Il premio Bancarella in un’insolita intervista doppia

di Luna Orlando

Il 21 luglio 2019, a Pontremoli, si celebra la serata finale del Bancarella, il premio dei librai indipendenti italiani giunto quest’anno alla sua 67ª edizione. Il premio, che nasce dalla tradizione dei librai ambulanti della Lunigiana e viene assegnato nel cuore della cittadina di Pontremoli, nella Piazza della Repubblica, tra una torta d’erbi e un piatto di testaroli, ha selezionato per il 2019 i libri di Elisabetta Cametti, Alessia Gazzola, Tony Laudadio, Marino Magliani, Marco Scardigli e Giampaolo Simi. Nello spirito ludico e anticonvenzionale proprio del Premio Bancarella, proponiamo qui una selezione della selezione: un’insolita “intervista doppia” a Marco Scardigli, storico e saggista di professione nonché romanziere per vocazione, finalista al Bancarella con il romanzo storico ‘Évelyne (Interlinea, 2018), e all’attore-autore (e suonatore di sax) Tony Laudadio, finalista con ‘Preludio a un bacio’ (NN editore, 2018).

“Marco, qual è la differenza tra scrittura saggistica e narrativa? Cos’è per te la pura invenzione?”

“La pura invenzione non esiste. Anche nei romanzi, come ‘Évelyne’, si parte sempre da qualcosa, da un progetto e da un committente. Per me scrivere è un lavoro artigianale e la differenza tra saggistica e narrazione è simile alla differenza che c’è tra realizzare un tavolo o una sedia.”

“Marco, Tony, nell’avvicinamento al Bancarella, qual è il lettore che più vi è rimasto nel cuore?”

Scardigli: “Può sembrare un po’ scontato e campanilistico da dire visto che io sono di Novara, ma… sono i novaresi. Non mi aspettavo l’entusiasmo e il calore con cui i miei concittadini hanno accolto ‘Évelyne’, anche se una bella anticipazione l’avevo già avuta all’uscita del mio romanzo precedente, ‘Celestina’, pubblicato nel 2016 da Mondadori. In quel caso fui avvicinato da un lettore che mi fece uno dei complimenti che reputo più belli: mi disse che con il mio libro, ambientato per l’appunto a Novara, gli avevo fatto guardare la città in un modo diverso.”

Laudadio: “Di recente un giovane lettore è venuto a una presentazione e mi ha detto: ‘Ho vent’anni, faccio il musicista e mi chiamo Emanuele. È stato come ritrovare la versione non invecchiata della mia immaginazione.”

“Com’è partecipare al premio Bancarella in una metafora musicale?”

Laudadio: “È l’improvvisazione su un tema lento, tipo ‘Blue in Green’, essere guidati eppure sentirsi liberi. Convincere con la tua voce, usando strumenti che tutti possono avere.”

Scardigli: “Prossima domanda?”

“E in una bellica?”

Scardigli: “Ecco… Noi finalisti del Premio Bancarella siamo come una vivace Armata Brancaleone diretta alla volta di Pontremoli. Se vogliamo aggiungere la musica: c’è con noi un piccolo menestrello, che sono i nostri libri: perfetti cantastorie.”

Laudadio: “In apparenza una battaglia uno contro tutti, con sei fronti diversi, ma poi sul campo, sei alleati con un fronte comune: i lettori.”

“Infine… Tony, ‘parlare d’amore è come ballare sull’architettura’, o almeno così si dice. È per questo che tu, musicista, cantautore, attore teatrale, autore di spettacoli e infine scrittore hai scelto di scrivere un romanzo come ‘Preludio a un bacio’?”

“L’utopia di definire i sentimenti attraverso le parole – o attraverso l’arte in generale – spinge da millenni i narratori a provarci con un’insistenza che fa tenerezza. E tuttavia cedere alla tentazione di provare a realizzare un’utopia è la condizione di partenza di ogni gesto creativo, pur nella consapevolezza dell’impossibilità. È come dice Beckett: ‘Ho sempre tentato, ho sempre fallito, non importa’. Prova ancora, fallisci ancora, fallisci meglio.”

E vinca il menestrello migliore!

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