È giunto alla quinta edizione il concorso internazionale “Ceresio in giallo”, dedicato agli scrittori che usano la lingua di Dante nel mondo

L’intervista all’ambasciatore italiano in Svizzera Silvio Mignano, in giuria come presidente della sezione romanzi editi

di Dario Furlani

In foto: il vincitore dell’edizione 2023 Andrea Fazioli con Carla De Albertis, Jenny Santi e l’ambasciatore italiano in Svizzera Silvio Mignano

Difficile trovare un genere letterario più amato del poliziesco. Un buon giallo non è solo intrattenimento da ombrellone, un modo per passare il tempo. Come insegnano i capolavori di Georges Simenon, possiede sia un fascino magnetico per il pubblico, sia un folto sottobosco di tematiche, in grado di arricchire l’opera di profondi significati morali e sociologici.


Per arricchire la cultura del giallo in lingua italiana, per creare uno spazio per gli appassionati e, allo stesso tempo, avvicinare alla cultura letteraria è nato nel 2019 “Ceresio in giallo”, una competizione internazionale rivolta a tutti coloro che scrivono in italiano.


L’edizione 2023-2024 è stata presentata all’Ambasciata Italiana di Berna in presenza dellambasciatore Silvio Mignano e dello scrittore svizzero di lingua italiana Andrea Fazioli, vincitore della sezione ‘Romanzi editi’ della scorsa edizione.

“Abbiamo scelto il nome Ceresio perché si tratta di un lago transnazionale, per metà italiano e per metà elvetico”, spiega Jenny Santi, tra le organizzatrici del concorso. “È quindi un po’ il simbolo di questi luoghi che appartengono a tanti territori diversi”.

Il concorso è nato cinque anni fa con due obiettivi’, continua Santi, ‘quello principale è di sostenere la lingua italiana, presentando opere letterarie all’estero. Nell’ultima edizione hanno partecipato diciannove regioni italiane e sei stati stranieri oltre alla Svizzera. Il secondo obiettivo è la promozione dei territori lacustri. Abbiamo dei laghi splendidi e abbiamo provato ad utilizzare la letteratura come luogo di promozione di questi luoghi”.


Il concorso vuole contribuire anche all’economia locale, grazie al turismo di prossimità; l’obiettivo è che i lettori vengano invogliati a visitare i luoghi che hanno già conosciuto leggendo il libro.

La risposta all’edizione appena conclusa è stata estremamente positiva; il concorso sta crescendo d’importanza di anno in anno, ricevendo sempre più lavori, fino a raggiungere quota record di 512 opere ricevute.

L’edizione 2023-2024 presenta numerose categorie per esplorare le varie declinazioni che questo genere può assumere, rivolte sia a esperti del mestiere sia ad amatori che si vogliono approcciare alla scrittura per la prima volta.

Le categorie quest’anno saranno cinque:
Romanzi editi’, riservata ai romanzi già pubblicati da una casa editrice;
Racconti inediti’ che si concentra su racconti mai pubblicati e ambientati in località lacustri;
Gialli nel cassetto – romanzi inediti’;
infine ‘Giallo Junior’, riservata a quei romanzi editi che si rivolgono a un pubblico di più giovani.
L’edizione 2023-2024 prevede in aggiunta una nuova categoria, “Il Giallo in una frase” che premia lavori fotografici legati al mondo letterario del noir.

Ceresio in Giallo si pone quindi soprattutto come uno spazio in cui la cultura in lingua italiana possa ampliarsi e continuare a evolversi. Il genere del Giallo inoltre offre un tipo di comunicazione più ampia, che si rivolge a un pubblico più eterogeneo ed è più facilmente in grado di travalicare i confini nazionali.

Il lavoro dell’ambasciatore italiano in Svizzera Silvio Mignano si basa anche proprio sulla cultura come mezzo di interscambio tra popoli. Già presidente della giuria per la categoria ‘Romanzi editi’ dell’edizione 2022-23, Mignano integra nel proprio lavoro un confronto diretto con le arti italiane, utilizzandole come ponte per comunicare a livello internazionale. Scrittore, poeta ed autore di numerosi libri a sua volta, l’ambasciatore lavora dagli anni 90 come diplomatico e le sue esperienze all’estero hanno influenzato diversi suoi lavori.
Lo abbiamo intervistato.

Lei basa molto il suo lavoro di diplomatico sulla cultura italiana e ciò che rappresenta all’estero

“Penso che dovremmo dare molto più importanza alla cultura. Questo approccio non è certo una mia invenzione, ma si dovrebbe rafforzarlo ulteriormente. Se c’è una ricchezza che noi italiani abbiamo è quella della cultura, che deve diventare una leva su cui operare per la stessa promozione della nostra politica, economia e dei nostri rapporti diplomatici. Credo sarebbe molto miope non utilizzare lo strumento culturale. È un mezzo che funziona quando ci si confronta con paesi diversi. Ho lavorato molto in America Latina e oltre a promuovere la nostra lingua ho sempre utilizzato anche la cultura locale come strumento per aumentare la nostra presenza nel paese, ad esempio favorendo giovani artisti o scrittori della Bolivia e del Venezuela. Non è una cosa superflua rispetto al proprio lavoro di diplomatico, ma può diventare uno strumento perché la presenza del nostro paese sia vista con favore, simpatia e sostegno. Alla fine, diventa davvero uno strumento di diplomazia”.

Ha citato le sue esperienze in America Latina e ha lavorato anche in Africa. Ha trovato differenze tra i paesi in cui ha lavorato per quanto riguarda la ricezione della nostra cultura?

“Forse ho avuto un po’ la fortuna di vivere in paesi che hanno una grande presenza italiana. È vero che la Svizzera è molto diversa ad esempio dal Venezuela, però sono entrambi paesi in cui una collettività italiana è già presente, questo aiuta molto. Un altro fattore che il vostro giornale sicuramente ne tiene molto conto è la presenza della migrazione italiana. Questo è l’altro grande fattore di ricchezza che dovremmo usare ancor più di quanto facciamo. È un fenomeno che sta ricevendo crescente attenzione dai vari governi e ministeri ma dovrebbe essere ancora più centrale nel nostro lavoro”.

Cosa affascina dell’Italia all’estero?

“Noi stupiamo gli stranieri perché siamo una nazione di medie dimensioni, ma con un’alta concentrazione di bellezza e di opere d’arte. La spiegazione che mi dò, e so che non sono l’unico, è di carattere storico-geografico. Dopo la caduta dell’Impero Romano, l’Italia ha avuto una frammentazione politica che forse non ha eguali in Europa. Nel nostro territorio abbiamo avuto decine di entità indipendenti sia a livello politico che geografico. Questo ha prodotto nel corso dei secoli una competizione tra le varie comunità, ogni Repubblica, Principato o Ducato volevano avere il meglio che il mondo culturale poteva offrire. Questo ha fatto sì che da un lato l’Italia subisse un piccolo arretramento dal punto di vista del suo sviluppo sociale e civile, soprattutto rispetto ad altri paesi che hanno raggiunto prima la propria unità nazionale, mentre dall’altro ha portato a un grandissimo arricchimento. Mentre molte altre nazioni hanno due o tre centri culturali noi ne abbiamo centinaia.
Forse non tutti conoscono le origini storiche di questa ricchezza e quindi quello che agli stranieri arriva è ‘come è possibile che l’Italia abbia cento grandi pittori mentre altri paesi ne hanno dieci dello stesso livello? Questo ci dà una forza nell’immaginario di altri paesi che noi dovremmo valorizzare di più”.

Come si è trovato in veste di giurato per Ceresio in giallo? Essendo anche lei un autore come si è confrontato con il lavoro di altri scrittori?

“È un’esperienza faticosa e sicuramente complessa. Bisogna leggere molti libri ed avere molta responsabilità. La scrittura e l’editoria sono cose molto più complesse di quanto si pensi. Non sono solo romanticismo, non è solo uno scrittore che lavora per conto suo, esistono anche figure esterne come l’editore e coloro che aiutano a correggere l’opera. Io sono presidente della giuria per le opere edite, quindi mi confronto con opere che spesso sono importanti e di grande qualità ma anche con case editrici che hanno lavorato ed investito e questo mi ha sempre dato un senso di grande responsabilità. Ogni volta che mi avvicino a un concorso come questo lo devo prendere con grande serietà. Per me, quindi, è stato un lavoro difficile, faticoso e complesso, ma anche e soprattutto di grandissima soddisfazione”.

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