All’Eidgenössische Technische Hochschule di Zurigo, lo studio “a cubo” di Thomas Mann

di Amedeo Gasparini

All’ETH (Eidgenössische Technische Hochschule) si può visitare lo studio di Thomas Mann. Nessuna prenotazione necessaria, aperto anche la domenica. Si entra dalla porta principale del politecnico, subito nel corridoio sulla sinistra, seguendo le indicazioni. Quella di Mann è una stanza a cubo con un cubo dentro, tra vetri, libri e pannelli espositivi. Ma anche fotografie, oggetti, monili e memorie dei viaggi dello scrittore. Katia Pringsheim, la moglie, era persuasa dall’idea di allocare uno spazio simile alla memoria del marito poco dopo la sua scomparsa.

Tra i primi oggetti esposti, una sua lettera (31 agosto 1955) in cui sottopone la questione al rettore dell’ETH del tempo, Karl Schmid, che accettò. «Fa onore al nostro Paese il fatto che Lei consideri la Svizzera come il luogo dove in futuro dovrà essere curata l’opera di una vita di Suo marito», le scrisse. L’idea, come ammetteva Katia a Ria Drevermann, veniva dai figli.

La mostra indica la vita quotidiana del Nobel, le sue routine, i suoi oggetti. Le fotografie aiutano a vedere un signore che incede nel tempo e vede la sua fama incrementare. È in Svizzera, nel Canton Zurigo, che Mann decise di passare gli ultimi anni della sua vita. Quello con la Svizzera per Mann fu un amore duraturo. Lo si vede dalle lettere esposte e le interazioni culturali a più riprese con il paese.

La stanza ospita lo studio di Thomas Mann chiuso in gabbia color rosso scuro. Il mobile più interessante è la scrivania. Una grande scrivania neobarocca, lo strumento di lavoro più importante di Mann, acquistata probabilmente dall’antiquario di Monaco Kurt Bernheimer. È alla scrivania dove trascorse tantissime ore; qui organizzava la sua giornata, regolata da un rigido regime temporale di cicli ricorrenti. Anche nei numerosi viaggi si atteneva, se possibile, al suo ritmo lavorativo.

Thomas Mann scriveva moltissimo. Letteratura solo al mattino; poi nel dopopranzo il pisolino e la corrispondenza, la correzione di bozze e una passeggiata. Prendeva occasionalmente appunti su cartoline o sulla carta da lettera dell’albergo, oggi conservate nell’Archivio zurighese. La sera ascoltava musica o organizzava letture dei suoi ultimi testi per famiglia e amici. Dormiva male, ma non era insonne.

Gli oggetti esposti ci fanno penetrare nella quotidianità e la vita di Thomas Mann. Sugli scaffali c’è una scatola di sigarette. Lo scrittore fumava sempre, anche quando mangiava. Esposto anche il calendario. Nel suo diario (27 febbraio 1934), annotava il «particolare piacere che provo ogni giorno, più o meno consapevolmente e fortemente, quando strappo una pagina del calendario». Poi cinque calamai Waterman e Parker con inchiostro blu, rosso e verde. Usava il rosso per le correzioni e scriveva con la stilografica.

I pannelli alle pareti ripercorrono la storia dello scrittore. Thomas Mann nacque a Lubecca il 6 giugno 1875. Dopo la morte del padre sedici anni più tardi, si trasferì con la madre a Monaco, dove seguì le lezioni alla Königlich Bayerische Technische Hochschule (oggi Università Tecnica). Con il fratello Heinrich Mann, anch’egli scrittore, fece un viaggio in Italia fino alla primavera del 1898, l’anno dell’uscita della prima raccolta di racconti, Il piccolo signor Friedemann. Tre anni dopo, il primo romanzo, I Buddenbrook. Nel 1903 pubblicò un’altra raccolta, Tristan – che comprendeva “Tonio Kröger – e sposò Katia. Il viaggio di nozze a Zurigo fu il primo contatto con la Svizzera. Due anni dopo nacque Erika Mann, quindi nel 1906 Klaus Mann. Il 1912 fu la volta di “La morte a Venezia”, seguito da Considerazioni di un impolitico (1918), Della Repubblica tedesca (1922) e La montagna incantata (1924).

Nel 1929 ricevette il Nobel per la Letteratura, che lo fece assurgere al rango di intellettuale più famoso di Germania. Percepì il cambio di scenario a livello politico: l’anno dopo pubblicò “Mario e il mago” e i nazisti arrivano al potere nel 1933. Quell’anno Mann era in un tour europeo di conferenze. Trascorse le vacanze ad Arosa e decise di non tornare in Germania. Furono i figli a dissuaderlo dal rientrare a Monaco a causa dell’odio nazista nei suoi confronti. Seguì dunque un periodo di esilio a Lenzerheide, poi in Ticino e nella Francia meridionale. In autunno si stabilì a Küsnacht, vicino a Zurigo.

Nel 1934 i Mann fecero un primo viaggio negli Stati Uniti e nel 1936 Thomas si espresse pubblicamente contro il regime nazista. Aveva rimandato a lungo questo passo, in parte per non mettere a rischio la pubblicazione dei suoi libri. Mann scrisse che «dall’attuale regime tedesco non può venire nulla di buono». Il che gli costò la perdita della cittadinanza tedesca.

Acquisì nel 1936 la cittadinanza cecoslovacca, mentre l’Università di Bonn gli revocò la laurea honoris causa del 1919 – «Il suo diritto di usare questo titolo è cancellato», informò freddamente il rettore con una lettera di cinque righe. Il passaporto di Mann è esposto nelle vetrine della gabbia all’ETH e fu rilasciato dal Consolato della Repubblica cecoslovacca a Zurigo.

Esposto all’ETH anche il “Ein Briefwechsel” del 1937, tra Mann e il rettore da Bonn. Lo scritto antinazista di Mann girava illegalmente ed era stampato dalla casa editrice del libraio zurighese Emil Oprech. Si diffuse a livello internazionale come uno dei più importanti pezzi d’opinione contro il regime. Dopo l’Anschluss, i coniugi Mann sentirono di non essere più al sicuro in Europa ed emigrarono negli Stati Uniti.

Agnes E. Meyer aveva assicurato a Mann una cattedra a Princeton, dove fu docente di scienze umane. In America lo scrittore visitò diverse università – Columbia, Rutgers, Yale e Hobart College gli conferirono il dottorato honoris causa. Dal 1940 al 1945 registrò trasmissioni radio mensili, “Listen, Germany!” per la BBC in chiave antinazista. Due anni dopo si trasferì a Pacific Palisades, vicino a Los Angeles.

Nel 1944 i Mann divennero cittadini statunitensi e nel 1947 fecero il primo viaggio in Europa – Gran Bretagna, Svizzera, Italia, Paesi Bassi. All’auditorio dell’ETH il 10 giugno Mann tenne il “Discorso all’unione degli studenti di Zurigo”. Il 1947 fu l’anno del Doctor Faustus. Tornò poi in Germana, dove non metteva piede dal 1933, per una serie di conferenze. La scusa per evadere dal clima maccartistico negli Stati Uniti spinse i Mann a ritirarsi nella tranquilla Erlenbach, sul lago di Zurigo, nel dicembre 1952.

Per motivi di salute, lo scrittore lavorava spesso sul divano. Nel 1954, l’ultimo trasloco, a Kilchberg. Nel maggio 1955 tenne un discorso nella Germania divisa, prima a Stoccarda, poi a Weimar. Furono le sue ultime apparizioni pubbliche. Il 6 giugno 1955 compì ottant’anni. Per l’occasione ricevette un dottorato in scienze naturali dall’ETH.

Thomas Mann morì il 12 agosto all’ospedale di Zurigo. Riposa, con la famiglia, al cimitero di Kilchberg. Oggi la biblioteca privata di Thomas Mann comprende 4.300 titoli tra libri, riviste, articoli di giornale e dattiloscritti. Contiene opere dell’autore in tedesco e in traduzione, letteratura secondaria, dizionari ed enciclopedie di una vita. Sono i libri che si vedono oltre i vetri dello studio all’ETH. La collezione, già ampia, continua ad ampliarsi grazie a doni e acquisizioni. È un bene, così quando si troveranno a passeggiare per i corridoi studenti e visitatori sentiranno sempre di più la presenza di Mann.

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