Cambiamento climatico, la Svizzera è più ecologica e sostenibile dell’Italia

Alla Conferenza di Dubai sul climate change è stato diffuso il report sulle performance ambientali di quasi 70 Paesi del mondo. È stato anche istituito un fondo per aiutare gli Stati più poveri (la povertà avanza)

di Maria Moreni

La Cop28, ventottesima edizione della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, summit internazionale iniziato il 30 novembre, si conclude oggi 12 dicembre. L’obiettivo di fondo è rivedere e revisionare l’accordo di Parigi del 2015.

All’epoca lo scopo era quello di limitare l’aumento della temperatura globale media al di sotto dei 2 gradi Celsius rispetto ai livelli preindustriali, puntando a limitare l’incremento a 1.5 gradi Celsius. Tuttavia l’ulteriore innalzamento delle temperature e altri effetti del climate change hanno reso necessarie alcune modifiche nei parametri e nei traguardi da raggiungere.

Nel corso del 2023, l’impatto dei cambiamenti climatici è stato particolarmente evidente: il mese di agosto è risultato il mese più caldo di sempre a livello mondiale, seguito da luglio, settembre e ottobre sempre di quest’ultimo anno.

Durante la Cop28 di Dubai è stato presentato il rapporto annuale di Germanwatch, CAN e NewClimate Institute sulla cosiddetta performance climatica dei principali Stati del Pianeta.

Il report, infatti, analizza e valuta approcci, abitudini, pratiche e innovazioni sul fronte ambientale di 63 Paesi che, con l’Unione Europea, rappresentano oltre il 90% delle emissioni globali.

La classifica è stilata sulla base del Climate Change Performance Index (CCPI), che considera per il 40% il trend delle emissioni, per il 20% lo sviluppo di energie rinnovabili e di efficienza energetica, e per il restante 20% la politica climatica.

Come è già accaduto in passato, le prime tre posizioni della classifica non sono state assegnate, poiché nessuno dei Paesi ha raggiunto la performance necessaria per contribuire a fronteggiare l’emergenza climatica e mantenere il surriscaldamento del pianeta entro la soglia critica di 1.5°C.

Al quarto posto, e comunque in testa alla graduatoria finale, si posiziona la Danimarca, seguita da Estonia e Filippine, che rafforzano le proprie azioni climatiche nonostante le sfide economiche.

La Svizzera è ventunesima, in salita di una posizione rispetto al precedente rapporto. In forte calo, invece, l’Italia, scesa al quarantaquattresimo posto (prima era ventinovesima), soprattutto a fronte del rallentamento nella riduzione delle emissioni climalteranti e di misure politiche non ancora sufficienti a contrastare l’emergenza. 

In coda alla classifica, invece, si trovano Stati esportatori e consumatori di combustibili fossili come Emirati Arabi Uniti, Iran e Arabia Saudita.

Il primo atto degli Stati partecipanti alla Cop28 è stato rendere operativo, presso la Banca Mondiale, il fondo ‘Loss & damage’, per aiutare i Paesi più poveri e vulnerabili che, in genere, sono anche i più colpiti da eventi meteorologici estremi. I primi finanziamenti dichiarati sono all’incirca di 280 milioni di dollari.

Entro la metà del secolo, il surriscaldamento delle temperature potrebbe uccidere almeno 21 milioni di persone: è l’allarme che ha lanciato la stessa Banca Mondiale, sempre nell’ambito della Cop 28.

Risultano cinque i principali fattori di rischio per la salute legati ai cambiamenti climatici: il caldo eccessivo, il blocco della crescita, la diarrea, la malaria e la dengue. Secondo le stime, entro il 2030 l’impatto del climate change sulla salute porterà altri 44 milioni di individui nella condizione di estrema povertà.

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