Obiettivo mens sana in corpore sano. “Benessere è anche conoscenza delle proprie radici”

L’intervista a Brunella Bovio, operatrice olistica da oltre 20 anni. L’importanza della curiosità, della conoscenza e della prevenzione. Stando alla larga da ogni estremizzazione

Brunella Bovio

C’è una nuova idea di benessere che sempre di più le persone perseguono nel loro quotidiano, un obiettivo ritenuto “più importante che mai” dal 78% dei consumatori intervistati nel report Wellness Index 2023 di MindBody.

A farsi largo è la concezione di uno “stato felice di salute, di forze fisiche e morali” – così come lo definisce, per esempio, Treccani, la più autorevole enciclopedia della lingua italiana – strettamente collegato alla longevità, intesa come la possibilità di vivere un’esistenza lunga e in salute, e alla ricerca di quella “mens sana in corpore sano” come indicava il poeta latino Giovenale nella sua Satira Decima.

Brunella Bovio è un’operatrice olistica con oltre vent’anni di esperienza alle spalle. Ha cominciato come massaggiatrice certificata; oggi è anche insegnante e formatrice di yoga della risata, esperta in counseling, Reiki, radioestesia, costellazioni familiari e varie tecniche di meditazione.

«Amo sperimentare ed è quello che suggerisco di fare alle persone, provando diversi metodi. È importante trovare qualcosa che piaccia, da portare avanti con costanza, che possa far stare bene, a prescindere dalle mode del momento, da quello che fanno gli amici, le amiche e il partner e da altri fattori. Se un’attività è una forzatura, allora non è più benessere», premette l’esperta al ‘Corriere dell’italianità’.

Da ciò che emerge da varie ricerche, sembra che le persone siano sempre più consapevoli che la salute della mente è connessa a quella del corpo e viceversa. Inoltre si è compreso di più che entrambe sono correlate alla sfera delle emozioni, alla spiritualità, ma anche all’ambiente circostante. Lo riscontra anche lei con il suo lavoro?

«C’è una maggiore ricerca del contatto con la natura e ci si rivolge di più anche alla medicina naturale. Crescono i centri olistici e le vacanze olistiche, dedicandosi a pratiche che facciano rilassare e calmare e aiutino a recuperare una centratura in se stessi, chiedendosi: “Che cosa mi succede?”, “Cosa sto percependo?”. Sono occasioni per conoscerci, per proseguire nel nostro percorso, per smussare certi nostri spigoli e rigidità. Siamo bombardati da un sovraccarico di informazioni, spesso purtroppo fuorvianti, e abbiamo bisogno di ritrovare la nostra verità. E lo possiamo fare facendo attività che ci riportino “in presenza”».

“I viaggiatori sono ora alla ricerca di esperienze culturali molto più profonde e mostrano interesse ad andare alla fonte dell’antica guarigione e della conoscenza per imparare a prendersi cura sia della terra che di se stessi”. Lo dicono gli autori del Global Wellness Institute di New York, parlando del nuovo turismo del benessere sempre più legato anche alle bellezze, alle risorse e alle tradizioni locali. Accade anche da noi?

«Stare all’aria aperta, in paesaggi incontaminati o molto poco urbanizzati, è già un modo per avere benessere. I colori, i suoni, i profumi della natura sono uno strumento per riconnetterci alle nostre esigenze e ai nostri desideri più autentici. Pensiamo anche ai quattro elementi: l’aria è ossigeno, è vita; l’acqua ci riporta alla dimensione uterina, alla figura materna; il contatto con il terreno ci permette di stare nel “qui e ora”; il fuoco è energia che dà calore e purifica».

Ci definisce il benessere?

«Mi verrebbe da dire che stare bene significa riuscire a percepire pienezza, sentirsi completi anche nel vuoto, nella mancanza. Benessere è anche prendersi cura del proprio territorio, accrescere la conoscenza delle proprie radici. Occorre semplicità: bastano una passeggiata nella natura in consapevolezza, un canto collettivo, risate e giochi come quelli dell’infanzia che ci riportano nell’autenticità e nella gioia».  

Carl Cederström, professore associato all’Università di Stoccolma, parla di “sindrome del benessere” riferendosi a una ricerca maniacale di salute, sport, produttività che in realtà fa sentire peggio le persone.

«Sicuramente il benessere non ha a che vedere con lo sconfinamento negli eccessi. È importante chiedersi: “Che cosa desidera davvero il nostro corpo?”, osservandone le reazioni. Il corpo sa che cosa vuole, a volte anche quando la mente tenderebbe ad andare da un’altra parte. È qualcosa che va oltre l’immagine riflessa allo specchio, è materia, ma anche pulsione, istinto, sensibilità. Faccio un esempio. Davanti a un piatto o a un capo da acquistare, che reazione corporea abbiamo? Oscilliamo, andiamo leggermente in avanti, tendiamo ad arretrare? Si tratta di piccoli movimenti che però sono significativi. Impariamo ad ascoltare il corpo come un misuratore del piacere».

Vale anche nelle situazioni quotidiane, dal lavoro al privato, e nelle relazioni?


«Sì. Senza nessuna intenzione di essere escludenti o giudicanti, ma solo per essere coscienti di quello di cui abbiamo realmente bisogno e che è in grado di farci stare bene in quel momento. Ciò implica andare al di là di convenzioni, credenze, aspettative, vincoli che spesso ci imprigionano. Il benessere è espansione. Se si sente, invece, restringimento o chiusura, c’è qualcosa che non va».

Una critica che viene rivolta alle pratiche olistiche è una spinta ulteriore all’individualizzazione tipica della società contemporanea. È così?  


«Ci sono delle tecniche che vanno fatte in modo individuale, che portano all’introspezione, alla conoscenza di sé. Molti non vogliono provarlo perché il silenzio provoca disturbo: in quei momenti non si può fuggire da sé, non si può mentire a sé stessi. D’altro canto, relazionarsi con le altre persone – penso, per esempio, a pratiche di bioenergetica o alla danza di cinque ritmi – fa muovere il corpo e ci mostra aspetti, anche inediti, di noi, migliorando la nostra conoscenza e la nostra consapevolezza. Non può esistere, comunque, la separazione dell’io da tutto il resto. Se si sta in equilibrio, se si ricerca armonia, le due sfere non sono separate e non entrano in conflitto. Se stiamo bene con noi, stiamo bene con le altre persone».

Secondo il report 2023 di Euromonitor International, la parola “fatica” rientra nelle prime tendenze globali relative all’anno in corso. La nostra è una società affannata, in corsa. A volte ci si accosta alle pratiche olistiche quando si sta già parecchio male

«Come insegna la medicina tradizionale cinese, la prevenzione è la cura di sé a 360 gradi, è fare in modo che l’energia fluisca, armonizzandola, affinché non si sviluppi il malessere. I nostri pensieri, le emozioni creano materia. La tristezza va a colpire il polmone, la rabbia fa male al fegato… Vanno curati sia gli stati d’animo sia gli organi, insieme, nell’ambito di percorsi continuativi. E dobbiamo farlo con una profonda gratitudine, perché ci è stata donata la vita. Oltretutto la cura di sé influenza il nostro modo di relazionarci all’esterno. Se ho amore e rispetto verso di me, anche l’altro lo avrà. Se mi trascuro, passerà un messaggio diverso e probabilmente sarò trattata in relazione a quello».

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