È il momento di agire per salvare il pianeta

di Alessandro Vaccari

Nell’ottobre scorso è uscito quasi contemporaneamente in edizione tedesca e italiana il libro di Carola Rackete “Handeln statt hoffen” (edizione  italiana “Il mondo che vogliamo” Garzanti).

Chi si aspettava da questo testo solo il racconto dell’episodio che ha portato il nome dell’attivista tedesca sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo, dovrà senz’altro ricredersi.

Non manca naturalmente la rievocazione degli avvenimenti del giugno scorso, culminati nello sbarco della Sea Watch 3 comandata dalla Rackete che, forzando il blocco imposto dalla Guardia Costiera e dalla Guardia di Finanza italiane, entrò nel porto di Lampedusa con 42 naufraghi salvati due settimane prima.

La Rackete rivendica il suo operato al comando della nave e dichiara che, nelle stesse condizioni di emergenza umanitaria, si comporterebbe nello stesso modo. Quei fatti vengono raccontati con grande pacatezza, senza nessuna acrimonia verso l’allora ministro dell’interno Matteo Salvini che tentò fino all’ultimo di impedire quello sbarco e lo denunciò come un atto di pirateria.

Salvini, del resto, non viene mai citato per nome in tutto il libro e quando l’analisi cade sulle cause profonde della crisi umanitaria nel Mediterraneo, che qualcuno ha definito “Auschwitz del mare”, le responsabilità vengono attribuite non solo all’Italia ma anche all’Europa e in definitiva all’inerzia dell’intera comunità internazionale.

Il contesto in cui il saggio è inserito ha comunque un ampio respiro, in qualche modo sintetizzato dall’appello rivolto soprattutto alle giovani generazioni ad agire immediatamente per tentare almeno di frenare il cambiamento climatico già in atto e definito in modo più appropriato “catastrofe climatica”.

Il libro è stato scritto in collaborazione con Anna Weiss, autrice e militante ecologista e si avvale della prefazione di Hindou Oumarou Ibrahim, geografa e attivista ambientalista che nella bellissima prefazione mette in risalto come nella sua terra, il Ciad, e in molti altri paesi poveri, le conseguenze del riscaldamento globale in atto incidano già in modo pesantissimo sulle condizioni di vita di intere popolazioni.

Dalla lettura delle tappe della sua formazione umana e culturale, emerge chiaramente l’impronta fortemente umanitaria di un impegno ecologista che ha spinto la Rackete    dapprima a conseguire il brevetto di capitana per guidare spedizioni scientifiche a fini ecologici e, in seguito, per il suo impellente desiderio di agire concretamente, a diplomarsi in Management ambientale.

Fu proprio durante una spedizione scientifica a carattere ambientale che Carola sentì il dovere morale   di sostituire il comandante della Sea Watch, improvvisamente costretto a rinunciare a guidare l’imbarcazione. in una missione di pattugliamento nel Mediterraneo.

Il testo si occupa largamente delle cause delle migrazioni forzate che vengono individuate principalmente in un iniquo sfruttamento delle limitate risorse naturali da parte di una minoranza della popolazione mondiale.

Tale utilizzazione risulta incompatibile con la sopravvivenza del pianeta e lede oltretutto  il diritto della maggioranza degli esseri umani a un’esistenza dignitosa.

Questo squilibrio, che è alla base anche dell’emergenza climatica, può essere colmato, a giudizio delle autrici, solo imboccando la strada di una profonda revisione del modello sviluppo e di consumo dominanti. Si tratta insomma di concepire e avviare, su scala globale, un nuovo paradigma economico basato su principi di sostenibilità ambientale e di benessere per tutti gli esseri umani

L’emergenza climatica deve in sostanza trasformarsi in una lotta per quella che altri autori definiscono giustizia climatica in cui contrasto ai cambiamenti climatici e equa redistribuzione delle risorse diventano un unico impegno. Questa crisi può dunque diventare l’occasione di un cambiamento epocale per la cui realizzazione rimane tuttavia poco tempo.

La parte finale del libro è dedicata a delineare un abbozzo di società futura, secondo un modello di assemblearismo partecipativo che coinvolga l’insieme dei cittadini nelle decisioni che riguardano l’intera comunità.

La democrazia dovrebbe insomma prevedere forme attive di partecipazione da parte dei cittadini per non riischiare di diventare un vuoto rituale.

Nel novembre scorso, durante la presentazione dl suo libro a Zurigo, Carola ha sottolineato come il sistema di democrazia diretta vigente in Svizzera non corrisponda alla trasformazione democratica da lei auspicata, in quanto i cittadini vengono invitati a esprimersi solo con un sì o con un no alle questioni proposte ma non hanno la possibilità di contribuire concretamente alla loro elaborazione.

La nuova forma di democrazia partecipativa proposta ha senz’altro aspetti utopistici che tuttavia costituiscono spunti di riflessione interessanti e aperti e non prefigurano un modello di società chiuso e definito in ogni sua parte.

Del resto in un mondo in cui i modelli neoliberisti predominanti nelle democrazie occidentali mostrano la loro inadeguatezza a risolvere i problemi del mondo e non esistono modelli alternativi a cui far riferimento, una fase di sperimentazione appare necessaria proprio per salvare e rinvigorire la democrazia.

I proventi della vendita del libro saranno devoluti interamente all’associazione Borderline-Europe che si batte per i diritti dei migranti. anche organizzando azioni di disobbedienza civile di cui l’episodio della Sea Watch 3 è stato un esempio.

 

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