Il World Pasta Day unisce Svizzera e Italia

Oltre che un simbolo della cucina italiana nel mondo e alimento sempre più sostenibile, la pasta è un ingrediente che si può gustare sempre, a ogni ora, adesso anche a colazione

Il mondo ama la pasta italiana. E ne mangia sempre di più, soprattutto rispetto al passato. Sono aumentati i Paesi destinatari (oggi quasi 200, +6,4%) ed è triplicata la quota export, passando da 740mila a 2,3 milioni di tonnellate (+210% in 25 anni e +4,5% sul 2021)

Lo dicono i dati elaborati da Unione italiana Food e IPO – International Pasta Organisation,

in occasione della 25esima edizione del World Pasta Day, che si festeggia il 25 ottobre. I pastai italiani dell’associazione celebrano questo traguardo in un viaggio tra modelli di consumo e tendenze di ieri, di oggi e di domani, in Italia come nel mondo.

Oltre che un simbolo della cucina italiana nel mondo, nella società contemporanea la pasta è un ingrediente che si può gustare sempre, a ogni ora, adesso anche a colazione. E pure in versione rivisitata, come ha mostrato qualche chef, utilizzandolo persino nei dolci.

In un quarto di secolo ci sono state diverse evoluzioni. È aumentata la sua conoscenza da parte dei consumatori e si sono affermate nuove esigenze in base ai diversi stili di vita. Oggi la sua produzione mondiale sfiora i 17 milioni di tonnellate (+1,8% sul 2021), raddoppiando quasi i 9 milioni del 1998, l’anno del primo Wolrd Pasta Day. Il 25% della pasta consumata nel mondo e il 75% consumata in Europa sono prodotti da un pastificio tricolore.

Più della metà della pasta prodotta in Italia finisce all’estero. Germania, Regno Unito, Francia, Stati Uniti e Giappone si confermano i Paesi più ricettivi, acquistando complessivamente circa il 58% delle esportazioni di paste alimentari (2.187 milioni di euro). Tra i mercati emergenti registrano ottime performance anche Arabia Saudita (+51%), Polonia (+25%) e Canada (+20%)

Quello che non è cambiato in un quarto di secolo è che l’Italia è prima al mondo nella classifica dei Paesi produttori, con 3,6 milioni di tonnellate nel 2022 (+3,2% sul 2021) e un fatturato che sfiora i 7 miliardi di euro (+24,3% sul 2021). Un’altra costante è rappresentata dagli italiani che sono i maggiori mangiatori di pasta al mondo con 23 kg pro-capite all’anno (a seguire ci sono i tunisini, con 17 kg, e i venezuelani, con 12 kg), con un totale di 1,3 milioni di tonnellate consumate nel 2022. Gli abitanti della Penisola la mangiano praticamente tutti (99%) almeno una volta a settimana. Oltre un italiano su due la porta in tavola ogni giorno, mentre uno su cinque (19.2%) la consuma quattro-cinque volte a settimana.

Secondo i pastai di Unione Italiana Food, relativamente alle tendenze del futuro legate a questo prodotto, se da una parte tantissimi formati, regole e leggi continueranno a stabilirne la qualità, dall’altra la preferenza di forme, quantità, ricette e occasioni di consumo saranno sempre più lasciati alla libera interpretazione di ognuno.

Si ridurranno le porzioni a fronte di più occasioni di consumo durante la giornata, come già accade all’estero, in linea anche con le future regole alimentari. Dalla sua produzione al confezionamento fino al trasporto, questo ingrediente sarà sempre più sostenibile. E conoscerà cotture più veloci per rispondere alle esigenze di chi ha sempre meno tempo per stare ai fornelli: dipenderà dai formati, ma, affinché sia pronta, si aspetteranno dai 18 minuti ai sessanta secondi.

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