“Sinfonie d’intenti”: passione del bello e senso della meraviglia

Lugano. Il prossimo 18 ottobre 2019, il Conservatorio della Svizzera italiana promuoverà il simposio “Sinfonie d’Intenti. Passioni, visioni e progetti di mecenatismo musicale”, una giornata di studio e dibattito sul mecenatismo della musica, un tema centrale per le nostre istituzioni culturali, organizzato all’interno del Master in Cultural Management.

Abbiamo chiesto a Elisa Bortoluzzi Dubach, specialista in filantropia e fondazioni e Direttrice scientifica della giornata, di parlarcene più in dettaglio.

Di che cosa parliamo, quando parliamo di mecenatismo musicale?

Il mecenatismo musicale è il sostegno disinteressato di attività musicali e spesso degli stessi artisti, con l’obiettivo di far fiorire la cultura musicale a beneficio degli appassionati e della società civile. Sappiamo tutti quanto la musica influenzi le nostre emozioni e i nostri stati d’animo, portandoci a esplorare il senso del bello fino alla meraviglia assoluta. Il mecenate della musica conosce bene questo valore e con un’appassionata dedizione si muove in comunione d’intenti con l’artista: come lui, infatti, persegue il desiderio di realizzare l’esperienza sublime che solo la musica può donarci.

In passato i mecenati della musica commissionavano brani per accrescere il proprio prestigio personale. Spesso restavano anonimi ed era difficili individuarli, è ancora così?

Con l’avvento di internet e della digitalizzazione anche il mercato della filantropia ha conosciuto una rivoluzione copernicana. Oggi non solo la stampa specializzata e i motori di ricerca specializzati se ne occupano, ma esistono istituzioni dedicate e banche dati di settore. Uno degli obiettivi del simposio è proprio quello di approfondire questo tema. Sono convinta che ora più che mai sia importante che i musicisti abbiano la possibilità di incontrare i loro potenziali mecenati e che domanda e offerta si muovano in modo trasparente per costruire un ambiente positivo e generativo a favore dell’innovazione sociale attraverso la musica.

Quali sono le caratteristiche del mecenatismo musicale in Svizzera? Come si è sviluppato?

Storicamente in Svizzera il mecenatismo delle arti figurative è stato privilegiato rispetto a quello musicale, letterario o teatrale. Ricordiamo, tuttavia, esempi importantissimi come Otto Wesendonck a Zurigo, che sostenne Richard Wagner, oppure Paul Sacher a Basilea e Werner Reinhart a Winterthur, che furono grandi promotori di orchestre. Oggi la situazione è radicalmente cambiata e la musica è al centro di molti investimenti filantropici in Svizzera. Penso a mecenati come Michael Pieper con la sua recente donazione di 15 milioni di franchi alla Luzerner Symphonie Orchester, alla famiglia Hoffmann-Oeri per la Musikhochschule Basel, e ancora al ruolo di Christof Engelhorn per il Festival di Lucerna, solo per citarne alcuni.

Chi sono oggi i mecenati della musica?

Il simposio ci permetterà di scoprire alcune delle personalità più significative del mecenatismo musicale contemporaneo. Cito tra gli altri Diana Bracco, che è stata la prima presidente donna di Assolombarda, vicepresidente di Confidustria, presidente di Expo 2015 e che con la sua Fondazione Bracco ha lanciato un concetto visionario di sostegno alla musica. Hans-Albert Courtial che con la sua Fondazione Pro Musica e Arte Sacra ha promosso uno dei Festival di musica sacra più significativi di Roma; la basilese psicologa, mecenate e soprano lirico Christine Cerletti-Sarasin, tra le donne sostenitrici del Teatro Comunale di Basilea, le cui fondazioni hanno permesso la riscoperta di molte compositrici di musica barocca. Peter Spinnler che con la sua Animato Orchestra apre i grandi teatri del mondo ai giovani musicisti e la Theresia Youth Orchestra, composta di musicisti sotto i trent’anni voluta da Mario Martinoli.

Qual è la visione che ha perseguito nel realizzare questo simposio?

Abbiamo costruito un’identità visuale precisa intersecando la vela di Cosimo I de Medici con uno strumento musicale. Vi spiego perché. La leggenda vuole che Cosimo fosse un bambino esuberante. Un’estate, correndo, inciampò su una tartaruga e tutta la realtà che aveva percepito fino ad allora cambiò di colpo ed ebbe un’esperienza estetica del tutto diversa. Costretto a fermarsi, scoprì con occhi nuovi il panorama fantastico del parco che lo circondava, la bellezza e il mistero della natura. Quell’episodio fu talmente formativo che ne fece il motto della sua vita: il “festina lente”, l’affrettati piano della tartaruga che procede a vele spiegate. Ecco, io penso che in questo motto risieda la quintessenza del nostro simposio che vuole proporre delle tesi precise, collocandosi nel fermento della discussione contemporanea a vele spiegate, e allo stesso tempo fermarsi e andare a fondo nei temi, dando impulsi concreti con calma, riflessione e cura. Siamo al lavoro da quasi un anno per questo e lo facciamo con gioia e un grande lavoro di squadra http://www.conservatorio.ch/simposio .

 

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