Slow food: buono, pulito e giusto

Intervista a Franco Lurà, presidente di Slow Food Ticino

Sono sicura che avete già sentito parlare di Slow Food, associazione internazionale no profit impegnata a ridare il giusto valore al cibo, magari grazie a degli eventi, visitando un ristorante sostenitore oppure con l’acquisto di una delle famose guide. Ma Slow Food è molto di più di quello che immaginate. Per conoscere meglio questa realtà e come si sviluppa nella nostra zona diamo a parola a Franco Lurà, presidente di Slow Food Ticino.

Franco, cosa vuol dire per te Slow Food?

Per me Slow Food significa anzitutto offrire un’opportunità, una possibilità di conoscere e di capire: capire che esiste un modo diverso di affrontare la quotidianità, lontano da un approccio alle cose di ogni giorno troppo facile e sbrigativo, che abdica alla ricerca dei valori che stanno dietro e dentro le nostre azioni, le nostre scelte e le nostre decisioni.

Far parte di un’associazione come Slow Food vuol anche dire coltivare la speranza che, partendo dalle piccole cose, si possa riuscire a influenzare scelte più radicali, portando a cambiamenti positivi per le generazioni future e per il mondo in cui dovranno vivere.

Buono, pulito e giusto è lo slogan di Slow Food, ma per te cosa significa nel nostro territorio?

Per la nostra realtà questi tre aggettivi sono un incentivo a scoprire quelle filiere produttive che operano secondo la filosofia che li incarna. È così possibile gratificare il lavoro di intere categorie di persone, dagli agricoltori agli allevatori, ai commercianti, ai cuochi e via dicendo. Questo a tutto vantaggio anche di noi consumatori che usufruiamo di prodotti ottenuti nel rispetto dell’ambiente e della nostra salute, frutto sovente dell’attività di piccole imprese, magari a conduzione famigliare. Tutto ciò permette di assicurare anche un’offerta varia e diversificata, che si contrappone felicemente e salubremente alla standardizzazione di cibi e alimenti sempre più imperante.

C’è un progetto di Slow Food che ti sta particolarmente a cuore e vuoi condividere con i nostri lettori?

Non ho un progetto a cui sono affezionato in modo particolare. Molte sono le cose che mi premono e che mi interessano: le visite ai produttori, alle aziende, ai luoghi del nostro territorio che conservano l’eco di antiche pratiche e di saperi secolari, i laboratori in cui si impara a conoscere le diverse caratteristiche dei cibi che comperiamo e mangiamo, la ricerca di prodotti che meritano di essere salvati e tramandati con i presidi e l’Arca del gusto, gli incontri con gli studenti, le conferenze e i convegni in cui le varie esperienze vengono messe a confronto.

Il filo conduttore di tutto ciò, la cosa che davvero più mi sta a cuore, è il desiderio di far capire alle persone che l’alimentazione non è solo questione di puro piacere e di soddisfazione materiale. Saper gustare vuol dire anche saper scegliere e saper scegliere vuol dire essere attenti alle caratteristiche dei cibi e al modo in cui vengono prodotti, premiando in tal modo quelli che più sapranno aprirci le prospettive per condizioni di vita migliori.

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