Uno sguardo all’Italia dalla Svizzera

A volte si ha come la sensazione di trovarsi su di una zattera nel bel mezzo dell’oceano mentre infuria una tempesta. Uomini e donne erranti in balia di onde composte da migliaia di parole. Onde enormi e insormontabili, ingrossate da una tempesta di polemiche che viene giù praticamente ogni giorno, rendendoci ancora più stanchi e impauriti da tutta questa situazione, ancorati alla speranza di poter rivedere, chissà quando, la luce del sole.

Questi giorni di chiusura forzata ci hanno messo di fronte alla realtà nuda e cruda. Una realtà fatta di una mole impressionante di informazioni, di opinioni diverse e contrastanti, composta da paroloni complessi e da una quantità enorme di denaro. Abbiamo imparato termini nuovi, da “quarantena” a “spillover”. Ci siamo confrontati con le diverse opinioni dei vari virologi, passando da chi ostentava una certa sicurezza nel dire “ma no, questo Coronavirus è solo un’influenza” a chi, invece, continuava e continua a prendersi i meriti esaltandosi a veggente ripetendo “io ve l’avevo detto”. Da un punto di vista economico, invece, siamo stati letteralmente bombardati: “Pronti piani economici da migliaia di miliardi”, “Non ci sarà il MES, ci sarà il Recovery Fund”, “Aiuti alle imprese, bonus per i cittadini!” e chi più ne ha più ne metta. E, anche qui, via con fiumi di parole e di polemiche: “È troppo!”, “No, è troppo poco!”, “E i bambini?”, “Facciamo ripartire l’economia!”. Insomma, una torre di Babele. E nessun Paese, purtroppo, ne è esente.

Ma alla fine della fiera, al cittadino, alla persona normale che vorrebbe solo un po’ di chiarezza, cosa resta? Assolutamente nulla di positivo. Solo e soltanto una gran confusione. E tanta, tanta paura del futuro.

Perché, in fondo, gira tutto intorno al futuro. Al tipo di futuro che vorremmo. Alla possibilità di poter vivere, fino alla fine dei nostri giorni, in maniera dignitosa. In pace con noi stessi e con gli altri. E allora mi chiedo quanto sia effettivamente utile pensare al futuro continuando ad ammiccare al passato. Se sia davvero giusto voler tornare alla normalità così come la conosciamo. Perché questa pandemia, che ci piaccia o no, ha squarciato quel sottile velo che ricopriva i vari problemi della vecchia normalità. Un mondo veloce, completamente connesso e con una economia globale forse non può essere esente da una politica globale. Non può esentarsi dall’avere una visione d’insieme. Ne abbiamo avuto, a conti fatti, la palese dimostrazione. Perché oggi più che mai, dovremmo aver capito che per la natura i confini non esistono. E che tutti quei problemi che fino a poco tempo fa ci sembravano lontani e irraggiungibili, oggi possono colpirci in pochissimo tempo e senza preavviso. Ha dimostrato a tutti noi che, per quanto ci si sforzi, siamo vulnerabili. E l’unica arma che abbiamo per contrastare l’inevitabile forza di Madre Natura è la collaborazione. Perché Lei, quando arriva a portarci il conto della sua imprevedibilità, non porta con sé né passaporti né visti. Solo la sua ineluttabile potenza.

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