Non lasciatevi impressionare… dalla mole del volume!

Non spegnere la luce di Bernard Minier. La Recensione di Moreno Macchi.
“Minier sa decisamente utilizzare assai bene le tecniche oblique e contorte del thriller e sa mantenere il lettore col fiato sospeso”

Moreno Macchi



«Allora il reality
– l’equivalente televisivo
di una fogna a cielo aperto –
non esisteva ancora»

Christine è un’animatrice radiofonica. Una di quelle molto brave. Almeno così pensa lei. La sera della Vigilia di Natale, al momento in cui sta per uscire di casa per raggiungere Gérald, il fidanzato con il quale deve recarsi a cena dai di lui genitori ai quali vuole presentarla, vede una lettera nella sua casella postale senza mittente né destinatario. La apre e la legge e il contenuto, stranissimo e assai inquietante, la blocca sul posto gelandole il sangue: una donna minaccia di suicidarsi.

La festosità della serata è ormai seriamente compromessa. Christine decide di mostrare la misteriosa missiva a Gérald, il quale pensa che l’ignoto, misterioso mittente abbia sbagliato buca delle lettere e propone quindi a Christine di mostrare la missiva a tutti gli inquilini dello stabile. Alcuni sono ovviamente assenti per il cenone di Natale, gli altri non si reputano i destinatari della lettera anonima, dopo averne letto l’allarmante contenuto.

L’indomani durante la sua trasmissione a Radio 5, Christine riceve la chiamata di uno sconosciuto che le pone in diretta l’imbarazzante domanda: «Non prova imbarazzo per aver lasciato morire una persona?». Allora Christine decide di rivolgersi alla polizia…

Quello stesso giorno il Comandante della polizia Servaz (grande amatore di Mahler e ancora convalescente da una forte depressione) riceve un singolare, anonimo invito a recarsi nella camera 117 del Grand Hôtel Thomas Wilson. La camera 117, proprio quella nella quale – esattamente un anno prima – si era suicidata in modo brutale e assai repellente la celebre artista Célia Jablonka, come il Comandante sta apprendendo dall’impettito ma professionalmente cortese direttore del lussuosissimo albergo di Tolosa, la città in cui si stanno svolgendo i fatti in quell’inverno particolarmente rigido e nevoso.
Ma sarà poi davvero un suicidio?

E significheranno qualcosa quei cofanetti CD d’opera trovati qua e là da Christine nel suo appartamento, nel quale qualcuno riesce periodicamente a intrufolarsi – non visto – in sua assenza? Che significato recondito potranno mai avere quelle registrazioni di Madama Butterfly, de Il Trovatore, della Tosca, e di Lakmé?

Eccoci ora arrivati a pagina 283…
Christine ha vissuto momenti assai difficili sul lavoro e nella sua vita privata. Alcuni la credono malata, mitomane, psicopatica, addirittura pazza, tanto i suoi comportamenti sembrano strani. Servaz ha intanto continuato il suo periodo di rieducazione e ha ricevuto un altro piccolo pacco con all’interno una foto di una stazione spaziale e una frase laconica. E ancora niente ci dice che cosa unirà le due storie, se i due personaggi si incroceranno, se l’uno si rivolgerà all’altro (certo che con quello che sta succedendo a Christine, l’intervento di un abile poliziotto potrebbe essere assai utile!), e nemmeno se i due per uno strano caso si conoscano.

Bernard Minier sa decisamente utilizzare assai bene le tecniche oblique e contorte del thriller e sa mantenere il lettore col fiato sospeso… Non spegnere la luce è quello che si chiama un vero page turner perfetto come un inesorabile, complicato ma precisissimo movimento a orologeria, nel quale il racconto alla terza persona (un narratore anonimo) a un certo punto viene interrotto da un diario manoscritto che rievoca momenti drammatici e non molto lontani nel tempo che potrebbero essere la chiave del mistero che incombe sul lettore sempre più ansioso di veder svolgersi la matassa dei fatti.

Poi ecco due piccoli punti comuni alle due storie; due specie di minuscoli indizi: Christine decide di domandare aiuto al suo ex amante, Léo (che era stato astronauta), e gli dà appuntamento nella camera d’albergo in cui avvenivano i loro incontri clandestini, ovvero la stanza 117 del Grand Hôtel Thomas Wilson, dove passano un momento di grande intimità. Coincidenza? Chissà.

Dovrete pazientare ancora per parecchie pagine, assistere a diversi capovolgimenti di situazione, a qualche sonoro pestaggio, a due omicidi e a qualche breve viaggio in auto nella regione tolosana immersa in una fitta coltre di neve e di ghiaccio, prima di arrivare alla risoluzione finale che non mancherà sicuramente di stupirvi, come ha colto di sorpresa noi.

Bernard Minier
Non spegnere la luce (romanzo)
La nave di Teseo

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