Il Calvino dimezzato nella Napoli del ‘57

L’intervento del cardinale Mimmi contro lo scrittore nato il 15 ottobre di cento anni fa. Impegnato a livello politico, civile e culturale, l’autore di “Se una notte d’inverno un viaggiatore” ha lasciato un’orma indelebile nella letteratura, ma non sempre è stato amato da tutti

Foto: Carlo Levi, Ritratto di Italo Calvino, 1961, olio su tela

Calvino? Vade retro…Così si espresse, nel marzo del 1957, monsignor Marcello Mimmi, arcivescovo metropolita di Napoli dal 1952, contro Italo Calvino, all’epoca già considerato una delle personalità più importanti della letteratura italiana. Con un “peccato originale” non da poco, però, agli occhi del prelato: la militanza comunista.

Una ragione più che sufficiente per indurre l’arcivescovo di Napoli a decretare il suo ostracismo contro l’autore di Il sentiero dei nidi di ragno nella manifestazione “Incontro con il libro”, in cui era ospite d’onore. O lui o io, fece sapere il cardinale agli organizzatori sgomenti, declinando l’invito a presenziare all’appuntamento.

Promossi dalla Presidenza del Consiglio, gli “Incontri con il libro” avevano riscosso un successo inaspettato in tutta Italia. Per Napoli si trattava della prima edizione e gli organizzatori avevano fatto le cose in grande: la Biblioteca Nazionale come location, una mostra raffinata su 100 libri illustrati e la presenza di alcuni fra i più importanti editori e scrittori italiani. Fra i quali Italo Calvino, a giudizio della Curia, non rappresentava l’unico autore “maledetto”.

Altrettanto inviso al cardinale Mimmi era Umberto Saba, già molto anziano (sarebbe morto pochi mesi dopo, nell’agosto del ’57), che a Napoli avrebbe dovuto leggere alcune poesie del suo Canzoniere. E temutissimo era Giulio Einaudi, il “principe rosso” degli editori.

Gli organizzatori – riporta Salvatore Rea su “Il Mondo” del 7 maggio – provarono in ogni modo a far desistere il cardinale: “Il telefono lavorò affannosamente per un giorno intero, si fece capire all’alto prelato che il Calvino, sì, aveva dei brutti precedenti, ma in questi ultimi mesi si era ravveduto, apparteneva alla schiera degli intellettuali comunisti in crisi, e quindi non era opportuno respingerlo bruscamente”.

La pietosa bugia diplomatica aveva peraltro un fondo di verità. L’invasione sovietica dell’Ungheria, nel 1956, aveva spinto Calvino, come altri intellettuali, ad allontanarsi dalle posizioni filosovietiche del Pci, tanto che tre mesi dopo l’evento di Napoli, l’1 agosto, con una lettera al comitato federale di Torino lo scrittore avrebbe annunciato le proprie dimissioni dal partito. Ma questo il cardinale di Napoli non poteva saperlo, né avrebbe costituito per la Curia la garanzia di un autentico ravvedimento.

A sbloccare l’impasse fu un machiavellico compromesso proposto dai librai di Napoli: affidandosi al regolamento degli “Incontri”, stabilirono che alla rassegna potevano essere presentati solo i titoli esposti nella mostra dei libri illustrati. In tal modo finirono per essere esclusi tutti i libri precedenti di Calvino, il Canzoniere di Saba e, di fatto, l’intero catalogo Einaudi. Solo a queste condizioni il cardinal Mimmi diede il suo imprimatur, confermando la partecipazione in Biblioteca.

L’accordo saltò all’ultimo momento per lo scoop di “Paese Sera”, che pubblicò tutti i retroscena della trattativa. Panico in Prefettura, fra i librai, al Comune, fino alla serata finale, al Teatro di Corte. L’arcivescovo non si presentò. C’era invece Calvino, ma non gli fu permesso di salire sul palco – dove parlarono solo lo scrittore Giovan Battista Angioletti e un funzionario della Presidenza del Consiglio – e rimase per tutta la serata in silenzio assoluto.

Un’esperienza amara, come confidò in una lettera del 26 marzo allo scrittore Giorgio Caproni, quella vissuta a Napoli, “dove l’ambiente ufficiale – scrive Calvino – era così repellente che ne sono rimasto rattristato”. Uno scrittore dimezzato, come il visconte delle sue Cosmicomiche, nella Napoli di Lauro e della Chiesa preconciliare.

Oggi, sessantasei anni dopo, l’editoria di qualità torna a Napoli nella stessa location, il Palazzo Reale, con la manifestazione Campania Libri Festival.

Stavolta nel ricordo, e nel segno, di Italo Calvino.

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