Impariamo a invecchiare bene

Di Maria Moreni

Siamo destinati a diventare sempre più longevi. Nel mondo gli over 65 raggiungeranno il miliardo e mezzo entro il 2050: è quanto risulta dal “Dossier World Population Ageing 2019: Highlights” pubblicato dalla Divisione sulla Popolazione del Dipartimento delle Nazioni Unite per gli affari economici e sociali dell’Onu (Undesa). In Italia gli individui che rientrano in questa fascia d’età rappresentano già il 23.3% della popolazione, con un’aspettativa di vita media che nel giro di ottant’anni raggiungerà la soglia dei 93 anni in base al Rapporto Istat 2020. Ma se vivremo più a lungo, che impatto avrà un simile scenario sul tessuto sociale e sanitario nazionale e globale?
È una delle domande chiave del “Decennio dell’Invecchiamento Sano” -partito proprio quest’anno e in chiusura nel 2030- indetto dalle Nazioni Unite. “Dieci anni di azioni concertate, catalitiche e collaborative per migliorare la vita delle persone anziane, delle loro famiglie e delle comunità in cui vivono, spiegano gli esperti di World Health Organization.

«Se è vero che il nostro Pianeta è destinato a diventare sempre più longevo, ciò che diventa essenziale è poter raggiungere una longevità che sia anche sana», ha commentato Antonluca Matarazzo, direttore Generale di Fondazione Valter Longo Onlus. E ha aggiunto: «Di primaria importanza è, oggi, poter garantire il bene salute a una popolazione sempre più senior, perché sottovalutare tale prospettiva equivarrebbe a ignorare il pesantissimo impatto sociale, clinico ed economico che ne potrebbe derivare. La pandemia da Covid-19 ha mostrato come sia fondamentale prevenire le malattie connesse all’invecchiamento, oltre ad aver acuito il divario sociale anche nell’accesso ai più elementari servizi atti a preservare il diritto alla salute». L’alimentazione è il fattore più importante che possiamo modificare per vivere sani e può agire come un potente “farmaco” naturale per preparare una longevità sana, sin dalla primissima infanzia. La prevenzione delle più importanti malattie croniche non trasmissibili, come le malattie cardiovascolari e autoimmuni, il cancro e il diabete, passa proprio da una nutrizione equilibrata, in grado di evitare l’insorgenza dello stato infiammatorio cronico che rappresenta un importante fattore di rischio, anche per l’insorgenza di malattie neurodegenerative, quali l’Alzheimer. Abbiamo decenni di studi alle spalle sugli elementi che determinano la salute, le malattie e l’invecchiamento. È risaputo, per esempio, che gli amminoacidi (proteine) e gli zuccheri attivano i meccanismi cellulari responsabili dell’invecchiamento, per cui un consumo eccessivo di queste sostanze accelera l’invecchiamento. Nella successiva Top 5, basata sull’osservazione dello stile di vita dei centenari, riportiamo i consigli della Fondazione Valter Longo Onlus – nata nel 2017 per volontà del Prof. Valter Longo, filantropo e biogerontologo di fama internazionale – per una longevità sana e attiva a partire dalla tavola.

Digiuno intermittente per cellule più giovani

1. Digiuno intermittente per cellule più giovani. È un’abitudine che accomuna diversi gruppi di over 100 è l’assunzione dei pasti principali e degli eventuali spuntini in un arco di 12 ore per beneficiare di altrettante ore di digiuno notturno. Quest’ultimo, grazie al periodo di riposo dell’organismo, consente di rigenerare dall’interno e di riparare le cellule danneggiate, eliminando quelle ormai non più funzionali. Il risultato? Cellule più giovani e sane! Un’ulteriore riduzione delle ore in cui si mangia (10 ore o meno) consentirebbe, poi, di ottenere risultati ancora migliori per quanto riguarda la riduzione del peso, ma è molto più difficile da rispettare e potrebbe anche incrementare il rischio di effetti collaterali come lo sviluppo di calcoli biliari. L’ideale è considerare 12 ore dalla fine della cena: se è alle 21, occorre aspettare a fare colazione fino alle 9 della mattina seguente.

2. Elisir della giovinezza a tavola. «La dieta della longevità recepisce le abitudini alimentari dei gruppi di centenari più sani, tra cui quelli che seguiamo in Calabria, quelli di Okinawa in Giappone, di Loma Linda in California, della Costa Rica e della Grecia», ha spiegato Romina Cervigni, PhD e Responsabile Scientifico che guida il gruppo di nutrizionisti della Fondazione Valter Longo Onlus. «A un’alimentazione a basso contenuto di proteine – simile a quella in uso presso i centenari di Molochio, in Calabria – corrisponde una minore incidenza di tumori e, in generale, una vita più lunga». Molti degli over 100 “sorvegliati speciali” per gli studi sull’healthy ageing (invecchiamento sano) mangiano al massimo 2-3 volte al giorno, poco la sera, e in molti casi prima che faccia buio. La loro alimentazione comprende molta frutta a guscio, un po’ di pesce, poche proteine animali, pochi zuccheri e pochi grassi saturi o trans e molti carboidrati complessi derivati da legumi e da altri alimenti di origine vegetale.

3. Fibre amiche del microbiota. Nel caso in cui la dieta sia troppo ricca di proteine di origine animale, si può generare uno stato di infiammazione dell’organismo che rischia di compromettere il buon funzionamento del sistema immunitario alterando la flora batterica intestinale, il cosiddetto microbiota. Meglio, quindi, prevenire questo pericolo con un menù ricco di fibre: non facciamoci mai mancare verdura di stagione, legumi e un po’ di frutta.

Le fibre sono amiche del microbiota

4. Difese immunitarie più forti con la vitamina D. Un’alimentazione varia e completa, che preveda l’assunzione del giusto quantitativo di proteine, il consumo di prodotti ricchi di omega 3 – come il pesce grasso, le noci e l’olio di oliva “extra vergine” – è una valida alleata per un sistema Immunitario efficiente. Ma per dare un vero “boost” alle difese del nostro organismo è fondamentale il giusto apporto di vitamina D, contenuta in alimenti come il pesce e i funghi.

5. Metabolismo sempre attivo con lo sport. L’attività fisica è un altro elemento fondamentale per la longevità sana: dal semplice giardinaggio, alle arti marziali, alla danza. La maggior parte delle persone che toccano i 100 anni in buona salute sono attive o molto attive fino a tarda età, anche se tante di loro non sanno neppure cosa significhi l’espressione “esercizio fisico”. A Okinawa molti pescatori ultraottantenni non smettono mai di lavorare e signore ultranovantenni danzano con pesi sul capo parecchie volte a settimana. In Calabria Salvatore Caruso, arrivato all’età di 110 anni, si recava tutti i giorni a piedi al suo uliveto.

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