La valorizzazione delle palafitte del lago di Varese

di Beatrice Bernasconi 

Il prossimo 2021 ricorre il 10° anniversario dell’iscrizione nel patrimonio mondiale UNESCO del sito seriale “Siti palafitticoli preistorici dell’arco alpino”, che comprende i più importanti siti palafitticoli distribuiti in sei nazioni: Francia, Svizzera, Italia, Germania, Austria e Slovenia. Si tratta di un’occasione unica per ridare a Varese la centralità che ha in campo archeologico: l’Isolino Virginia ha un’eccezionale importanza in quanto costituisce il sito palafitticolo con la datazione più antica e la massima lunghezza della frequentazione umana, oltre quattromila anni.

Qualche domanda a due autorevolissimi rappresentanti del progetto: una delle curatrici scientifiche, l’archeologa Dott.ssa Barbara Cermesoni, e il promotore del progetto, il Sindaco di Varese, Avv. Davide Galimberti.

Dott.ssa Cermesoni, davvero le palafitte del lago di Varese sono così importanti?  

Il territorio varesino con i suoi laghi costituisce un comprensorio territoriale molto importante per lo studio della preistoria: numerosi insediamenti palafitticoli sono stati rinvenuti sulle sponde del lago di Varese, del lago di Monate e del lago di Comabbio (a essi si aggiunge la Lagozza di Besnate, che fu costruita su un piccolo lago poi intorbatosi) e ben tre di essi (l’Isolino Virginia, la palafitta di Bodio Centrale e quella “del Sabbione”) fanno parte del sito seriale “Siti palafitticoli preistorici dell’arco alpino”.

Da punto di vista scientifico, la particolarità dei siti palafitticoli risiede nel fatto che l’ambiente umido permette la conservazione di reperti e materiali organici (legni, carboni, semi, fibre vegetali) che difficilmente si conservano nei siti archeologici all’asciutto. Permettono quindi di ricostruire con maggior completezza la vita delle comunità preistoriche.

Fra questi, l’Isolino Virginia è particolarmente importante sia perché fino a ora è quello che ha fornito le datazioni più antiche (che si collocano intorno al 5300 a.C.), sia per la durata della frequentazione umana nel corso della preistoria, che perdura senza soluzione di continuità fino alla fine dell’età del Bronzo (circa nel 900 a.C.). L’Isolino Virginia è inoltre importante per la durata delle ricerche che vi sono state condotte, cominciate nel XIX secolo e tuttora in corso, sebbene con periodi di interruzione anche lunghi. L’Isolino ha fornito informazioni importantissime sulla vita delle comunità preistoriche ma anche sull’origine dell’isola stessa, che le ricerche del geologo Alfredo Bini hanno dimostrato essere di origine artificiale, ossia originata dal sovrapporsi dei livelli di frequentazione umana su sedimenti d’ambiente lacustre.

Quando sono state scoperte le palafitte del lago di Varese?

Le prime scoperte vennero effettuate nel 1863: esattamente il 28 aprile di quell’anno Antonio Stoppani, Gabriel De Mortillet ed Édouard Désor effettuarono una ricerca per conto della Società Italiana di Scienze Naturali: individuarono la massicciata di ciottoli e la concentrazione di pali lungo la sponda orientale dell’Isolino (che allora era chiamato Isola Camilla) e, sulla sponda opposta, la stazione di Bodio Centrale. A partire da allora le ricerche interessarono tutto il lago di Varese e i piccoli laghi vicini.  

Oggi cosa vediamo di questi ritrovamenti?

I siti come questi hanno una grande criticità: si vede poco o nulla, con l’eccezione dei reperti che sono stati recuperati che sono visibili nei musei. Solo in alcuni casi, come ad esempio a Fiavè in Trentino, è possibile vedere i pali che emergono dall’acqua. Purtroppo lo stesso elemento che ha protetto e conservato fino ad ora gli insediamenti palafitticoli, cioè l’acqua, ne impedisce la visibilità. La grande sfida per chi si occupa della loro valorizzazione e promozione consiste nel renderli comprensibili e fruibili al pubblico. In questo le possibilità offerte dalla multimedialità e dall’utilizzo della realtà aumentata sono di grande aiuto.

Il territorio varesino e il Canton Ticino sono vicini e dal punto di vista geografico sono la stessa cosa, ma in Ticino non ci sono palafitte…

Sebbene i siti palafitticoli elvetici inclusi nel sito seriale UNESCO si collochino tutti nella parte settentrionale del paese, ci sono almeno tre informazioni interessanti: Giovanni Baserga nel 1923 segnalò la possibile esistenza di una stazione palafitticola di età neolitica a Coldrerio e il ritrovamento di strumenti in selce nel lago a Riva San Vitale, ipotizzando anche in questo caso un insediamento palafitticolo (queste informazioni sono state poi riprese da Aldo Crivelli e da Pierangelo Donati), mentre nel 2000 è stato rinvenuto a Muzzano-Mulini di Bioggio un palo di palafitta datato mediante dendrocronologia all’inizio dell’età del Bronzo.

Cosa volete realizzare per il 2021?

Vogliamo rilanciare l’archeologia varesina e crediamo che il modo migliore per farlo sia una mostra dedicata ai siti palafitticoli del lago di Varese, presentando anche i risultati delle indagini effettuate negli ultimi anni dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio che collabora con noi alla realizzazione della mostra. Il fatto che nel 2021 ricorrerà il decennale del sito seriale UNESCO è una splendida concomitanza: servirà a rimarcare la grande diffusione che ha avuto in Europa questo fenomeno abitativo e i contatti e gli scambi che nel lungo periodo che va dal Neolitico all’età del Bronzo si sono avuti tra culture anche molto diverse e distanti tra loro.

Contestualmente riallestiremo la sezione preistorica del museo introducendo elementi di multimedialità e realtà aumentata allo scopo di facilitare e rendere più coinvolgente la fruizione da parte del pubblico. Anche questi lavori saranno realizzati in collaborazione con la Soprintendenza.

Sig. Sindaco, l’aver mantenuto la delega all’Assessorato alla cultura dimostra il ruolo strategico che attribuisce a questo settore, tuttavia siamo anche in un momento di crisi economica: il rilancio dell’archeologia a Varese non rischia di restare senza supporter?

Naturalmente come Comune siamo molto impegnati sul fronte dell’emergenza sanitaria che ha dei riflessi sociali molto pesanti, però credo che sia necessario anche guardare oltre:  se gli sforzi si limitano al contingente, non sapremo far ripartire il territorio a emergenza finita, perché l’emergenza finirà. Occorre investire in cultura perché questo genera benessere,  coesione sociale e ha risvolti positivi anche in termini di economia locale. Abbiamo iniziato una serie di contatti: fortunatamente non tutti i settori sono in crisi e trovo apprezzamento per il progetto. Possiamo ancora contare su una mentalità diffusa di solidarietà e generosità e di un forte legame con la propria terra e la propria storia. Realizzeremo qualcosa che rimarrà nel tempo, sarà un bellissimo regalo anche per  i ragazzi delle scuole.

Utilizzerete uno strumento di donazione molto favorevole, infatti “Art Bonus” permette al mecenate di recuperare il 65 % in credito di imposta. Uno strumento molto apprezzato, che ha permesso in soli 6 anni dalla creazione (era il 2014) di raccogliere ben 500 milioni di euro: perché secondo lei ha raccolto tanto consenso?  

Certamente premiare un donatore che sostiene i beni pubblici del Paese è giusto da parte di uno stato come l’Italia che ha un patrimonio immenso che richiede grande investimenti, ma non è una ragione sufficiente a spiegarne il successo: credo che le persone riconoscano nella cultura un grandissimo valore non solo economico, ma storico e sociale, e che siano anche contente di poter scegliere come destinare le proprie tasse.   

Il Sito UNESCO “Siti palafitticoli preistorici dell’arco alpino” ha il proprio coordinamento a Basilea, infatti la candidatura è stata promossa dalla Svizzera, che conta molti siti palafitticoli. Pensate di coinvolgere la Confederazione in queste iniziative?  

Ci piacerebbe molto, l’archeologia è un ulteriore tema trasversale ai nostri territori: abbiamo avviato dei primi contatti positivi; costruire qualcosa insieme sarebbe un grandissimo valore aggiunto, sia dal punto di vista scientifico che culturale e anche di amicizia fra i nostri paesi. Oggi abbiamo la linea Lugano-Malpensa che può portare le persone a due passi dal Museo Archeologico di Varese, nel nostro bellissimo Parco Estense, e ci piacerebbe poter raccontare una storia non solo italiana, come era quella delle palafitte.

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