Si può essere insieme patriottici e inclusivi?

A pochi mesi dal 26 gennaio, data in cui oltre al nuovo presidente dell’Emilia-Romagna si deciderà il futuro del Conte Bis, due fotogrammi anticipano la difficoltà di ricomporre il puzzle di una rappresentanza politica sempre più in crisi nell’epoca della post-democrazia crouchiana.

Il primo raffigura il presidente uscente Stefano Bonaccini (Pd), in uno dei tanti manifesti affissi sulla via Emilia, in camicia chiara sbottonata, occhiali alla moda e leggera abbronzatura da fine estate, su sfondo neutro e, a fianco, la scritta in verde, “Stefano Bonaccini presidente”. Niente rosso, nessun riferimento al partito. Puro personalismo. Non sfuggito, da destra, a Giancarlo Tagliaferri che si candida a consigliere regionale per Fdi e così attacca sui social: “Oh Stefano, ma perché tradisci il tuo partito, i tuoi colori, il tuo elettorato? Sei sempre stato uomo di sinistra, continua ad esserlo, non tradire i tuoi compagni”.

Il secondo: – Fiorenzuola, Piacenza. Flashmob delle sardine. Un vecchio militante comunista si presenta in Piazzale Taverna dove già sono riuniti 500 manifestanti (a contestare simbolicamente il contemporaneo arrivo di Matteo Salvini a sostegno della candidata leghista alla Regione Lucia Borgonzoni). Aveva già annunciato sui social che, contrariamente alle disposizioni, avrebbe portato con sé una bandiera rossa raffigurante falce e martello e ritratto di Antonio Gramsci. Tra le sardine, i promotori lo invitano prima a deporre la bandiera, poi, chi più chi meno gentilmente, a lasciare la piazza. Nello stesso tempo, dai megafoni di un’auto a centro piazza, Bella Ciao lascia il posto all’inno di Mameli, raccogliendo l’omaggio caloroso della folla.

Si può essere insieme patriottici e inclusivi? Forse sì, ma al netto di una rimozione ideologica totale.

Le prossime elezioni, forse, non segneranno la vittoria della Lega in Emilia, ma certamente hanno già segnato un cambio di paradigma storico: le appartenenze storiche, almeno a sinistra, non fanno più presa e anche la simbologia allora evita qualunque riferimento al passato socialista.

Che sia nel nome di un pesce simpatico perché essenzialmente perdente, o del volto fiero e sicuro di un self-made man in abiti casual.

La sconfitta, inequivocabile e netta di un mondo che non esiste più, fatto di monoliti ideologici e scontri frontali. E al contempo, la rappresentazione plastica di un momento populista che – forse con eccessiva fretta – si è voluto liquidare, assieme alla straordinaria involuzione del Movimento 5 Stelle. Perchè se una cosa è certamente probabile – come ricorda Carlo Valentini su ItaliaOggi – è che l’ascesa del movimento delle Sardine rischia di polverizzare i 5Stelle. Ma lo stesso discorso potrebbe non valere per il populismo. Chi le contesta, suggerisce che siano povere di contenuti e di proposte politiche. E loro questo, nemmeno lo negano. Al posizionamento netto su determinati temi, come i nascenti 5Stelle, preferiscono l’appello a valori chiave (solidarietà e rispetto su tutti, ha ricordato a più riprese uno dei promotori a livello nazionale, Mattia Santori). Come i 5Stelle, annoverano percentuali altissime di partecipazione giovanile nelle piazze. E – al netto della leva emozionale diversa (per i meet up di Beppe Grillo era la frustrazione riversata nelle piazze in modo catartico con i primi Vaffaday) – aggregano sulla base del contrasto a un certo tipo di politica e di linguaggio, più che sulla base della condivisione di obiettivi comuni.

“Potremmo introdurre contenuti – ha spiegato Leonardo Masini, uno dei promotori del flashmob delle Sardine a Fiorenzuola, ma poi rischieremmo di introdurre elementi divisivi nella piazza. E adesso invece è il momento di aggregare. In futuro si vedrà”.

Il rischio allora, è di trovarsi di fronte, nel bene e nel male, un Movimento 5Stelle 2.0 che accolga a sé i delusi pentastellati ma che – come il predecessore – non riesca ad andare oltre la fase di secca dei partiti tradizionali. E dietro l’angolo, approfittando della crisi degli uni (5Stelle) e degli altri (Pd e Fi), ecco sempre più ingombranti le ombre dei due Mattei, Salvini e Renzi, pronti a capitalizzare i consensi in modo plebiscitario attraverso la presa carismatica dell’uomo solo al comando, del decisore unico a fronte del disorientamento della piazza.

“Crediamo ancora nella politica e nei politici con la P maiuscola. In quelli che pur sbagliando ci provano, che pensano al proprio interesse personale solo dopo aver pensato a quello di tutti gli altri. Sono rimasti in pochi, ma ci sono. E torneremo a dargli coraggio, dicendogli grazie” – dicono le Sardine nel loro manifesto nazionale. E chissà che Bonaccini, seguendo la strategia dei due Mattei, non possa radunare attorno alla propria figura il consenso degli elettori al momento dell’ingresso nelle urne: un verde speranza per un’Emilia non più così rossa.

 

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