Pensate di sapere tutto del mondo del calcio?

Il più grande spettacolo del mondo

di Giorgio Marini

Probabilmente sapete riconoscere un fallo, un rigore, un fuorigioco, ma ci sono tanti dettagli – essendo ampia e complessa la materia – che sfuggono pure ai più esperti. Senza contare che, per quanto riguarda storia e aneddoti, la memoria può sempre vacillare. Per scoprire quanto si è ferrati nell’argomento ora ci si può mettere alla prova con “Calcio Mega Quiz” (Salani). L’autore è il giornalista sportivo Marco Cattaneo, che ha condotto programmi di calcio per bambini su Disney Channel e ora è conduttore di Sky Sport. È inoltre presentatore e ideatore di “Sky Sport Quiz Reward, in onda su Sky”. Nel suo libro troverete 500 domande e altrettante risposte per testare le vostre conoscenze da soli o per sfidare gli amici su quello che – come sottolinea anche l’autorevole enciclopedia Treccani – viene definito il più grande spettacolo del mondo.

UN GIOCO MILLENARIO

Un breve excursus storico, tenendo conto dei giochi più antichi con la palla, che avevano comunque sostanziali analogie con il calcio attuale. In questo senso le prime manifestazioni si ebbero in Estremo Oriente, come dimostrò il francese Jules Rimet, al quale si deve la creazione e il lancio, nel 1930, del primo Campionato del Mondo di calcio. Nel venticinquesimo secolo a.C. l’imperatore cinese Xeng Ti obbligava i soldati del suo esercito a praticare, nell’ambito dell’addestramento militare, il “Tsu-Chu”, imperniato sul possesso di un oggetto sferico, molto simile a un pallone di oggi, formato di sostanze vegetali, tenuto insieme e ammorbidito in superficie da crini annodati (secondo una versione più poetica e romantica, invece, si trattava di soffici ciocche di fanciulla). Un millennio più tardi, in Giappone ebbe largo seguito il “Kemari”, diletto delle classi nobili. Si praticava su un campo segnalato, agli angoli, da quattro tipi diversi di albero: un pino, un ciliegio, un mandorlo e un salice. Il pallone aveva uno strato esterno di pelle, misurava 22 cm di diametro ed era manovrato con le mani e con i piedi (dunque, in questo caso, più che altro una sorta di rugby ante litteram). Un passatempo in cui non mancavano garbati scambi di scuse e complimenti.

Attorno al 1000 a.C., nella Grecia era diffuso l’epískyros (il nome derivava da sk´yros, la linea centrale che divideva in due parti il campo) che, come tante altre usanze elleniche, fu ripreso a Roma dove fu chiamato harpastum e assunse connotazioni decisamente più brutali. L’arpasto, molto popolare tra le truppe, consisteva nel rubarsi la palla con foga. Ci si cimentavano con soddisfazione i legionari di Giulio Cesare, suddivisi in squadre regolari. Furono quindi probabilmente loro a farlo conoscere ai britanni durante l’invasione dell’isola, nella terra destinata a dare ufficialmente i natali al calcio moderno. Rimanendo nell’antichità, in Messico i Maya non potevano toccare con le mani il pallone (in caucciù massiccio, pesante oltre tre chili) e se lo passavano attraverso un piccolo foro nel muro.
Le fortune di tutti i giochi con la palla declinarono bruscamente nel Medioevo, epoca di svalutazione delle attività ludiche, in cui furono messi al bando, dapprima solo per i religiosi, poi anche per i militari. In Europa fu il Rinascimento, con l’esaltazione del mondo classico e il ritrovato culto per la bellezza e la forza, a favorirne il ritorno. Nello splendore dell’età medicea, Firenze ne divenne la capitale. Già nel 1410 un anonimo poeta fiorentino, cantando le glorie e le bellezze della città, accennava a una popolarissima forma di divertimento espressamente chiamata “gioco del calcio”. Piero de’ Medici riunì alla sua corte i più abili giocatori, dando così vita al primo esempio di mecenatismo applicato al calcio, di cui fu colta un’altra potenzialità: quella, cioè, di costituire una valvola di sfogo per il malcontento popolare (alla stessa stregua dei circenses romani).

RECORD, VITTORIE E GOL STORICI

Nel pratico manuale di Cattaneo si spazia attraverso le partite più belle, le biografie e le imprese dei calciatori, ma anche curiosità su inni, simboli, maglie delle squadre. Volete qualche… assist?
Vi ricordate, per esempio, che nel 1954, in Svizzera, fu disputato un Mondiale? I più preparati sapranno che fu vinto dalla Germania, finita in finale contro l’Ungheria. Le immagini erano ancora in bianco e nero.
Nel 2000, per la prima volta, il campionato europeo fu organizzato da due nazioni, Belgio e Olanda. Nel 2008, poi, è toccato al Paese elvetico e Austria, nel 2012 a Polonia e Ucraina.
E poi ci sono i record. Per ben 66 anni Gunnar Nordahl, centravanti svedese del Milan e della Roma, ha detenuto il primato di gol segnati in una sola stagione, 35. Il tedesco Berti Vogts fu l’unico a riuscire in un’impresa, ovvero a vincere gli Europei sia come giocatore (nella Germania, campione d’Europa nel 1972) sia come allenatore (sempre dei tedeschi, quando si aggiudicarono la coppa nel 1996). E ancora. Perché gli inglesi sono considerati i maestri del calcio? Il 26 ottobre del 1863, in Inghilterra, venne fondata la Football Association, la prima federazione calcistica della storia. Il primo Mondiale? Fu vinto dall’Uruguay che, nel 1930, era anche padrone di casa e sconfisse l’Argentina per 4-2.

Il grande giocatore brasiliano che ha vinto tre Campionati del mondo è Pelè, da molti considerato, insieme a Maradona, il più forte di tutti i tempi: ha alzato la coppa insieme alla sua squadra nel 1958 (ad appena 17 anni), nel 1962 e infine nel 1970, in finale contro l’Italia. Volete una panoramica dei gol più celebri? Al Mondiale del 1986, in Argentina-Inghilterra, Maradona segnò due tiri passati alla storia. Uno perché si fece tutto il campo da solo, palla al piede. E l’altro perché saltò insieme al portiere Shilton e colpì il pallone con il pugno sinistro. Incredibilmente, in quel momento non se ne accorse nessuno (proviene da lì la famosa espressione “mano de Dios”, usata dal campione, successivamente, in conferenza stampa). Fu Fabio Grosso a calciare il rigore decisivo per la vittoria dell’Italia della Coppa del Mondo del 2006, in finale contro la Francia. Qualcuno si ricorderà di Cristiano Ronaldo a Torino, contro la Juve, quando vestiva la maglia del Real Madrid che vinse 3-0: dopo il meraviglioso gol di “CR7” in rovesciata, i tifosi della Juve presenti a Torino si alzarono ad applaudirlo. Dopo qualche mese, lo avrebbero visto giocare con la maglia della loro squadra del cuore.

Tra gli anni Ottanta e Novanta l’olandese Marco van Basten è diventato famoso, oltre al talento, per un vezzo: ogni volta che doveva calciare un rigore, prima di prendere la rincorsa saltellava sul posto (molti bambini e ragazzi lo imitavano!). Gervais Lombe Yao Kouassi, meglio noto come Gervinho, campione ivoriano, ha una particolarità: è velocissimo, quasi immarcabile, è capace di correre da un’area all’altra in una decina di secondi. Un’ultima chicca (nel libro ne trovate letteralmente la metà di mille). Lo svedese Zlatan Ibrahimović deve molte delle sue giocate e dei suoi gol a uno sport praticato a lungo, da ragazzo: Ibra è un grande appassionato di arti marziali, e di taekwondo nello specifico. Del resto basta vedere quando alza la gamba a più di un metro da terra e colpisce il pallone, spesso andando a segno.

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