamente, come ha evidenziato Matteo Casoni, ricercatore presso l’Osservatorio linguistico della Svizzera italiana, in occasione del convegno “L’italofonia e il ruolo del servizio pubblico dei media” organizzato dalla CORSI a San Gallo nel maggio 2022. Secondo Casoni le persone con competenze parziali di italiano costituiscono un pubblico potenziale a cui la SSR dovrebbe destinare programmi didattici o dedicati al tema italofonia/italianità, oppure l’offerta plurilingue della piattaforma Play Suisse. Scambi e contatti potrebbero essere favoriti anche internamente alla SSR attraverso la mobilità del personale (per es. degli apprendisti).Sempre in occasione del convegno, il direttore della RSI Mario Timbal ha puntualizzato che l’azienda non punta su contenuti specifici dedicati agli italofoni oltralpe, ma sostiene piuttosto la creazione di ponti, legami, che vadano a raccontare la Svizzera nella sua diversità: «vogliamo che la RSI sia non solo uno strumento per parlare a quella ampia fetta di pubblico che, in ogni angolo del Paese, parla o comprende l’italiano. Ma anche e soprattutto uno spazio di incontro e di confronto per storie, idee, saperi, progetti. Per mostrare in concreto quanto è importante per valorizzare anche il ricco patrimonio della nostra italianità».

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