L’antica arte del mosaico tra tradizione e innovazione

Nella regione italiana del Friuli-Venezia Giulia, Spilimbergo, con l’appellativo di “città del mosaico”, lega la sua vocazione artistica a una lunga tradizione storico-culturale. Per secoli, dal 1500 al 1800, le sue maestranze lavorarono a Venezia dove contribuirono alla realizzazione di grandi opere musive. Furono proprio questi fecondi scambi culturali con la Serenissima a incrementare la loro creatività così da poter affinare le tecniche del mosaico bizantino e di quello romano e assorbire quelle peculiarità artistiche scaturite dalla fusione culturale tra Occidente e Oriente. Nell’800, alcuni mosaicisti friulani ebbero anche importanti commissioni dalla Francia, dal Canada, dagli Stati Uniti, dal Venezuela, dall’Argentina e dall’Australia. 

L’utilizzo dei sassi dei fiumi Meduna e Tagliamento contribuì a definire una più precisa identità culturale. Ancora oggi gli allievi della Scuola Mosaicisti del Friuli a Spilimbergo li raccolgono per utilizzarli nella didattica. La scuola nasce nel 1922 su suggerimento del delegato per il Friuli dell’Umanitaria di Milano Ludovico Zanini, e l’allora sindaco di Spilimbergo Ezio Cantarutti decise di istituzionalizzare questa tradizione artistica per garantirne la continuità nel territorio e attirare e coinvolgere le nuove generazioni. Le aspettative sono andate oltre.

Ogni anno la scuola accoglie attualmente studenti di 22 nazionalità diverse in un percorso didattico che promuove incontri con pittori, architetti, progettisti e designer. 

Il ciclo di studi è strutturato in tre anni più un quarto anno di perfezionamento; vi si apprendono le tecniche del mosaico greco-romano, bizantino e contemporaneo, ma sempre con un approccio sperimentale. Il percorso scolastico prevede, accanto alle tradizionali materie di studio come mosaico, terrazzo e disegno, anche la grafica computer, la teoria del colore e la modalità esperienziale della progettazione musiva, stimolando riflessioni sulle possibilità di percezione e comunicazione visiva del mosaico nell’attualità per applicazioni nell’architettura, nel restauro, nel design e negli spazi espositivi in genere. Si tratta di combinare sapientemente studio e fantasia, progettualità e caso, idea e forma, pensiero e atto perché ciascuna texture musiva, con le sue trame ritmiche e i suoi schemi compositivi, ha una sua forza espressiva come ogni opera d’arte. 

Oltre ad essere una fucina di idee dove si foggiano talenti, la scuola può considerarsi un importante centro produttivo. 

Tanti i lavori commissionati da clienti privati e pubblici agli studenti dei vari corsi. Per citarne alcuni: le realizzazioni musive del Monastero di Sant’Irene vicino ad Atene e del Kawakzu Hotel in Giappone, il rivestimento musivo della cupola del Santo Sepolcro a Gerusalemme, il grande mosaico “Saetta iridescente” per la nuova stazione della metropolitana Temporary Word Center Path Station di New York, la scultura musiva all’ingresso del Centro Ricerche FIAT di Orbessano a Torino, le decorazioni parietali per il Centro culturale “Chickasaw” in Oklahoma (USA), il ciclo musivo per la Volksbank di Graz (Austria) e quello per la Chiesa di San Lorenzo all’Aquila. Importanti anche gli interventi nel settore del restauro: si pensi ai mosaici del Foro Italico a Roma, a quelli del Santuario di Lourdes in Francia, all’opera musiva presso la stazione ferroviaria di Venezia e alla cupola “Maison Simons” in Quebec, Canada. Nella lista delle committenze, la scuola annovera anche opere nel campo degli arredi degli interni, come i rivestimenti musivi per ristoranti, chiese e ville. 

È possibile partecipare a visite guidate organizzate dalla scuola o approfittare, chi può, dell’annuale appuntamento della mostra, quest’anno inaugurata il 31 luglio e aperta fino a fine agosto. Accanto alle opere delle precedenti edizioni, la mostra Mosaico&Mosaici presenta una carrellata di lavori, collettivi e individuali, portati a termine dagli allievi, nonostante l’emergenza sanitaria, in un primo tempo con la didattica a distanza e poi con la ripresa dell’attività laboratoriale il 3 maggio grazie a un’Ordinanza emessa dal Presidente della Regione Autonoma Friuli-Venezia. Il tema principale dei lavori degli allievi del primo corso è stato il mosaico greco-romano abbinato al concetto di spazio abitato, mentre il mosaico bizantino con la posa diretta delle tessere e l’uso dell’oro è stato l’argomento di studio del secondo corso. I Mosaici in cornice sono invece dei contributi individuali incentrati sulla ricerca della rappresentazione del movimento. Con l’intento di omaggiare il pittore Gianluca Corona, le “Nature morte” e Bacheca impossibile rappresentano una prova di tecnica di mosaico contemporaneo. Gli allievi del terzo corso invece, partendo dalle opere dell’artista viennese Hermann Nitsch, al fine di trasmettere sensazioni e stati d’animo attraverso il colore, la luce e la composizione, hanno realizzato Serotonina, un mosaico dalla struttura tridimensionale che fuoriesce dal piano della parete, mentre l’opera collettiva Pavo rappresenta un’interpretazione di rivestimento parietale. 

«Vibrazioni e composizioni di colori, naturali e artificiali, scanditi da tessere e fughe che riflettono l’idea generatrice per divenire un’opera a sé stante». Così Gian Piero Brovedani, direttore della Scuola Mosaicisti del Friuli, definisce il mosaico, «Unione di progettualità, spiritualità e materialità dove il pictor imaginarius (l’ideatore) e il magister musivarius (il realizzatore) si fondono in un tutt’uno».

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