Parigi P-A-P

In questi giorni, a Parigi, gli italiani hanno dovuto – loro malgrado – subire occhiate sospettose, sopportare alcune battute tutt’altro che simpatiche: ovviamente, causa Coronavirus o Covid-19, dal numerosissimo pubblico parigino, e internazionale, che ha affollato le più svariate sedi dove si sono svolte le presentazioni del prêt-à-porter.

Giornate cominciate alla grande, invece, proprio con la sfilata creata da “une italienne”: Maria Grazia Chiuri, per Dior. Sempre (o sempre più) femminista, Chiuri questa volta ha costellato la collezione di slogan ispirati a Carla Lonzi, teorica della differenza femminile, cui verrà dedicata a Roma, a fine marzo, la mostra “I Say I” (io dico io). Ed ecco sfilare gonne corte (poche), midi (molte), trasparenze, “bar jacket” (quelle, intramontabili, create da Dior) ora di maglia, giubbotti jacquard impermeabili, tante frange; quelle frange che si sono viste da New York a Londra a Milano, e si sono ritrovate a Parigi in più collezioni: la squaw, Pocahontas, i film western sembrano essere penetrati nella mente di molti “creativi”.

Dopo un’immancabile visita al Musèe des Arts Décoratifs per ammirare la mostra “Harper’s Bazaar: First in Fashion” – curata da Glenda Bailey, per 19 anni editor in chef della famosa rivista – troviamo un altro italiano (nato a Napoli): Alessandro Dell’Acqua, con l’ultima collezione creata per Rochas (tornerà in Italia, dove crea e presenta la sua collezione, la N.21, che già sfila con successo). Perciò, in questo suo “défilé dernier” parigino si sono visti abiti di cady, o broccati che “scivolano” sul corpo; blouson, gonne a pieghe, tailleur con giacche tipicamente da abbigliamento maschile, colori vivaci. Continuando con “italiani a Parigi” – dopo aver visitato il rinnovato e ampliato (300 mq) Armani/Casa in Boulevard Saint-Germain (dai mobili ai complementi d’arredo, accessori e tessuti) – ricordiamo la collezione Saint Laurent creata da Antony Vaccarello (nato in Belgio, ma il cognome ne denuncia origini!) che per Saint Laurent  si è ispirato agli anni ’90; perciò ecco in passerella un’infinità di leggings, gonne aderentissime (a matita), abiti sexy, ampi cappotti, stivali-calza in morbidissimo latex.

Vediamo quindi un altro italiano, Gabriele Moratti (sì, di “quei” Moratti: laureato in psicologia e storia dell’arte, figlio di Gian Marco e di Letizia, ex Sindaco  di Milano): Gabriele recentemente  si è fatto conoscere anche come produttore di vini dell’Oltrepò Pavese e della Sardegna), ora la sua collezione “Redemption” punta  su abiti definiti “da sirena”, lunghi, con scolli e spacchi vertiginosi, cortissimi tubini di paillettes, jeans di lurex  ed un tocco maschile con giacche doppiopetto e total-frac.

Il successo italiano continua con Pierpaolo Piccioli che, per la collezione Valentino (bella!)  ha puntato sulla fluidità, con gonne mini a pieghe, corsetti e giacche con pantaloni cross gender, cappotti sia classici sia amplissimi, sera in tuniche ricamate, molto nero.

Ecco quindi Bruno Sialelli: italo-francese, ha creato la collezione Lanvin spaziando dagli anni ’20 ai ’60 cogliendone il meglio, dagli abiti sottoveste ai lunghi gran sera (anche con gonna asimmetrica), mantelle, e colori quali il bianco ed il nero alternati a tonalità vivaci.

Italo-francese è pure Hedi Slimane, ed alla mamma – sarta italiana “di élite” – ha dedicato la collezione (“à ma mére”) ricordando quegli anni ’70 in cui, bambino (è del 1968), ne ammirava il lavoro.  Così, per Celine, Hedi ha creato una delle più belle sfilate della stagione: le bluse di seta con piccole giacche e gonne a portafoglio o pantaloni sottili, i blazer su camicie di seta con jabots o bottoni gioiello, i lunghi abiti di velluto ricamato ed i completi di tono maschile rappresentano un esercizio di grande abilità nel ricordo di un’epoca particolare, mai dimenticata.

Giambattista Valli, romano trasferito a Parigi, ha pensato ad una multi-donna che ama quanto vi è di più femminile come pizzi, chiffon, taffetà, così come quanto vi è di tipicamente maschile: “disinibita, indipendente, sessualmente libera”.

Di tutto, di più: si potrebbe riprendere questo slogan per quanto è stato presentato con la moda femminile per i prossimi autunno-inverno.

La grande kermesse internazionale dell’abbigliamento per i prossimi autunno-inverno è terminata. La prossima, dedicata alla moda maschile, con la haute couture femminile a seguire, dovrebbe svolgersi a giugno-luglio.

Purtroppo, causa Coronavirus molte importanti rassegne di aprile slittano allo stesso periodo, a giugno. A cominciare dalla “super rassegna” rappresentata dal milanese “Salone del Mobile”, che da aprile è spostata proprio a giugno come, in tutt’altro settore ma di gran rilievo è il “Vinitaly”, che ha “resistito” fino a questa settimana, dovendo poi – in seguito a ulteriori contatti con i grandi partecipanti che arrivano dai vari continenti (numerosissimi, fino alla scorsa edizione, gli acquirenti cinesi!) – spostarsi da aprile a giugno. Di ora in ora si attende la conferma di “Cibus”, altro importantissimo salone, di Parma, dedicato – come dice il suo nome – al cibo, che dovrebbe svolgersi a maggio.

 

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