L’età dei social network. Limiti e opportunità di un mondo parallelo

Di Roberta De Coppi, psicologa e psicoterapeuta

I social network, cresciuti in numero e diffusione, costituiscono oggi dei veri e propri mondi paralleli fatti di incontri, aggregazioni, eventi e progetti creativi. Ogni social ha un proprio registro comunicativo, regole implicite, un linguaggio maggiormente basato sulla parola o sull’immagine, tempi e ritmi che si prestano a esprimere concetti e idee, veicolare messaggi emotivi o mettere in luce proprie capacità e performance. In qualche modo, trovarsi o ritrovarsi su Facebook oppure su Instagram porta a sperimentare aspetti emotivi molti diversi tra loro. Alcuni invitano maggiormente all’interazione e a creare gruppi intorno a specifici interessi, in altri sembra prevalere lo scopo di narrazione solipsistica, a tratti anche narcisistica grazie all’effetto “vetrina” che essi creano. Motivazioni e linguaggi, quindi, che attirano i fruitori in base alla necessità, all’età o ai profili di personalità. Ecco perché Facebook non è un luogo frequentato dai giovanissimi e molti adulti non riescono ad entrare nella logica di Snapchat o di TikTok.

I rischi

Diverse ricerche mettono in guardia dai rischi che derivano dall’uso eccessivo o patologico dei social network, tra questi troviamo disturbi dell’attenzione, disturbi del sonno, fino alla dipendenza, al cyberbullismo o all’induzione a comportamenti aggressivi o autolesivi. D’altra parte, la psicopatologia può esprimersi attraverso i social in modo fluido, confusivo e quasi senza limiti molto più che nel mondo reale dove i segnali di disagio sono più evidenti e chiari e riusciamo a prendere distanza da ciò che non va. Inoltre, c’è una grande ed evidente differenza tra i contesti social e i contesti sociali reali: i primi slatentizzano (ovvero fanno in modo da far venire a galla, rivelano) aggressività e attacchi di vario tipo, mentre gli altri riescono a contenere e a regolare l’emotività individuale. Come abbiamo imparato nell’ultimo anno, l’isolamento e la privazione di contatto a cui ci ha costretti la pandemia in corso sono fattori che aumentano i disagi mentali e relazionali e la fruibilità dei social network non ha di certo contribuito a contenere questo fenomeno.

Le regole

Queste e altre considerazioni sono alla base delle regole di accesso e gestione dei social che sono maturate nel corso degli anni e su cui occorre ulteriormente lavorare inseguendone, peraltro, i velocissimi cambiamenti e novità. Dal punto di vista psicologico è indiscutibile la regola che richiede di aver compiuto 14 anni per accedere ai social. È necessario, infatti, attendere il passaggio all’adolescenza per l’emergere e la crescita, nel corso degli anni successivi, della capacità di riflettere e di pensare in modo astratto: uno sviluppo fondamentale per prendere decisioni autonome, per avere una teoria della mente dell’altro, concepire che nel mondo il bene e il male non sono sempre chiari e prevedere le conseguenze dannose di alcune azioni per noi e per gli altri.  Ambienti complessi come quelli dei social non sono frequentabili se non sono presenti queste competenze. Nello stesso tempo è utile predisporre le basi della capacità d’uso dei social, una sorta di alfabetizzazione. In che modo? Ad esempio, permettendo al bambino di accedere assieme all’adulto a un profilo familiare per interagire con altri familiari e amici, oppure utilizzando le applicazioni pensate appositamente per più piccoli.

Per bambini e adolescenti
È bene prevedere un periodo in cui l’accesso ai social sia affiancato, in modo da poter insegnare ai minori la gestione della privacy, spiegandone la complessità e creando momenti in cui si possa parlare e riflettere insieme su quello che accade e di come ci si sente durante quella tipologia di interazioni. Lo spazio di autonomia riconosciuto ai ragazzi dovrà adattarsi alla loro crescita e ovviamente sarà garantito in adolescenza quando l’adulto favorirà l’esplorazione in solitaria pur rimanendo disponibile al dialogo e attento ai segnali di disagio. I social sono per gli adolescenti degli spazi importanti per sperimentarsi e interagire anche in modo molto creativo. Per chi lavora con loro, entrare in comunicazione attraverso questi canali è fondamentale e anche molto arricchente. La regola importante da seguire con i ragazzi è essere presenti e sinceramente interessati al dialogo. Il disinteresse o al contrario l’imposizione rigida di regole e divieti hanno a che fare con la mancanza di autentico coinvolgimento, elemento fondamentale per la crescita.

Gli adulti

Anche noi adulti abbiamo necessità di un’educazione affettiva e comunicativa per affrontare questi nuovi mondi. Nella stanza di psicoterapia, i social network sono entrati come modo per parlare di sé, del proprio malessere, dei desideri, ma anche come oggetto di sofferenza e convinzioni negative.  Ricevere un like, essere bloccati, creare falsi account per controllare la vita di un ex è diventato il nuovo linguaggio attraverso cui si esprime l’innato bisogno di relazione e la paura del “non esistere”.

Al contrario, l’uso consapevole dei social in quanto “strumenti”, può aiutarci a esprimere e sperimentare parti di noi, a mantenere e coltivare relazioni nella distanza fisica, a esplorare e conoscere mondi non accessibili a tutti, a partecipare attivamente alla vita sociale, ad allargare lo sguardo sull’esistenza di realtà culturalmente molto lontane e a creare nuove appartenenze accumunate da passioni e da ideali.

Le chances
I social possono essere dei veri e propri facilitatori relazionali, permettendo alle persone di conoscere chi intorno a loro ha gli stessi interessi. Possono creare nuove amicizie e nuovi amori. In epoca di pandemia sono stati l’unico strumento per fare nuovi incontri, aiutando non pochi single a non avvertire troppo l’isolamento. I social possono essere buone risorse, alla pari di altri strumenti creati dall’uomo, se usati con consapevolezza e sana cautela.

La creazione continua di nuovi social potrebbe far pensare che ciò sia il sintomo di come la vita si stia spostando in quella dimensione. Io credo, invece, che queste novità siano necessarie perché le persone tendono a perdere interesse per l’interazione virtuale e preferiscono ancora quella reale. D’altra parte, per gli esseri umani il contatto fisico e la connessione con l’ambiente socio-relazionale e la natura non sono sostituibili in alcun modo e rimangono gli stimoli più interessanti nonché la risorsa principale per il benessere.

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