Le statue dense di Maillol. La visione maschile, mai maschilista, del corpo delle donne

di Dario Furlani

Mostre da visitare a Zurigo. La nostra intervista al curatore Philippe Büttner per capire meglio il grande maestro del nudo femminile

È Aristide Maillol il protagonista della nuova esposizione alla Kunsthaus di Zurigo, che dal 7 ottobre al 22 gennaio 2023 dedica all’artista francese un’ampia retrospettiva. Considerato il secondo scultore francese più importante di fine Ottocento – inizio Novecento, Maillol vive la sua vita nell’ombra di Rodin, le cui dirompenti opere rivoltarono il mondo dell’arte durante la belle époque. Ma questa sua eterna seconda posizione non toglie nulla ai suoi lavori, che acquisiscono per contro un fascino enigmatico.

Mediterranee modell

Grande maestro del nudo femminile, lo scultore crea le sue opere più significative nella sua personale ricerca di un equilibrio del corpo umano. Il titolo della mostra, La ricerca dell’armonia, cerca appunto di incorniciare questo studio anatomico delicato quanto costante, che ha portato l’artista a un continuo ritorno agli stessi soggetti. “Maillol, mi piacciono le tue sculture ma odio le tue donne, le tue grasse donne”, sentenziava brutalmente Misia Natason, musa del movimento dei Nabis, attorno al quale Aristide orbitava.

Per quanto ironica, alla Natason sfuggiva però la poesia che sta dietro allo sguardo così analitico di Maillol, che considerava il corpo umano come un soggetto integro, totale.

Il lato affascinante dell’opera dello scultore risiede appunto nella fisica dei suoi soggetti, che sembrano possedere una gravità propria. Se presenti in una stanza, essi dominano qualunque oggetto nelle loro vicinanze, in un invisibile gioco di trazioni che li fa percepire come dei giganteschi magneti. ‘Dense’ è l’unico aggettivo adatto a descrivere le statue e la loro assurda quanto inspiegabile forza di gravità.

Sebbene le sue sculture rimangano le vere protagoniste della mostra, la Kunsthaus ha scelto di dare un senso più completo alla figura di Aristide. Viene dato quindi spazio alle produzioni più ‘giovanili’, che si attestano fino ai primissimi anni del 20esimo secolo. Tra queste figurano dipinti, lavori in ceramica ed addirittura arazzi, in una vorticosa evoluzione che rispecchia la frenesia artistica dell’autore. Grazie a questo progressivo viaggio nella carriera di Maillol il visitatore imparerà a riconoscere lo stile e le premesse che hanno portato l’artista alle sue opere più incisive e significative.

La nuit

Sempre attenta a tenere un punto di vista inclusivo e socialmente equilibrato, la Kunsthaus ha deciso di concepire una pubblicazione ad hoc per la mostra, ‘Maillol, uno sguardo differente’. Il libro nasce dalla necessità di fornire un contrappeso alla visione maschile -per quanto non maschilista- di Maillol sul corpo femminile. Attraverso un saggio fotografico di Franca Candrian e il commento di Catherine McCormack si compara il lavoro dello scultore francese con opere nate da mano femminile, in un incontro-scontro di punti di vista e sguardi alternativi.

A curare l’esposizione sono Philippe Büttner, conservatore della collezione permanente della Kunsthaus, e la sua collega Ioana Jimborean. Abbiamo incontrato Büttner per approfondire la figura di Maillol e alcuni aspetti della mostra.

Perché la Kunsthaus ha deciso di dedicare una mostra a Aristide Maillol?

“Laurence des Cars [ex-presidentessa del Musée d’Orsay e attuale direttrice del Louvre] stava organizzando una grossa mostra su Maillol e ha quindi proposto a me e all’ex direttore Christoph Becker di far entrare la Kunsthaus nel progetto. Data la ricchezza delle opere del museo francese abbiamo deciso di collaborare e dare allo spazio espositivo una concezione diversa. Se a Parigi hanno fatto un ottimo lavoro esaltando il lato storiografico, noi abbiamo cercato di dare spazio alle opere singole e alla loro relazione con le nostre stanze”.

Parliamo dell’opere stesse di Maillol. Come mai ha deciso di esprimersi non solo attraverso la scultura ma ha esplorato diverse tecniche?

“Ai suoi inizi si è concentrato su delle arti più ‘monodimensionali’. In quanto membro del movimento dei Nabis [gruppo di artisti parigini dell’avanguardia post-impressionista, attivi alla fine dell’Ottocento] che usava spesso tessuti per le loro opere, Maillol si è avvicinato al mondo degli arazzi e delle tappezzerie, realizzati in collaborazione con una signora a cui erano affidate le parti manuali. Per passare il tempo durante le lunghe fasi di realizzazione ha incominciato a intagliare il legno e i risultati sono stati molto apprezzati. Ha ricevuto di conseguenza diversi incarichi che gli hanno permesso di uscire dall’estrema povertà in cui viveva fino a quel momento.

Un medium però decisivo è stato il disegno, un tipo di arte che rispetto alla pittura è molto più vicina alla figura dello scultore. Per la sua natura è infatti una tecnica in grado di rappresentare meglio gli spazi: per questo tutti i grandi scultori sono anche bravissimi disegnatori”.

Come mai allora Maillol viene sempre definito come scultore, senza considerare il suo rapporto con altre tecniche artistiche?

La femme a l’ombrelle

“Credo che se Maillol fosse rimasto un pittore allora questa mostra non esisterebbe. Nei suoi quadri c’è sempre un interessante gioco tra forma e sfondo e tra forma e spazio, con inoltre una grande attenzione alla luce. Ma alla sua pittura manca quella marcia in più, non credo che avrebbe potuto migliorare di molto. La pittura è stata però un passaggio fondamentale, che gli ha permesso di studiare linee e superfici che si possono riscontrare nelle sue sculture”.

Rodin ha giocato un ruolo importante nella vita di Maillol. Come si rispecchia nelle sue opere il suo eterno secondo posto?

“In diverse statue si può chiaramente vederne l’influenza. Alcuni lavori come ‘L’Action enchainée’ (L’Azione incatenata) sono un diretto confronto con il potenziale artistico di Rodin. L’opera è una figura potente, dinamica, che secondo me può competere perfettamente con le forme dell’artista ‘rivale’, specialmente per come riprende le sue strutture geometriche. Della stessa scultura Maillol ne realizzerà una versione con solamente il torso, riprendendo una tematica estetica di Rodin che diceva ‘una scultura senza la testa acquisisce forza’.”

La Kunsthaus spesso cerca di mandare un messaggio politico e sociale con le proprie esposizioni. Le pongo quindi una domanda provocatoria: oggi un artista maschile ha il diritto di commentare e trattare il corpo e la figura femminile?

“Questa è una domanda che ci siamo posti. Perciò abbiamo creato il libro ‘Maillol, uno sguardo differente’ che accompagna la mostra. Catherine McCormack, una giovane storica dell’arte britannica, ha affrontato il tema in una maniera interessante. Alla fine del libro spiega come si possa sia mantenere una visione critica, sia apprezzare i nudi di Maillol, perché essi ci fanno rendere conto dei passi avanti fatti in campo sociale. Entrambe le cose sono quindi possibili e sono totalmente d’accordo con lei”.

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