Sono in aumento i cittadini ticinesi che scelgono di trasferirsi in Italia

Nel 2020 più di 800 residenti del Cantone hanno deciso di diventare frontalieri

Nel 2020 sono stati 836 i residenti in Ticino – donne e uomini – che hanno scelto di diventare frontalieri (+42% in 7 anni, se si confrontano i dati col 2013). E tra di essi sono sempre di più coloro che detengono il passaporto elvetico. Sono invece diminuiti i pendolari italiani che si sono stabiliti nella Confederazione (-44% rispetto al 2013).

È quanto è emerso da un’analisi diffusa di recente dall’Ufficio di statistica ticinese (USTAT) firmata da Maurizio Bigotta e Vincenza Giancone. Si tratta di un fenomeno relativamente recente, almeno per quel che riguarda numeri e proporzioni.  

Lo studio considerato, in particolare, si concentra sulle persone che, una volta partite dal Canton Ticino, mantengono almeno inizialmente l’attività lavorativa nella Confederazione e si spostano ogni giorno, avanti e indietro, per lavoro.

Dando uno sguardo ai cosiddetti flussi pluriennali, delle 3.303 persone partite dal Canton Ticino e divenute frontaliere tra il 2013 e il 2017, più di una su tre – il 34,6% – possiede la cittadinanza svizzera. “Dopo un anno, solo il 49,8% di queste è infatti ancora frontaliere, il 24,1% lascia anche l’attività lavorativa in Svizzera e risulta quindi all’estero, il 21,6% torna a vivere in Ticino e, in- fine, il 4,5% si trasferisce nel resto della Svizzera”, sottolineano gli autori.

Quali possono essere le possibili cause che possono aver dato origine alle tendenze descritte o che, per lo meno, le hanno alimentate?

Una prima ragione potrebbe avere a che vedere con il calo di attrattività del Ticino come luogo di residenza, a fronte della bassa natalità, e con la concorrenzialità dello status di frontaliere. Potrebbero incidere, poi, anche il divario del costo della vita tra il Cantone e l’Italia, il cambiamento del tasso di cambio euro-franco, la tassazione agevolata, fino a poco tempo fa, della manodopera pendolare, i differenti costi immobiliari e le diverse spese sul versante sanitario.

C’è però anche un altro elemento che ha a che fare con il confronto tra flussi contrapposti. Se da un lato si osserva un incremento dei residenti in Ticino che si trasferiscono in Italia, dall’altro si evidenzia una consistente diminuzione dei frontalieri che prendono la residenza o, più precisamente, il permesso di dimora o quello di domicilio nel posto in cui vanno a vivere. Nel 2020 il loro numero è stato di 869 unità, il 43,8% in meno rispetto a sette anni prima. Ma, soprattutto, nel 2019 si è registrato lo “storico” sorpasso dei primi (941) sui secondi (717).

Nei tre anni successivi allo spostamento, subentrando ulteriori cambiamenti, quelli che figurano an- cora come frontalieri si riducono a poco più di un terzo (il 36,8%). Il 32,6% vive all’estero e non è più operativo in Svizzera. Il 24,2% torna a vivere in Ticino (il 18,2% lo ha fatto entro un anno). Il 6,4% si è trasferito in un altro Cantone della Confederazione elvetica.

Sono soprattutto coloro che sono in possesso del passaporto elvetico a restare meno tempo lontano dalla patria. Il 27,5% rientra nella Svizzera italiana già nei primi 12 mesi e un altro 7,3% nei due anni successivi. Solo un terzo – in particolare stranieri e soggetti di età superiore ai 55 anni – continua a vivere oltrefrontiera dopo 36 mesi.

“I risultati tratteggiano una tendenza decennale che vede sempre meno frontalieri diventare residenti e, al contrario, sempre più residenti diventare frontalieri”, concludono gli esperti nello studio.

In ogni caso, quello fotografato è uno scenario in evoluzione. “Le dinamiche mostrate – che si concentrano sul periodo 2013-2020 – potrebbero variare a seguito dei cambiamenti sociali e legislativi in atto, e in particolare dell’entrata in vigore, nel 2023, del nuovo accordo sulla fiscalità dei frontalieri”.

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