Perché è controverso passare all’energia nucleare?

di Marco Nori, CEO di Isolfin

In questo momento di rapido cambio di paradigma energetico da fossile a rinnovabile, c’è una domanda sollevata e discussa da decenni che è tornata di moda: dobbiamo includere l’energia nucleare in questa transizione oppure no?
Politici e scienziati hanno discusso se l’energia nucleare sia sicura, ecologica e conveniente, e in effetti essa è allettante: è relativamente verde ed è già disponibile.

Per prima cosa, l’energia nucleare è a zero emissioni di carbonio, poiché dipende dalla fissione degli atomi di uranio e non dalla combustione chimica che emette anidride carbonica. In realtà questa affermazione non è del tutto esatta, perché l’estrazione e il trasporto dell’uranio, nonché la decennale costruzione di centrali nucleari e la gestione delle scorie, richiedono energia pari a 1 milione di emissioni di carbonio per automobile, secondo uno studio DW.

Affermiamo poi che l’energia nucleare è già pronta e che può essere prodotta in maniera continua, perché non dipende dalle condizioni ambientali che siano sole, vento o pioggia. Negli Stati Uniti, nel 2016 l’energia nucleare è stata prodotta con una percentuale pari a 92,3% delle volte. Una cifra considerevole se paragonata alle percentuali del 38,2%, 34,5%, 25,1% fatte registrare rispettivamente dall’energia idroelettrica, eolica e solare secondo Yale Environment 360.

Da non dimenticare anche il fattore “panoramico”. Una centrale nucleare, per quanto risulti poco gradevole da guardare per chiunque abiti o si trovi nelle immediate vicinanze, è relativamente compatta rispetto all’energia che produce, se messa a confronto con le centinaia di pale eoliche e con i chilometri quadrati di pannelli solari necessari per generare una paragonabile quantità di energia. L’Environmental Progress Organisation ha confrontato la centrale nucleare del canyon del Diaplo con il centro per l’energia eolica “Alta” negli Stati Uniti: ebbene, il centro per l’energia eolica consuma uno spazio 400 volte più grande per produrre la stessa quantità di energia prodotta dalla centrale nucleare.

Insomma, il nucleare sembra avere tutte le carte in regola e, infatti, i suoi sostenitori hanno argomentazioni molto solide a suo sostegno. Poi, come in tutte le cose, ci sono anche gli svantaggi. Uno su tutti è il costo della costruzione, della manutenzione e della produzione effettiva dei reattori. Secondo il rapporto sullo stato dell’industria nucleare mondiale, nel 2019 la produzione di energia nucleare costava tra $112 e $189/MWh, mentre l’energia solare e l’energia eolica rispettivamente da $36 a $44/MWh e da $29 a $56/MWh: un risparmio non da poco. Non tutti i Paesi possono permettersi i costi del nucleare, soprattutto con il rischio di chiusura del reattore dopo alcuni anni. L’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica stima che nel periodo che intercorre tra il 2018 e il 2030, 139 GW di capacità nucleare andranno persi a causa di arresti del reattore.

Il secondo svantaggio è che, nonostante la tecnologia sia conosciuta e familiare, la costruzione è molto lenta. Per ridurre l’effetto serra del 4% dovremmo raddoppiare la produzione nucleare entro il 2050, salendo a 1000 MW, il che significa che occorrerebbe costruire 37 nuovi reattori entro il 2050. Ma quanto tempo impiega la costruzione di un reattore nucleare? La media è di 7 anni (secondo Statista), ma i Paesi con più esperienza possono costruire reattori in meno di 6 anni. Molto di più di un pannello solare, in ogni caso.

E, infine, c’è l’ultimo svantaggio, quello più grosso. L’energia nucleare è tendenzialmente sicura, ma un incidente può sempre succedere. I reattori nucleari hanno il potenziale per essere molto pericolosi se presi di mira da attacchi terroristici. Durante la guerra in Ucraina alcuni reattori nella centrale di Zaporizhzhia sono stati chiusi per motivi di sicurezza durante il conflitto. Per non parlare dei pericoli di incidenti come quello di Fukushima nel 2011, causato da uno tsunami che ha provocato la morte di oltre 19.000 persone (lo tsunami ha causato l’incidente e le vittime – non è stato il reattore nucleare a causare lo tsunami); tra l’altro, se è successo agli organizzatissimi ed efficientissimi giapponesi, possiamo essere certi che nessuno è al sicuro da errori. Il 26 di aprile del 1986 Chernobyl ha provocato poche decine di morti durante l’esplosione, ma molte migliaia nei decenni a seguire a causa delle conseguenze delle radiazioni.

Concludo questo articolo senza un parere certo, perché non esiste. Il nucleare è una tecnologia relativamente sicura e disponibile, ma che ha anche grandi svantaggi e ogni Paese può valutarne i pro e i contro. Le innovazioni tecnologiche propongono nuovi reattori, più piccoli, più facili da costruire ma, ahimè, meno potenti. La risposta sull’opportunità dell’uso del nucleare ce la darà il decennio 2020, ma non si saprà mai se sarà quella giusta o meno.

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