Giù il cappello, anzi, Giù la testa

Ed è una di quelle giornate in cui sentiamo di aver perso qualcuno che apparteneva un po’ a tutti noi.

La musica di Morricone è come un poema sinfonico articolato in sublimi composizioni e che potrebbe corrispondere, nella sua versione ridotta, all’Inno d’Italia.

Dovunque nel mondo le musiche del Maestro sono conosciute e riconosciute e ancora ovunque, pur accompagnando kolossal d’oltreoceano, profumano d’Italia, come avviene con la Torre di Pisa, il Colosseo, Venezia o la Valle dei Templi. C’è la musica di Ennio Morricone come c’è la Cappella Sistina di Michelangelo, come il genio di Leonardo, come la magia di Fellini.

Lo sapeva, Ennio Morricone, di essere stato baciato da un talento unico e irripetibile; e sapeva di suscitare nel pubblico con le sue composizioni emozioni profonde e tumultuose, tanto unite alla visione dei film per le quali erano state composte quanto prese a sé, dirette da lui medesimo pur avanti negli anni, quasi instancabile di fronte al dovere etico di donarsi al pubblico. Un donarsi con garbo e estrema umiltà, doti che sono degli uomini più grandi.  Nelle Terme di Caracalla ha diretto le sue musiche a novant’anni da una sedia che faceva ruotare rivolto ora al coro, ora a un capo e poi all’altro della grande orchestra. E le rovine di Roma con lui hanno brillato della gloria che resta immortale togliendo il tempo ai duemila anni nel mezzo.

Morricone è morto il giorno in cui si celebra la Giornata Mondiale del Bacio, recente celebrazione della quale non conosciamo motivazioni né forse ci interessano.

Ma questo sei luglio ci piace pensare che prenderà d’oggi in poi un senso nuovo, dedicato a lui che ha accompagnato di musica sublime la sequenza dei baci rubati in bianco e nero ritagliati e raccolti per il piccolo protagonista di Nuovo Cinema Paradiso e per tutti noi che continuiamo a commuovercene.

Chapeau, Maestro. L’arte, il mondo, momenti delle nostre vite, per non parlare dei film, sono stati più belli accompagnati da te.

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