Italicità e italianità oltre i confini territoriali

LA RIFLESSIONE DI PIERO BASSETTI, FONDATORE DI GLOBUS ET LOCUS

di Andrea Grandi

Non capita tutti i giorni di incontrare intellettuali capaci di proporre la propria esperienza personale come esempio di visione della società; uno di questi è Piero Bassetti. Di origine borghese, per scelta del destino; divulgatore dell’identità culturale legata all’italianità, per suo impegno di vita. Ai pochi che ancora non ne avessero sentito parlare, ricordiamo che Piero Bassetti ha iniziato la sua carriera politica militando in area cattolico-sociale negli anni Cinquanta, in pieno boom economico del secondo dopoguerra. A seguire, è diventato primo presidente della Regione Lombardia e deputato al Parlamento della Repubblica a Roma, oltre che, fra l’altro, Presidente della Camera di commercio di Milano nel complicatissimo periodo della crisi petrolifera anni Settanta, che tante analogie mostra con le cronache attuali. Ha assistito alla nascita dei fenomeni populistici, derive sorte negli Anni Novanta come effetti concomitanti a una “Italia da bere” e una ripresa economica alimentata da una cultura del debito, anche pubblico, ma i cui effetti oggi ci portano a cercare solidarietà presso i nostri partner comunitari europei. 

Poi, all’inizio del nuovo millennio, Piero Bassetti avvia un’iniziativa che oggi lo vede come uno dei protagonisti del panorama culturale internazionale. Parliamo dell’associazione Globus et Locus, immateriale patria culturale pronta ad accogliere chiunque e ovunque si senta ispirato dai valori dell’italicità – termine che Bassetti stesso uso per indicare che l’esperienza umana legata all’italianità supera confini geografici, temporali, culturali, linguistici e storici. Litalicità è diversa da una semplice identità italiana; èglocale”, ubiqua, pervasiva, globale e locale al medesimo tempo. Impossibile non esordire partendo da un commento proprio sull’attuale emergenza sanitaria, che ci ricorda, se ancora ne fosse il caso, come i destini della collettività internazionale sono ormai messi in relazione da denominatori comuni: vari seppur mai eventuali.

«È da almeno quindici anni – spiega Bassetti – che la nostra associazione stava ricordando come la “glocalizzazione” era prossima ad arrivare, per effetto del combinato agire tra la tecnologia e la velocità della comunicazione che rendono possibile un cambiamento radicale nel rapporto spazio-tempo. In passato, già il mondo della finanza e della politica ci avevano dato esempio di aver raggiunto una dimensione operativa “glocale”». Oggi sono scomparse le barriere tecnologiche, sociali, economiche, e ormai anche sanitarie, tra periferia, centro e universo tempo-geografico. In altre parole, il locale è diventato una parte del tutto globale e viceversa, senza limiti. Lo conferma il Coronavirus che, partito da una remota cittadina cinese, è velocemente sconfinato sino a tradursi in monito alla coscienza e alla solidarietà internazionali.«Ecco, – continua Bassetti – è indubbio che proprio l’attuale emergenza sanitaria si è evoluta e ha ricordato alla collettività che siamo tutti compartecipi di una medesima dimensione storica che supera la nostra collocazione geografica e finisce per compattare il mondo». Così continua, parlandoci della sua attività: «Sono tutti argomenti che ho sviluppato in un mio libro del 2014, Svegliamoci italici

Sul piano della comunicazione, più che rivolgerci agli italiani che si sentono all’estero, Globus et Locus si indirizza a coloro che hanno mantenuto la loro identità culturale italica. 

L’italicità «ha accettato l’ibridazione, di amalgamarsi con l’identità della nazione in cui si vive. All’estero troviamo molti personaggi che rappresentano l’italicità più di una semplice presenza italiana all’estero. Limitandoci agli USA, e solo per fare qualche esempio, pensiamo al Sindaco di New York, Bill De Blasio, ad Andrew Cuomo, attuale Governatore dello Stato di New York, al virologo Anthony Fauci, oppure a Nancy Pelosi, presidente della Camera dei Deputati del Parlamento americano a Washington. Si tratta di italici che, pur residenti fuori dai confini nazionali, ormai non parlano più italiano ma vivono l’esperienza culturale italiana. Secondo le nostre stime, sono circa duecentocinquanta milioni di persone sparse per il mondo». 

A voler notare, è proprio la vicenda del Coronavirus, il più concreto, immediato e condiviso esempio di cronaca universale, che finisce per confermare la teoria di “glocalizzazione” proposta da Globus et Locus. Dopo l’esperienza del virus, conclude Bassetti, «effettivamente ci renderemo conto che tutto è diventato diverso a seguito dei cambiamenti che si sono verificati in questo periodo, e di cui al momento non abbiamo ancora una perfetta coscienza». Il messaggio è chiaro e conferma, al centro della conoscenza umana, il valore della persona, una costante del pensiero e dell’impegno di vita di Bassetti. Non è il mondo che deve adeguarsi all’individuo, ma è l’individuo a doversi impegnare per avere coscienza di ciò che lo circonda e come cambia la sua esistenza. Fateci caso, tenetelo a mente, prima di concludere la lettura di questo articolo: non esiste tecnologia informatica che ci sensibilizzi a questi valori.

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