I viaggi in Svizzera e in Italia di Franz Kafka, momenti spensierati di un genio oscuro e tormentato

di Giorgio Marini

Foto: La testa del famoso scrittore ceco Franz Kafka, scultura dell’artista Jaroslav Róna installata nel dicembre 2003 nel quartiere ebraico di Praga

Franz Kafka è stato uno dei più importanti autori del XX secolo. La sua opera, enigmatica e a tratti misteriosa e inquietante, è annoverata tra i pilastri della letteratura moderna.

“Un libro dev’essere un’ascia per rompere il mare ghiacciato che è dentro di noi”, sosteneva l’autore.

La sua scrittura ha esplorato in particolare i temi tipici dell’essere umano in piena crisi esistenziale tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, come per esempio l’alienazione, la brutalità fisica e psicologica, i conflitti familiari.

I suoi testi più celebri, quali ‘La metamorfosi’, ‘Il processo’ e ‘Il castello’, sono intrisi di questi elementi, proposti attraverso le storie di personaggi in preda all’angoscia e all’inquietudine. L’aggettivo ‘kafkiano’ è entrato nel vocabolario comune per descrivere situazioni complesse, paradossali, ai limiti dell’assurdo, talvolta quasi mistiche.

Diversi critici hanno visto in Kafka un interprete dell’esistenzialismo in campo letterario. Altri, invece, hanno parlato di “allegorismo vuoto” dell’autore, che avrebbe usato le sue storie per comunicare altro, qualcosa che però è destinato a rimanere indecifrabile e inesprimibile.

Lo scrittore boemo di lingua tedesca nacque 140 anni fa, il 3 luglio 1883. È stata l’attuale capitale della Repubblica Ceca, Praga, all’epoca città dell’Impero austro-ungarico, a dargli i natali.

Fu traumatica e significativa al tempo stesso, per lui, la figura del padre, un ricco mercante ebreo con il quale il figlio ebbe un rapporto tormentato.

Kafka si laureò in legge nel 1906 e iniziò a lavorare presso una compagnia di assicurazioni. Intanto, di notte, in preda all’insonnia, scriveva romanzi e faceva disegni e schizzi. Cominciò anche a tenere i suoi ‘Diari’ e a viaggiare per l’Europa.

Nel 1911, verso il finire dell’estate, il letterato visitò Lugano e i suoi dintorni, imbarcandosi sul piroscafo diretto a Porlezza, vicino a Como. Kafka costeggiò le rive del Ceresio e passò da villaggi quali Gandria, Oria e Osteno, rimanendone colpito.

Le annotazioni che si riferiscono a queste mete parlano dei posti, ma soprattutto del desiderio dello scrittore di entrare in contatto con quella placida quotidianità, fatta di “case infilate l’una dopo l’altra, logge con panni colorati”, terrazze con colonne greche e campanili.

Sono passaggi che colpiscono ancora oggi perché ci restituiscono un’immagine inedita dello scrittore, mostrandolo insolitamente sereno, divertito, a tratti entusiasta. Sono le stesse componenti, del resto, che si colgono nei reportage dedicati a una vacanza di un paio di anni prima a Brescia.

Un’avventura memorabile, quella vissuta da Kafka nella cittadina lombarda nel 1909, ricordata in appunti che descrivono un mondo caleidoscopico fatto di bettole, truffatori, vetturini, carrozze, curve dissestate e vicoli bui.

Ma le esperienze più emozionanti per lui furono le gare e le esibizioni dei primi velivoli riuniti a Montichiari, per il primo Circuito aereo internazionale, alla presenza di personaggi del calibro dell’intellettuale Gabriele D’Annunzio e del compositore Giacomo Puccini.

Insieme a Kafka, in queste peregrinazioni c’era l’accompagnatore e amico fraterno Max Brod che, dopo la morte di Franz, avvenuta a Vienna nel 1924, non dette alle fiamme i suoi manoscritti, come gli era stato chiesto, ma li pubblicò e divenne il biografo del letterato, facendoci così conoscere uno dei massimi scrittori della modernità.

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